Marcia il piede!
Andando per strada nei centri abitati, nella propria città; andando per strada con l'immaginazione sul tasto ON. Fabio Bix è un artista bresciano che ha fatto questo. Lui che è cantore di storie dalla fisiognomica reinventata ha colto la strada da una prospettiva rovescia. Il piede di Bix ha occhi e se ragiona non è per “caso”, né per “sport”. L'uomo si sposta con mezzi che sono protesi alla propria attività motoria o con i propri passi. In entrambi i casi ha un'opportunità: distaccarsi dalla stasi e lasciare che la strada entri nella sua mente con i suoi contenuti.

L'avvento dei mezzi di locomozione ha portato le persone a dedicare al cammino un territorio marginale ma sicuro: il marciapiede. Per Fabio la strada ha il suo profilo. Con i piedi l'attraversa e il marciapiede ne è il marcatore, base della sua narrazione. Fotografando le cose che il caso lascia a terra e assembla, Bix ha tratto le fila di racconti per immagini, storie a noi vicine, ma lontane per dimensione. Chinandosi con l'obiettivo del suo telefono cellulare ha catturato la prospettiva di uno dei mondi suburbani di Brescia, ma che potrebbe essere di qualsiasi altra città del mondo. Il marciapiede è luogo geometricamente infinito che accoglie ogni segno lasciato dal passaggio dell'uomo e della natura. Il selciato è il proscenio per attori modellati da inconsapevoli registi (i passanti) che dall'alto della loro postura hanno abbandonato a terra soggetti, indirizzi d'azione, posa ed emozione. La narrazione per immagini avviene attraverso le forme degli oggetti che hanno perso la funzione originaria e ne hanno assunta una inedita.

Questi scatti raccontano di emozioni che nella vita adulta l'uomo perde in purezza espressiva. L'opera di Bix le fa riemergere coi soli mezzi dell'Arte, trasformate e leggibili, perfette nel dialogo tra vita e suo “rifiuto”. Il concetto è estrapolare senza manipolare. Fabio ritrae le cose vestite di nuovo (foglie, carta, tappi ... ), cose che si reinventano su un marciapiede che perdono l'abbandono, perché hanno trovato chi le ha riconosciute per ciò che ora sono. Con lo scatto si sollevano dalla scena e volano nell'immaginario. Non v'è alcuna costruzione, ma soltanto scomposizione dell'essere adulto e del suo ruolo sociale per riacquisire la capacità definitoria della forma che appartiene all'infanzia dell'uomo, al tempo della scoperta. Da ciò che tratteggia il luogo sicuro dove camminare, si affonda nella luce di un mondo fatto di funzione capovolta, che a Bix giunge con movimento ascensionale rispetto a chi o a cosa ... su un marciapiede “cade”.