Un artista può diventare famoso e annoverato tra i Grandi del suo secolo anche per una sola opera: e la "Persistenza della Memoria" fa di Dalì uno dei più grandi e geniali artisti del '900. Acquistata dal MOMA, Museum of Modern Art, oggi la più prestigiosa Galleria del mondo, che aveva inaugurato l'apertura il 7 novembre del 1923, nel 1932 muove i suoi primi passi quando acquisisce quest'opera. Dalí l'ha dipinta l'anno precedente ed è stata subito esposta in una retrospettiva dedicata ai Surrealisti nella Galleria Julien Levy di New York. Il MOMA se l'è aggiudicata con grande sagacia e lungimiranza, oltrechè perfetta conoscenza dell'arte: oggi quest'opera è una delle sue principali attrazioni.
Dipinta per caso, in una sera in cui Dalí non ha alcun desiderio di uscire con gli amici, a causa di un fastidioso mal di capo ed è passato distrattamente dal suo atelier, prima di andare a letto, solo e pensieroso. Osserva le sue opere sui cavalletti, quelle terminate e quelle in itinere, quando gli torna in mente il suo formaggio Camembert, che poco prima si stava sciogliendo nel piatto. Distrattamente i suoi occhi si posano sull'ultima opera a cui sta lavorando e che il fedele Bea, un ometto abbronzato, stazzonato, che aiuta Dalí in mille incombenze, soprattutto completa dipingendo ampie porzioni delle tele, quelle che l'artista non ha voglia di dipingere. Bea è molto bravo a preparare gli sfondi, a colorare i cieli e a completare le parti realistiche delle opere del pittore catalano, copiate da fotografie.
Fanno quasi sempre da sfondo un promontorio roccioso a destra, mentre a sinistra spesso si nota il mare o una landa desolata: sono i luoghi del cuore, che ritraggono fedelmente il paesaggio scarno di Port Lligat: Dalí non riesce mai a staccarsi dal luogo che più ama, alla ricerca di una sicurezza, un aggrapparsi all'infanzia, da cui non riesce a separarsi. Nello stesso tempo, esprime un senso di desolazione che gli macina dentro e che tanto spesso cerca di esorcizzare coi gesti eclatanti di eccessiva autoaffermazione, che incentivano il suo narcisismo sempre latente.
L'opera che osserva rivela un primo piano a sinistra, dove si trova un ulivo secco, a cui son stati segati i rami, dipinti a ricordo della sua fobia di castrazione. Soffermando lo sguardo sull'opera gli viene spontaneo immaginare un molle orologio, appeso al ramo segato, che si sta sciogliendo come il Camembert osservato poco prima, appoggiato al ramo dell'ulivo. Con foga si accinge a dipingerlo e non soddisfatto dipinge altri orologi, che si ripiegano prendendo la forma degli oggetti su cui posano, a mo' di formaggio, anche sulla sua famosa forma biomorfa, senza bocca, con le lunghe ciglia chiuse, che tanto spesso compare nelle opere di quel periodo, il suo alterego, il masturbatore, il personaggio turbato, ma estremamente creativo che lo rappresenta. In primo piano, a sinistra, compare l'ultimo orologio dipinto, che questa volta mantiene la sua forma, ma è appoggiato dalla parte opposta al quadrante: è divorato dalle formiche, che sono tra le sue ossessioni, insieme alle cavallette.
La dimensione della genialità del suo capolavoro è che è riuscito a rappresentare un'ossessione che tormenta la mente, il terrore del tempo che passa, riuscendo a mostrare ciò che è impossibile descrivere, lo scorrere del tempo, tanto reale, ma impossibile da simboleggiare, perchè nel momento in cui lo si vive, il tempo è già trascorso. Ma in fondo ciò che Dalí ci vuole comunicare è che non tutto può essere calcolato e monitorato tecnicamente, perchè contano molto di più le emozioni, le sensazioni, le paure e le angosce: esiste il terrore del tempo che se ne va: si può solo contare sul presente, sul qui ed ora, inafferrabile.
Va osservata nell'opera la mosca adagiata su uno degli orologi che ci ricorda come il tempo impudridisca, così come si liquefà, cancellando i ricordi, modificandoli a nostro piacimento, palpeggiandoli come cremoso Camembert...
Basterebbe quest'opera per fare di Dalí un grande e geniale artista! Egli ha disegnato e dipinto da sempre, le sue opere prime risalgono all'infanzia. La sua personalità istrionica e narcisista si rivela ben presto alla famiglia ed il terribile padre, che non riesce a domare quel figlio, è costretto a riconoscerne la personalità artistica. E quando finalmente il ragazzo si può muovere nel mondo dell'arte, all'Accademia di Belle Arti di Madrid, anche se è solo un sedicenne provinciale che arriva da luoghi lontani ed isolati, riesce subito a farsi notare con gli atteggiamenti e con l'abbigliamento: il "parlate di me, anche male, purchè ne parliate" di Andy Warhol è stato attuato mezzo secolo prima di lui.
Dalì conosce il proprio valore, i suoi maestri sono i grandi del passato, che non si stanca mai di studiare al Prado. E si interessa delle novità fuori della Spagna, che fin da allora sente troppo retriva per le sue grandi ambizioni. La sfida ai suoi professori, che non ritiene all'altezza di giudicarlo, lo spregio di rifiutare di farsi giudicare da loro negli esami, il mettersi a capo degli artisti ribelli al vecchiume accademico, la dicono lunga sulla grande considerazione che ha di sè. Ma in fondo è solo una reazione ad un ambiente castrante, al fatto che i genitori gli hanno fatto credere di essere la reicarnazione del fratellino morto.
Nella sua mente giganteggiano fantasmi che lo tormentano e l'aver letto L'intrerpretazione dei sogni di Sigmund Freud, è la luce nelle tenebre, perchè finalmente ravvisa la possibilità di liberarsi dei suoi fantasmi che lo rendono irrequieto, che gli fanno usare droghe, bere alcol, per i momenti di rilassamento dalle sue turbe. A queste si aggiunge l'abitudine ad una masturbazione così ossessiva che lo porta al limite dell'autodistruzione. Solo una donna, Gala, che è più grande di lui di 11 anni, già navigata, sposata ad un poeta, che è stato il suo grande amore da adolescente, ma che ben presto tradisce, anche con menage à trois, insieme al pittore Max Ernst, riesce a placare i suoi turbamenti. Gala è colpita da questo giovane talentuoso, ma incapace di gestire le proprie pulsioni: lo dirige, lo guida, fa di lui un grande artista, come aveva fatto col primo marito, Paul Eluard, da cui ha avuto una figlia, che non ha esitato ad abbandonare.
Tra di loro esiste una sessualità deviata, ma appagante, anche se ben presto Gala inizia a dirottare i suoi desideri sessuali su giovani aspiranti artisti, di cui si attornierà tutta la vita, assecondando anche la pulsione di voyeur di Dalí, che accetta con grande liberalità ogni cosa, dichiarandosi impotente. I due rimarranno insieme tutta la vita, si sposeranno anche, nel 1934: Gala non è solo sua moglie, la modella preferita, ma anche la sua manager e imprenditrice, sua madre, la sua cuoca, la segretaria, l'autista e, se necessario, anche la sua infermiera. Dalí desidera compiacerla in tutto, cercando in tutti i modi di non renderla infelice: il suo desiderio è di essere lo schiavo di questa donna e asseconda ogni suo desiderio. La sua infatuazione per lei arriva al punto di voler diventare un cannibale per cibarsi di lei: secondo lui è una dimostrazione d'amore. Gala dal canto suo non perde mai l'occasione per esaltare la genialità di Dalí: per lei è l'unico a saper dipingere, ad avere talento, crede in lui in modo sorprendente.
Dalí, alla morte di lei, nonostante ora abbia accanto "muse" giovani e belle come Amanda Lear, non riesce a ritrovare la volontà di vivere, tenta più volte il suicidio, anche col fuoco. Come corollario a questa grande passione c'è una vita di successi sempre più internazionali e tanti guadagni, a New York è sempre al centro di una "cascata di assegni", non per altro Breton, l'ispiratore del Surrealismo, lo chiama "avida dollars". Dalí ha bisogno di molto denaro per potersi permettere ogni capriccio e una corte attorno che lo omaggia per ottene i vantaggi della sua celebrità. Ad un certo punto regalerà a Gala un castello, dove lei va a vivere attorniandosi dei suoi giovani, mentre Dalí per visitarla deve attendere l'invito.
Il Surrealismo è stato per Dalí il modo di liberarsi dei suoi fantasmi, che già ha indagato nelle pagine di Freud, che con le ricerche sul subconscio disturbante ha cercato di insegnare agli esseri tormentati come liberarsene attraverso i lapsus, le liste casuali di nomi, l'ipnosi, la psicanalisi. Dalí, pieno di ossessioni fin dall'infanzia, fa tesoro delle scoperte di Freud, ma va anche oltre, perchè scopre che può liberarsene dipingendole. E allora presta la sua bravura di grande artista e disegnatore al suo subconscio che, attraverso una creatività illimitata, arriva ad estrinsecare ciò che più lo perseguita. Dalí è sincero e autentico, perciò chi osserva le sue opere ne è colpito perchè questo è un problema universale, che assilla un po' tutti.
Così le sue opere vengono accettate anche nella loro stranezza, affascinano e coinvolgono l'osservatore e anche i suoi mecenati, che lo arricchiscono sempre più. Purtroppo la sete di denaro ad un certo punto lo fa andare oltre le righe e le sue opere sono di cattivo gusto: ma ormai lui è Salvador Dalí, il "genio" come si è sempre definito lui.
Salvador Dalí è un artista complesso, contradditorio, presuntuoso, indisponente, con atteggiamenti decisamente antisociali, ma che nello stesso tempo ricerca un pubblico attorno a sè, sempre disposto ad osannarlo, non accorgendosi, o fingendo, che sono parassiti, finte vergini, finti principi, finti milionari: per lui conta la quantità di persone attorno, per sentirsi come il Re Sole attorniato dai sudditi. Di tutti questi adora le esagerazioni, gode che gli mentano e tutti ne approfittano a cuor leggero. Di lui non si capisce mai se è sincero o solo un provocatore: vive in un mondo di finzioni superficiali, mentre in realtà è un genio che si interessa di ogni cosa, scoperte spaziali, chimica, fisica, invenzioni anche create da lui: ogni cosa lo affascina e lo spinge poi a ricrearle nelle opere che via via dipinge, sempre più famoso, sempre più ricco!
La sua fama, la sua enorme ricchezza, hanno fatto di lui un personaggio che ovunque vada si trova attorniato da cortigiani che approfittano di lui, della sua apparente ingenuità e faciloneria, a proprio favore. Il suo eloquio senza controllo gli fa dire qualsiasi cosa, le sue osservazioni gli procurano molti nemici, soprattutto tra i pittori per i quali dimostra una gelosia da infante. Partendo da Buñuel, con cui nelle prima giovinezza ha girato il cortometraggio "L'Age d'Or": non sopporta sentire elogiare i grandi del passato, disprezza Baudelaire ed il Romanticismo di Paul Verlaine, per lui le Bagnanti di Cézanne assomigliano a "sacchi di patate". L'unico artista che apprezza è Bacon, anche se solo per i colori e non per i soggetti. Inoltre ha comportamenti ipocriti: d'un tratto si atteggia a profeta della scienza che anticipa nuove scoperte, un attimo dopo procura ilarità generale con involontarie comicità e banalità. Un artista che cattura l'attenzione, anche per gli abiti sempre esagerati, ma che spesso sporca non curandosene.
Molti di questi particolari si trovano nell'autobiografia di Amanda Lear La mia vita con Dalí, in cui la famosa artista racconta episodi vissuti, con sincerità a volte disarmante, spesso sorprendente. Amanda è un personaggio ancora oggi molto discusso, nonostante lei dichiari di essere donna, esiste una documentazione che parrebbe veritiera in cui viene dimostrato che è nata maschio a Saigon e che a 19 anni si è fatta operare per diventare donna. Di lei colpiscono sia la bellezza che il fascino, anche per la sua struttura fisica nettamente androgina. D'altronde la sessualità di Dalí è alquanto ambigua, a lui piacciono i ragazzi effeminati, il suo ideale è l'Ermafrodito greco. Conosciuta Amanda, a quel tempo una modella, è attratto oltre che dal suo fisico asciutto, anche per gli atteggiamenti di vera anticonformista, che ostenta indifferenza in qualsiasi luogo lussuoso voglia portarla per impressionarla.
Amanda non prova alcun interesse sessuale per lui, ma è attratta dalla sua arte, lei stessa studentessa dell'Accademia di Belle Arti, con l'ambizione di farsi conoscere come artista. Pian piano, nei quindici anni di frequentazione, Amanda si affeziona a lui e, nonostante molti atteggiamenti che non approva, ammira la sua genialità, che emerge a tratti, nonostante lui faccia di tutto per oscurarla. In particolare fornisce ad Amanda motivo per essere disapprovato, col suo spirito contradditorio. Va notato che il loro rapporto non è mai stato mercenario: Dalí ha uno strano rapporto col denaro, lo spreca e lo ricerca, ma poi è avaro nelle cose comuni. Non fa neppure regali ad Amanda, cerca di avere con lei un rapporto di pura amicizia, convinto che se ripaga l'amicizia della giovane col denaro, lei può essere ritenuta da Gala una mantenuta.
Amanda per conservarne l'amicizia perde molte occasioni di lavoro, pur vivendo una vita precaria, incerta e vagabonda. Il loro rapporto è sempre stato ambiguo: Dalí, come non le fa regali, non l'aiuta quando è in difficoltà economiche, ma è possessivo e geloso nei suoi confronti. Tuttavia, ogni volta che la chiama a sè, Amanda accorre e gode del tempo che trascorrono insieme, affascinata dalla sua genialità, che a volte rivela involontariamente. Amanda, accanto a lui matura una personalità sempre più poliedrica, dipinge, recita, canta e alla fine trova un compagno che sposa, allontanandosi da lui e diventando sempre più famosa e conosciuta, avvantaggiata anche dalla conoscenza dell'artista.
Ma Dalí, è soprattutto un artista che, all'inizio, con una pittura tradizionale e tecnicamente perfetta, nasconde dietro ad un atteggiamento narcisistico e istrionico, quanto sia in realtà vittima dei sogni assurdi che si traformano in incubi, alimentati dalla sessualità perturbata e incerta. Nell'incontro con l'opera di Freud trova una risposta alle tante angosce. Quando viene a conoscenza delle teorie surrealiste, influenzate da quelle di Freud, che intravvedono nei sogni e nelle libere associazioni l'unico modo per scoprire nuove realtà, rivelate dall'esplorazione dell'inconscio, Dalì riesce a dare a questa corrente un nuovo impulso, nella convinzione che solo un processo cosciente può esprimere le immagini strane e violente che immagina.
Chiama questo processo critico-paranoico ed è la libera interpretazione delle forme rielaborate attraverso la immaginazione fervida. Per tutto il corso della sua esistenza ha ricercato nuove idee e nuove sperimentazioni fino ad arrivare alle ultime opere in cui c'è mescolanza di pop art, espressionismo astratto e scienza. Ma l'avidità di denaro l'ha anche portato ad eccessi, esagerati anche in lui: resta pur sempre un artista dalla creatività che sorprende, anche perchè è libera dalle costrizioni morali, religiose e logiche, per cui può spaziare nell'inconscio e nel mondo fantasmatico per trarre continui nuovi significati simbolici nelle opere.
Dall'inquietudine passa sempre più spesso all'astrazione, ma riesce anche a lasciarci opere come il “Cristo con S. Giovanni della Croce”, dipinto nel 1951: è il suo dipinto più spettacolare, dallo scorcio ardito, che spiazza lo spettatore. Mancano i simboli tradizionali, come la corona ed i chiodi, a favore di un'immagine di pura bellezza: vuole dipingere Gesù come il Dio che vuol essere. E allora aumenta l'effetto drammatico dell'immagine con un chiaroscuro che modifica i rapporti della luce e del colore e naturalmente sullo sfondo c'è sempre il paesaggio di Port Lligat. Per la figura del Cristo s'è avvalso come modello di una controfigura di Hollywood, Russ Sauders, noto per la bellezza.
Dalì riesce a sorprendere sempre, come ha sorpreso i Surrealisti non volendo aderire alle loro prese di posizione politiche, anzi dimostrando interesse per il nazismo. Il disordine apparente della sua mente paranoica è stato più una simulazione che una realtà: "La differenza tra me e un pazzo è che io non sono pazzo", ha dichiarato. Certo le sue bizzarie sono tante, eppure ha vissuto una vita come tanti, fatta di lotte, conquiste, amori e alla fine ha incontrato solitudine e dolore. Il dono della creatività è stato, per i più grandi artisti, anche la dannazione. Lo abbiamo visto in troppi tra di loro. Resta il fatto che la sua opera lo rende immortale.