Rosanna Massarenti dal 1994 è direttore di Altroconsumo e dei bimestrali collegati Soldi & Diritti, Test Salute, Hi_Test, riviste indipendenti di informazione per i consumatori. Nel 2006 ha vinto il Premiolino e nel 2013, è stata premiata come “Tecnovisionaria” da Women&Tecnologies per il continuo impegno nella diffusione di conoscenze sui bisogni e la tutela del consumatore.

Cosa si sente di raccontarci di sé (gioie e delusioni, sogni e realtà, piacere e dolore… )?

La mia è un’età in cui si è già sperimentato molto: i sogni e le attese, la fatica per raggiungerli, qualche scoramento, la soddisfazione di realizzarsi facendo qualcosa d’importante. E poi gli incontri con persone che ti allargano la mente e l’anima e la fortuna di vivere un amore totale, profondo e appagante. Bisogna vivere intensamente, però, e io l’ho fatto. Bisogna capire il valore profondo delle cose nel momento in cui stanno accadendo e quanto sono preziose le persone che accompagnano la nostra vita e fanno di noi quello che siamo. E io ho la fortuna di capirlo. Mai con approccio serioso: solarità e leggerezza del vivere sono sempre stati i miei tratti. Tutto ciò non protegge dal dolore. Con questo sto facendo i conti oggi: con perdite che stanno scombussolando il mio modo di vedere il mondo.

La sua immagine esteriore come “personaggio” pubblico e il suo sentire come persona…

Ho sempre fatto il mio lavoro di giornalista nella maniera più seria, sforzandomi di dare all’informazione il suo senso vero, anche come elemento fondamentale di democrazia. Le persone hanno diritto di sapere come stanno le cose, per poi fare liberamente quello che ritengono più opportuno per sé e per la collettività. Vale per gli acquisti, come per la politica. Non mi sento un “personaggio”, perché bado più al fare che all’apparire e rimango fedele a me stessa in tutte le situazioni. Come persona, porto nel mio lavoro il grande senso di giustizia che mi appartiene e l’empatia che ho verso le persone, riesco a mettermi nei loro panni, sono solidale con tutti quelli che, per varie ragioni, fanno fatica a vivere.

Donna e/è potere: cosa ne pensa?

Alla donna il potere in sé non interessa. Al femminile potremmo declinarlo, recuperando il senso etimologico, come la possibilità di fare le cose che si ritengono giuste, quando ci è consentito. Il problema è che dovrebbe esserci consentito molto di più. Capacità, intelligenza, senso pratico, creatività e sensibilità delle donne sono una gran risorsa non abbastanza valorizzata.

Stereotipo e realtà della donna milanese.

Lo stereotipo la vuole donna in carriera, elegante, sicura. In realtà, il sentire femminile è lo stesso un po’ dappertutto. Le donne devono lottare per affermare la propria identità e il proprio valore, nella famiglia e fuori, hanno tanti compiti da assolvere e grande senso di responsabilità, ma vogliono ritagliarsi spazi per sé, perché sono finalmente consapevoli di averne diritto.

Come rappresenterebbe il rapporto donna-uomo contemporaneo: confronto o scontro?

Oggi non si può più ragionare per schemi e forse neanche per generi. Le donne, comunque, sono più capaci di rompere le regole. Oggi, che sono più libere, hanno messo in discussione i rapporti anche all’interno della coppia: il confronto è una benedizione, lo scontro purtroppo rischia di finire in tragedia.

Sessualità, maternità, lavoro: tre fili che s’intrecciano, confliggono o si elidono?

Senz’altro s’intrecciano, perché la vita è il romanzo di tutte queste cose che si arricchiscono e completano a vicenda. E anche di molte altre, però. Dobbiamo evitare la trappola di ruotare sempre intorno agli elementi che cristallizzano la divisione dei ruoli e dei sessi. L’organizzazione sociale li ha creati e ora li deve rivedere, deve trovare un modo per rendere praticabile, per uomini e donne, un sistema di vita e di relazioni che non è più lo stesso, da molto tempo ormai.

Da quali esperienze, incontri, circostanze è germinata la sua passione per un equo e virtuoso rapporto dell’uomo con se stesso e l’ambiente?

Ho nel mio DNA l’amore per la natura e per gli animali. L’evento fatale di questi ultimi anni è stata la scoperta della campagna pugliese, con il mare vicino. Insieme a mio marito, ho acquistato un piccolo trullo con tanti ulivi e alberi da frutto. Ci vado appena posso. Mi riempio gli occhi di bellezza, i ritmi della natura mi impongono esercizi di pazienza, ricompensati da fiori e frutti, provo un grande senso di libertà, anche dalle convenzioni cittadine. Le mani nella terra, i graffi dei rovi sulle braccia, le ciliegie mangiate sull’albero richiamano sensazioni ancestrali che abbiamo dimenticato. Forse c’è poca sensibilità all’ambiente perché la natura è troppo lontana dalla nostra vita quotidiana. Così come sconosciuti sono il tempo lento e il silenzio.

“Donne e denaro” è un suo libro-guida per l’indipendenza economica della donna: a che punto siamo, oggi?

Purtroppo, siamo sempre lì. Con l’aggravante che in questi otto anni è stato fatto poco o nulla: siamo sull’orlo di una nuova crisi economica, generata dallo stesso sistema che tutti avevano giurato di cambiare. Le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, ma andranno in pensione alla stessa età (certo, la parità!), il lavoro di cura è sempre sulle loro spalle, senza un welfare degno di questo nome che le aiuti.

Ha sperimentato radio, televisione, carta stampata: quali vantaggi e svantaggi offrono questi diversi mezzi di comunicazione nella missione ecologica?

La televisione è spesso un po’ superficiale perché impone tempi veloci e lascia poco spazio ad approfondimenti, mentre è necessario capire il perché delle cose. Ma arriva a più persone, dunque rimane un mezzo efficace, da cui veicolare messaggi semplici e chiari. Lo scritto argomenta e rimane, lascia più tempo per riflettere, per ritornarci sopra. Ma, al di là del mezzo, per chi fa comunicazione è importante essere credibile, creare un rapporto di fiducia, che è proprio uno dei punti di forza di Altroconsumo, che ci permette di contare oggi su 370 mila associati, che con le loro quote sostengono il nostro lavoro.

Ci parli dell’“avventura” e delle prospettive di Altroconsumo, una rivista che, per la sua diffusione e divulgazione, rappresenta un caso unico in Italia.

Innanzitutto siamo liberi: non ospitiamo nessun tipo di pubblicità, non rappresentiamo alcun interesse, se non quello dei cittadini. Poi perché facciamo un gran lavoro di squadra – giornalisti accanto a ingegneri, alimentaristi, medici, giuristi, analisti di mercato, economisti – per unire competenze tecniche e capacità di comunicare in modo efficace. Lavoriamo per stare al passo con i tempi, anzi per anticiparli, pronti a dare informazione nel momento in cui serve. Altroconsumo non è solo un giornale, è un’organizzazione complessa che, oltre alle riviste, offre consulenze e servizi e rappresenta i cittadini nelle sedi istituzionali.

Con Altroconsumo avete portato avanti coraggiose e fruttuose battaglie contro grossi colossi e centri di potere: quali sono state le vostre armi vincenti?

Altroconsumo produce l’informazione che pubblica: test e inchieste sul campo ci permettono di fare un’analisi obiettiva della realtà, basata su fatti concreti, come analisi di laboratorio, prove tecniche affidate a esperti indipendenti, analisi dei contratti, rilevazione dei prezzi. Dunque possiamo denunciare, prove alla mano, comportamenti scorretti, prodotti poco sicuri, contratti iniqui, inganni, cartelli… Negli anni abbiamo dimostrato competenza e guadagnato autorevolezza, qualità che ci consentono di essere interlocutori affidabili per rappresentare gli interessi dei cittadini, anche contro potenti lobby.

Di “biologico” si è molto discusso sulle sue riviste… e di diete, veganesimo, vegetarianismo, ecc.: non c’è il rischio che l’ortoressia, se vissuta in eccesso e senza un’adeguata informazione, possa creare consuetudini alimentari inadeguate?

Il tema dell’informazione alimentare, in tutti i suoi aspetti, è da sempre una priorità di Altroconsumo. L’approccio è scientifico e attento criticamente alle continue proposte del mercato, che crea la domanda, e magari qualche ansia, per lanciare nuovi prodotti. Parlare di cibo è molto difficile, perché si toccano corde profonde, valori, paure legate al proprio corpo. Il nostro obiettivo è alzare la soglia critica, aiutare le persone a vedere le cose nella loro complessità e a capire gli interessi che spingono certi mercati. Le scelte alimentari oggi sono spesso guidate da mode, diete strampalate o adesioni ideologiche e fideistiche (bio e vegan ne sono un esempio), che finiscono per diventare delle vere ossessioni. Si finisce per escludere via via alimenti fondamentali per una dieta equilibrata, con rischio di scivolare in disturbi alimentari anche seri.

Come interpreta l’approccio delle istituzioni e dei cittadini milanesi verso i problemi ambientali?

Non ne ho una conoscenza approfondita. Ma anche iniziative molto palesi, come limitare il traffico in centro e mettere a disposizione bici e auto in sharing, mi sembrano sacrosante, visto che il maggiore problema della città è l’inquinamento dell’aria. Bisogna avere il coraggio di essere anche impopolari: molti milanesi si lamentano dei danni dello smog nelle emergenze, ma poi non vogliono l’area C.

Quali sono gli spazi verdi di Milano da scoprire o riscoprire per conciliarsi con la città?

Solo da poco ho scoperto quanto Milano sia davvero bella, oltre che ricca di iniziative culturali, che invece seguo da sempre. Io uso solo la bicicletta per i miei spostamenti in città e quando posso attraverso i parchi. Il Naviglio della Martesana non è “di strada” nei miei percorsi, ma mi piace moltissimo la pista ciclabile lungo il canale, con gli orti, i giardini e un’idea di campagna in mezzo alla città.

Se dovesse riflettere sulla sua attività, che cosa le ha dato più soddisfazione e in che cosa vorrebbe impegnarsi per il futuro?

La più grande soddisfazione è il positivo riscontro dei lettori, che capiscono il valore e l’utilità del nostro lavoro e sono le battaglie vinte per affermare dei diritti. Per quanto riguarda il futuro, vorrei pensare che possa essere migliore di come si sta prefigurando. E che tutti ci ricordassimo che sta anche a noi fare quello di cui siamo capaci per immaginarne e realizzarne uno migliore. Io ci sono.