Sole e la luna si oscurano
e le stelle perdono lo splendore.
Il Signore ruggisce da Sion
e da Gerusalemme fa sentire
la sua voce; tremano i cieli e la terra(Libro di Gioele)
Oggi in tempi di “guerre e rumori di guerre” (Mt.24,6) e anche per via del progetto sionista di riedificazione del Terzo Tempio sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme parte della massa occidentale è turbata e spaventata del prossimo futuro nonché attratta dei temi profetici e apocalittici, pur senza avere di solito gli strumenti culturali e l’abitudine alla lettura delle profezie bibliche e neotestamentari.
Rileggendo tutte le fonti pubblicate in tre volumi dalla Fondazione Valla ho provato ad affrontare il tema più morbosamente scottante (anche se non è il più importante, spiritualmente): in quale fase della narrazione apocalittica giovannea ci troviamo oggi? È il tema più difficile perché il testo dell’Apocalisse di Giovanni presenta più fattori che confondono la linea progressiva del decorso temporale: i racconti celesti, le visioni allegoriche, le anticipazioni (es: il racconto della caduta di Babilonia e la visione dei martiri dell’anti-Cristo), le posticipazioni e le risonanze interne. In altre parole non è facile capire se la visione ci stia parlando di eventi che accadono in Cielo o in terra oppure quale evento sia narrativamente unico e quale sia narrato più volte, come già aveva notato Vittorino di Petovio.
Detto questo abbiamo però la struttura dei settenari che appare centrale nella visione e il fatto che ciascun settenario (lettere, sigilli, trombe, coppe) si articoli appunto in una successione lineare di sette scenari ciascuna. Anche se ritengo che ciascuno di questi sette tempi sia cumulativo (ogni tempo successivo si aggiunge al precedente, senza eliminarlo) devo però dire che non possiamo non considerare ogni settenario quale linea temporale progressiva, anche se ciascun settenario appare concatenato al precedente e incluso nell’ultimo: il settimo sigillo contiene in sé le sette trombe e la settima tromba include in sé stessa le sette coppe.
Questa inclusione da conto dello scarto fra tempi celesti e tempi terrestri: ogni evento prima viene visto e anticipato in Cielo e poi accade sulla terra. Prima si annunzia il crollo di Babilonia e solo dopo accade sulla terra la sua sconfitta. C’è un lasso di tempo fra azione celeste e sua manifestazione terrena. La luce stessa ha un tempo di movimento, no?
La domanda più precisa che possiamo farci è la seguente: siamo già nel tempo dell’Anti-Cristo finale? Per rispondere a questa difficile domanda occorre fare due cose: elencare i passi giovannei dove si parla delle forze del male e considerare il testo profetico quando “profetizza sui tempi”.
Le epifanie del male nell’Apocalisse sono le seguenti: 1. Il male nelle sette lettere. 2. Il secondo e il quarto sigillo (guerra e morte su parte della terra). 3. Il quinto sigillo: il tempo dei martiri; la visione dei martiri uccisi dall’Anti-Cristo (Ap.7,14-15). 4. La quinta tromba, che indica i demoni e il loro capo liberati dagli inferi e vaganti sulla terra (Ap.9.1.2.11). 5. L’assalto dei popoli pagani che calpestano l’atrio del Tempio di Dio (Ap.11,3-10). 6. “la bestia che sale dall’abisso” (Ap.11,7). 7. Il dragone che perseguita la Donna (la Chiesa) e i cristiani fedeli (capitolo 12). 8. La bestia che sale dal mare (Ap.13.1). 9. La bestia che sale dalla terra (Ap. 13,11-18). 10. Babilonia quale potenza che corrompe le anime (Ap.14,8; 17,2-5; 18.2-8). 11. La bestia scarlatta su cui è seduta la Prostituta (Ap.17.8-14). 12. L’esercito di Gog e Magog (Ap.20,7-10).
Riassunta questa fenomenologia del male occorre metterla in rapporto con la triplice scansione temporale indicata nel capitolo dodici: “quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente” (Ap.12, 17). Cosa sono questi “tempi” (kairos): uno singolo, alcuni plurali e uno a metà? Alcune antiche interpretazioni li hanno ridotti ad anni: un anno, due anni e mezzo anno, per conformali forzatamente ad altri passi giovannei che riguardano il tempo del massimo dominio mondiale dell’Anti-Cristo finale: tre anni e mezzo (Ap. 11,2; 11,11; 13,5). Ma i tempi di cui parla il capitolo dodici sono i tempi di tutta la storia umana.
Proviamo a qualificarli in modo più preciso. Per farlo occorre ricordare il contesto di questo capitolo: il protagonista è il diavolo, non l’Anti-Cristo. Il diavolo quale spirito ribelle a Dio che viene scacciato dall’alto dei Cieli e che quindi si volge a perseguitare la Donna (la Chiesa) e i cristiani fedeli: “coloro che osservano i comandamenti e possiedono la testimonianza di Gesù” (Ap.12, 17). Si tratta quindi di un contesto escatologico globale, cosmico, che abbraccia tutti i tempi della storia della salvezza, da Cristo in poi. Il “tempo” quindi è quello della Chiesa, che sempre, più o meno, viene attaccata nella storia dal diavolo quale potenza metafisica avversa.
Questo “tempo” viene descritto in modo più analitico nelle sette lettere alle Chiese dove si elencano tutti i mali che affliggono la Chiesa: i falsi apostoli, il giudaismo anti-cristiano, i Nicolaiti (le eresie), la potenza degli idoli (il “trono di satana”), “Iezabele” (cioè Babilonia quale potenza mondana corruttrice), i vizi umani dell’indifferenza, infedeltà e tiepidezza. Questo tempo è lo stesso tempo dei martiri che gridano a Dio nel quinto sigillo e culminerà nella grande persecuzione dell’ultimo Anti-Cristo. Il “deserto” della “Donna riparata dalle ali dell’Aquila” indica i mondi interiori dell’anima cristiana per la quale il mondo con il suo peccato dovrebbe essere come un deserto, cioè morto, e la sua stessa anima dovrebbe farsi deserto per poter incontrare lo Spirito di Dio.
Nel “deserto” Cristo si raccoglieva in preghiera, cioè nella solitudine, in disparte, ci ricordano i Vangeli. Non a caso questo “tempo” viene visualizzato anche dall’immagine del drago (il diavolo) che “si ferma sulla spiaggia del mare” (Ap. 12,18). Non si tratta quindi del tempo né della “bestia che sale dall’abisso” né delle “bestie” che “salgono dal mare” (i popoli anti-cristiani) o “dalla terra” (gli apostati-eretici). “I tempi” invece sono i tempi dello scatenarsi delle forze anti-cristiche: i pagani che calpestano “l’atrio” del Tempio, cioè Gerusalemme, dove saranno poi uccisi i due Testimoni dall’Anti-Cristo.
Se si studiano le fonti antiche si nota come una delle pre-condizioni per l’avvento dell’Anti-Cristo è l’apostasia ma tutta una serie di antichi teologi non considera questo termine come indice dell’abbandono della fede cristiana da parte dei popoli battezzati ma lo intende quale apostasia-separazione dei regni-popoli dall’Impero Romano (Ambrogio, Ugo Ripelino, Alessandro Minorita). Oggi almeno due potenze si richiamano all’antica Roma: gli Usa e la Russia. Quindi non siamo ancora nell’apostasia che precede l’imminente arrivo dell’ultimo Anti-Cristo. Non solo: Ireneo di Lione assimila le dieci dita della statua idolatrica di Nabucodonosor nella profezia di Daniele ai dieci re che saranno alleati con l’Anti-Cristo nei tre anni e mezzo del suo dominio mondiale incontrastato. Dove sono oggi questi dieci re, indicati anche da Tertulliano quali separati dall’Impero Romano?
Più attuale e inquietante il segno della riedificazione del Tempio di Gerusalemme e del Regno di Israele, indicato da molti teologi antichi quale opera connotativa dell’Anti-Cristo finale che i giudei accoglieranno come il loro Messia (Isidoro di Siviglia, Aimone di Auxerre, Beato di Liebana, Adsone di Montier, Gerhoch di Reichersberg, Enrico di Harclay e molti altri). Ne parla anche Ippolito il quale addirittura parla delle dieci dita dell’idolo di Nabucodonosor quali indicazioni di “dieci democrazie”. Ma anche fossero democrazie dove sono oggi dieci democrazie che non c’entrano nulla con l’Impero Romano e che sono potenti e anti-cristiane? Oltre a ciò siccome l’Anti-Cristo finale sarà una parodia di Cristo e imiterà l’opera di Cristo presentandosi come Dio, allora restaurerà anche l’Impero Romano, in quanto i dieci re si sottometteranno al suo dominio, ricostituendo così l’integrità imperiale. Vediamo oggi segni di un ritorno all’Impero Romano? Non mi sembra.
Da dove viene poi l’Anti-Cristo? Per Lattanzio sono due: uno verrò dall’estremo settentrione, l’altro dalla Siria; ecco le due “bestie”. E dove sono oggi i grandi santi che resisteranno all’Anti-Cristo? Dove sono Enoch ed Elia (o Elia e Mosè secondo Gioacchino da Fiore o San Pietro e San Paolo) che predicano nel mondo denunciando gli inganni dell’Anti-Cristo? Dove è il Sesto Sigillo con i grandi segni celesti e terrestri e il terribile terremoto in tutto il mondo?
Proviamo a ricostruire i tempi che mancano prima di quelli ultimi. Premettiamo però che “ultimi tempi” non significa la fine del mondo ma invece la fine del paganesimo e dell’idolatria. Quelli che sono tempi ultimi per le forze anti-cristiane saranno invece l’inizio del “Regno dei santi” millenario previsto da Giovanni sulla terra una volta distrutta da Dio Babilonia e precipitati negli inferi i due Anti-Cristi finali (Ap. 20,4). Solo dopo quel Regno verranno Gog e Magog guidati da satana ma dureranno poco (“metà del tempo”). Prima dovrà quindi aprirsi il Sesto Sigillo annunziato da terribili segni nei cieli e sulla terra e dal terremoto mondiale; poi viene il “tempo della segnatura degli eletti” (tempo di pace) e infine il tempo del Settimo Sigillo: cioè “mezz’ora” di silenzio ovverossia poco più di quarant’anni di vera pace e armonia in tutto il mondo.
Infine dovranno compiersi le profezie sull’ultimo “Re-Imperatore dei Franchi” che vincerà le forze anti-cristiane, e regnerà su tutta l’area dell’Impero Romano, Gerusalemme compresa (Adsone di Montier). Come infatti Cristo è nato nell’Impero Romano, durante un periodo di pace, così anche l’Anti-Cristo nascerà mentre sarà ricostituito il Sacro Romano Impero e mentre ci sarà un periodo di pace. A questa fase si applicheranno le parole profetiche di San Paolo nella prima lettera di Tessalonicesi: “quando tutti diranno pace e sicurezza allora verrà su di loro la rovina” (cioè: l’Anti-Cristo). Altri autori confermano: solo dopo la distruzione dell’Islam da parte dell’ultimo Imperatore cristiano verrà l’ultima religione, cioè quella magica-demonica dell’Anti-Cristo.
Che poi il Sesto Sigillo debba precedere l’arrivo dell’Anti-Cristo ce lo confermano le profezie di Gioele e di Malachia i quali mostrano i suoi segni come tempo “prima che venga il Giorno del Signore”, che è il tempo del glorioso ritorno di Cristo dal Cielo, quando sconfiggerà l’Anti-Cristo. Lo stesso Vangelo ci dice che i tempi ultimi non si compiranno se prima Gerusalemme non sarà calpestata dalle nazioni (Luc.21,23-24). La profezia di Gesù sull’assedio a Gerusalemme è sempre stata interpretata in modo erroneo, riduttivo e storicistico come riferentesi all’assedio romano che portò poi all’incendio del Tempio. Ma non penso sia una corretta lettura. Il passo evangelico parla infatti di “eserciti” e non di un esercito solo: ὑπὸ ⸀στρατοπέδων (Luc.21.20). Deve quindi trattarsi di una profezia non ancora compiuta.
Giovanni di Parigi invece connette la profezia dei pagani che calpestano l’atrio del Tempio (la bestia dal mare?) all’attacco dell’Islam che devasterà l’Europa meridionale, conquistandola e così ritiene anche Ruggero Bacone e Pietro D’Ailly. Ma prima dell’arrivo dell’Anti-Cristo l’Islam sarà scomparso. Vi sembra oggi scomparso?
Da questo breve ma intenso excursus si evince dalle profezie come il tempo dell’Anti-Cristo dominatore del mondo sia ancora lontano, o, almeno, dovrebbero accadere ancora molti eventi grandiosi ed epocali prima della sua manifestazione. Specialmente: il tempo della segnatura degli eletti (Ap.7,1-8), il tempo di pace del Settimo Sigillo (Ap.8.1-4) che sembrano entrambi risuonare con il “periodo di pace” promesso a Fatima, oltre alla potente predicazione dei due Testimoni (Ap.11.3). Senza questi accadimenti non potrebbero sorgere neppure quei grandi santi cristiani che potranno resistere, numerosi, all’Impostore. Grandi santi che ancora non ne vediamo, neppure all’orizzonte! Altra pre-condizione: la realizzazione della quinta tromba cioè la liberazione di satana e di tutti i demoni dall’inferno (Ap.9.1-11). Senza questa liberazione temporanea permessa dal Cielo i demoni non potrebbero dare all’Anti-Cristo quei poteri magici che permetteranno all’Impostore di ingannare molti e di dominare sul mondo, seppure per un brevissimo momento.