San Gennaro è conosciuto in tutto il mondo per essere il patrono della città di Napoli e per il miracolo della liquefazione del suo sangue. L’evento si ripete per ben tre volte l’anno: primo sabato di maggio; 19 settembre; 16 dicembre. La liquefazione del sangue viene vista come un segno di buon auspicio e di protezione per il popolo partenopeo e se non avviene o avviene in ritardo viene tradotto come un malaugurio.
Il miracolo del sangue viene visto da migliaia di fedeli, seguito in diretta prima dal popolo napoletano e poi da tutto il resto del mondo. Molti studiosi hanno tentato di dimostrare la presenza di un trucco dietro la liquefazione ma in una dichiarazione dell’abate Vincenzo De Gregorio, che ha assistito per molti anni al miracolo, si evince che il comportamento del sangue non è prevedibile: alcune volte si liquefa subito, altre è liquefatto all’uscita dalla cassaforte e altre ancora nonostante la sufficiente agitazione non ci sono risposte.
Nato a Benevento nel III secolo, divenne vescovo del capoluogo sannita già a trent’anni, era amato e rispettato da tutta la popolazione. Non ci sono certezze storiche sulla sua nascita, ma a Benevento si dice ci sia presente la sua casa natia anche se non pienamente riconosciuta a causa nelle poche notizie. Il luogo della nascita è incerto ma il luogo in cui avvenne il martirio è confermato dalle diverse notizie storiche. Del martirio sono state date diverse versioni ma di sicuro tutte confermano la sua fede incrollabile che ha donato fiducia ai cristiani.
Sono diversi i libri che citano la contesa storica e religiosa che riguarda le reliquie del patrono di Napoli. Si racconta che il desiderio dei beneventani di riportare in città le spoglie del Santo risalga addirittura alla sua morte, quando Cisio un nobile beneventano, anche se pagano, inviò persone fidate a prendere i corpi dei santi martirizzati, Festo e Desiderio, promettendo di battezzarsi in caso in cui avesse avuto, per intercessione dei santi, dei figli e quindi ricevere il battesimo con tutta la famiglia. Il corpo di san Gennaro era già stato traslato in un’incerta località dell’agro Marciano nei pressi di Fuorigrotta. Cisio riuscì ad ottenere solo i corpi di san Festo e di san Desiderio.
Dopo alcuni anni, Cisio ebbe figli e si battezzò e ricordando il voto fatto fece costruire una chiesa in onore dei due santi martiri dove oggi c’è il tempio di Santa Lucia lungo via San Lorenzo.
Risultano altri tentativi di riportate le reliquie di San Gennaro a Benevento anche nel 581 con Zattone, nel 592 con Arechi II infine nel 599 da Gotescalco. Le spoglie del Santo lasciarono Pozzuoli solo agli inizi del VII secolo quando Stefano II riuscì a portarli nella chiesa di Santa Stefania di Napoli.
Anche se non abbiamo certezza del luogo della nascita di San Gennaro sappiamo con certezza che è stato vescovo dal 272 al 305 della città di Benevento e sicuramente ha vissuto parte della sua vita nel capoluogo sannita e già questo giustifica la presenza di una casa a lui dedicata. Le strutture però non risultano antiche ma frutto di continue manomissioni. Ancora oggi nei pressi della cattedrale c’è quello che viene chiamato l’Arco di san Gennaro ed è lì che viene individuata la casa sannita del santo. L’arco è sopravvissuto ai bombardamenti subiti dalla città durante la Seconda guerra mondiale e resta una grande testimonianza della devozione dei sanniti al Santo patrono di Napoli.
Sotto l’arco è presente il quadro voluto da papa Orsini nel Settecento per ricordare la sacralità del luogo. Nel quadro è raffigurato san Gennaro che con una mano lascia ai piedi della Madonna il pastorale e con l’altra regge il Vangelo come simbolo di devozione. Questo quadro lascia capire l’adorazione del santo verso la Vergine che gli si affida senza remore.
Questo luogo è nascosto e forse sconosciuto a molti beneventani che non immaginano il vero valore della propria città. Basterebbe un po' di impegno per far sì che questi piccoli tesori vengano conosciuti e riconosciuti dalla propria comunità che ha il dovere e il diritto di fruire delle cose che gli appartengono.
Altro luogo beneventano dedicato al Santo è la cappella che si trova all’interno della chiesa dell’Annunziata. Anche questa venne costruita per volere di papa Orsini nella metà del XVIII secolo, è rivestita completamente da marmi policromi o lavorati a commesso, cioè, intagliati su misura per creare immagini o disegni. Il restauro che ha interessato la cappella ha consentito uno studio approfondito e la possibilità di attribuire la progettazione a Filippo Raguzzini.
La cappella è progettata con un effetto prospettico che crea l’illusione che sia più profonda di quello che è realmente infatti sfrutta al meglio lo spazio a disposizione. L’altare viene affiancato dalle colonne binate che reggono un timpano spezzato di colore bianco e attorniato da decorazioni marmoree che arriva fino alla volta con una disegni che si alternano tra linee curve e rettilinee ed è scandita da linee dorate. L’arco di trionfo funge da facciata esterna ed è decorato da due colonne binate che reggono puttini. Al centro dell’arco è presente il ritratto di papa Benedetto XIII sormontato da putti che innalzano le insegne papali.
La presenza del Santo a Benevento ha portato delle ricchezze che dovrebbero essere portate all’attenzione. Non per rivendicare qualcosa ma per far sapere che in una piccola città sono custoditi pezzi di storia inestimabile e che come un filo conduttore ci regala una vista completa di quello che è stata in passato. Sicuramente il legame con la città di Napoli è molto stretto e profondo, quando si gira per la città partenopea si sente la presenza e l’amore che il popolo sente verso una figura che oserei dire paterna. Sembra che la sua presenza sia quella di un padre amorevole che ama i suoi figli ed è sempre lì a sostenerli e a proteggerli.
Non mancano però le parodie fatte verso il Santo e questo rende ancor più visibile come San Gennaro non si un riferimento solo per gli uomini di dichiarata fede ma anche per chi sa che Lui lo proteggerà senza chiedere niente in cambio.
Non credo ci siano bisogno di una disputa, San Gennaro è il partono di Napoli ma vedendo la sua immensa bontà e il suo grande cuore sono sicura che ogni tanto riesca a dare una sbirciatina e un aiutino anche a noi piccoli beneventani.
Bibliografia
L. De Maria, La Storia del Santo.
F. Grassi, I Pastori della Cattedra Beneventana, Benevento, Auxiliatrix, 1969.
P. A. Bellucci, La prima sepoltura di San Gennaro, Topografia Unione, Napoli, 1931.
R. Fausti, GENNARO, Santo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
Articolo su Focus: La scienza del sangue di San Gennaro, 2020.















