Oggi è domenica 5 ottobre e piove.

Nel mio albero sono maggiori gli spazi color ocra rispetto a quelli verdi; anche lui sta cambiando pelle e posso riprendere e finire il disegno che ormai da un anno risiede per pura protezione sotto questi quotidiani.

Incontro le mie figlie e i mie* nipot* il sabato o la domenica rigorosamente a pranzo. Sono io che organizzo e invito perché, a parte Marcella, è l'unica mia possibilità per incontrarli. Il mio affetto per loro è diffuso, si allarga e si diffonde in queste giornate fatte di solitudini volute. Si, mi sono allontanata, ma non da loro. Anzi, per vederl* organizzo questi pranzi che sorvolano la superficie degli eventi e neanche si avvicinano al desiderio di comprendere le loro vite. Vorrei sapere, consigliare, partecipare, invece sono ormai troppo lontana. Ma sono una che si accontenta -abbastanza. A questo punto vorrei uscire una sera a cena con un* nipot* o una figlia alla volta. Un incontro a due. Parlare liberamente. Anche dell’inutile, ecco, vorrei conoscere le persone che amo e con cui ho condiviso la vita per lungo tempo. Ma è un desiderio che, da qualche parte, me lo devo essere giocato. Quindi, come ho già detto, mi accontento e così ci incontriamo a pranzo o a cena però esclusivamente per i nostri compleanni estivi.

Mi accontento di vederli anche se, con il cibo, ultimamente ho problemi enormi e inoltre ognuno di noi segue diete differenti.
In questo momento mi fumerei una sigaretta.
Oggi eravamo solo in tre, e ognuno ha mangiato una cosa diversa: Marcella pesce, Manlio maccheroni con verdure e io una vellutata.
Ieri, eravamo in cinque e sempre per lo stesso motivo mi sono seduta a tavola quando Marcella, Valentina, Allegra e Manlio avevano già finito di pranzare.

E regolarmente mi innervosisco.
La conversazione, nonostante me, se ne va tranquilla nei luoghi conosciuti, ma io sono già molto agitata. Vorrei parlare soprattutto con Allegra che è seduta qui vicino a me. Desidererei conoscere i suoi pensieri, vorrei seguirla negli studi come ho fatto con Federico e Natalia. Pur essendo così lontana nel tempo ricorda la mia adolescenza. Frequenta l’associazione scout, è brava a giocare a tennis, preferisce stare a Ravenna perché qui ci sono le amiche, gli amici e quei negozi “nuovi” frequentati da ragazzin*. Non disegna e non dipinge più con quella passione totale di quando era bambina. Ma quando riprende i colori in mano continua a creare, come nell’ultimo disegno, un gatto stupendo; penso che ritornerà ad usare matite e colori speciali perché Allegra è un’artista. So anche che a scuola non tutto è chiaro proprio come accadeva a me alla sua età. Si, la mia mente e la mia curiosità sono tutte per lei.

Non è esatto.
E Natalia dove la metto? È la prima nipote e la mia vita con la sua nascita cambiò direzione. Il mio sguardo, la mia attenzione fu tutta per lei. Pretendeva un’attenzione assoluta. E per adattarsi alla nuova vita chiedeva collaborazione. Ritornò il piacere anche fisico di abbracciare una bimba, di guardare insieme il mare, gli alberi della pineta e di sera la strada della luna nell’acqua e le stelle. Natalia a chi incontrava offriva sempre ciò che stava mangiando. Un’infanzia dorata, con qualche caduta, come quel sasso nel giorno del suo compleanno - il bambino prese bene la mira- che la colpì con un taglio netto in una caviglia. Ho scritto quaderni interi per raccontare la sua età dell’oro. Di quei tempi ha mantenuto la simpatia, la passione per le amiche di sempre, l’andamento regale, la generosità e la passione per la terra. Poco tempo fa, piantando alberi, ha reso fertili deserti africani. Fino a poco tempo fa creava un disordine leggendario che ora miracolosamente ha domato, forse per merito di Alessio, suo attuale compagno.

E Federico, dove metto anche lui? È il mio ragazzo impegnato a rincorrere la perfezione, il gran lettore di sempre, colui che metterà in ordine il mio lavoro, spero. Per ora è il mio correttore di bozze e sicuramente scrive anche lui. Segue corsi, dà esami, esclusivamente per raggiungere -sempre- anche qui una perfezione del tutto personale. Godibile solo a lui. Oltre a bellezza, sensibilità e perfezione d’intenti, emana una sua luce che chi gli sta vicino avverte. Stare insieme a Federico è una specie di sollievo dell’anima.

Fin quando ho potuto li ho coinvolti nelle mie Azioni. Poi ho perduto soprattutto Natalia, Federico nonostante sia sempre impegnato - soprattutto nella lettura- c’è.

Poi c’è la loro madre Valentina; ho già scritto la sua canzone e la riporterò qui, alla fine del racconto. Fragile, sempre pronta al sacrificio pur di creare, intorno a sé gentilezza e bellezza. È amata dalla maggioranza dei suoi student*, ma la burocrazia della scuola in sfavore della didattica l’ha stancata e sogna la pensione, nonostante sia molto affezionata agli e alle studenti. Nei suoi sogni c’è una bancarella al mercato del mercoledì e del sabato che chiamerebbe “Lino, cotone”. Dice che dovevo capire la sua vocazione; la professione della stilista. In effetti ha abbandonato i negozi di abbigliamento e trova nelle bancarelle abiti, maglie, magliette, gonne che non devono superare mai 5€. Addosso a lei sono capolavori di eleganza.

E c’è Marcella che per sensibilità, intelligenza, generosità per tutto il creato -umani e non- viene subito dopo o insieme a Teresa di Calcutta, a San Francesco e poch* altr. Qui a Ravenna, la sua Palestina. Si prende cura del doppio di bambini che una pediatra può curare. Quindi non stacca mai. Dopo i bimbi ci sono amic parent* e soprattutto genitori. Unica variante è la visione, insieme a Federico, di tutti i “meglio” film in circolazione. La loro passione è totale.

E infine, Manlio, così ingombrante, in una vecchiaia storta, mal riuscita, per la sua indomabile pigrizia. È avvolto da una vaga demenza senile che, da uomo stupendo ed elegante amato e viziato da tutte le donne che ha incontrato, ora uscirebbe con gli stessi capi sia d’estate che d’inverno, con pochissime varianti. Eleonora dice che il cibo è l’ultima porta dell’Eros, ecco, questo a Manlio è rimasto, mangia sempre perché dimentica di aver già mangiato. Come fare a non provare un’infinita compassione per una vita solitaria, quasi inconsapevole? A volte mi arrabbio, mi dico che non ce la faccio più, però in questo periodo carico di lavori da realizzare, ci sono. A volte, così all’improvviso, ritorno a casa perché la sua solitudine, consumata di fronte alla televisione, mi diventa insopportabile.

Tento di parlare con loro, cerco una condivisione, ma a tavola ci si distrae; nulla appare così come in realtà siamo.
E Allegra, veloce si alza, siede sul divano e la vedo con il viso inclinato sul cellulare; eccola, ha preso il volo e se ne va nei suoi mondi.
Quando se ne vanno, prendo il quotidiano e semisdraiata vado a letto e ha inizio, senza scampo, il mio torpore quotidiano.

Canzone di Valentina

Valentina gradino dopo gradino conquista il cielo.
Figura dipinta dal Botticelli, per grazia ricevuta, è tra noi.
Come la Sapienza di Ildegarda possiede tre ali.
L'una vola in alto, l'altra feconda la terra, la terza avvolge il tutto.
Ma c'è anche un'altra cosa.
Quella partecipazione di simpatia e di incantamento
che suscita in tutti noi quando ci sfiora e
cattura sguardi e silenzi.
La osservo e sono orgogliosa di tanta bellezza e tenacia.
È la mia primavera e la riconosco nei miei trent'anni.
Tutto ciò che la circonda, persone e cose, devono vivere in armonia e in un benessere che lei costruisce con il sacrificio di sé. Richiede solo un microcosmo riconoscente.
Nei suoi confronti, gentilezza.
Ecco quello che Valentina con i suoi pesi vuole.
La guardo e vedo una figura potente che mantiene in vita il suo mondo facendolo prima germogliare e poi crescere.
È la radice e l'origine di ogni cosa che la circonda.
Ma in lei come in tutti e tutte noi c'è anche l'aspetto debole e se accade qualcosa che scombina tanta grazia e bellezza si ripiega su se stessa e su di lei scende la notte.