Pochi investitori di Wall Street sono riusciti a trasformare il loro patrimonio in un impero culturale come Steve Cohen. Conosciuto per la sua carriera finanziaria fulminea e spesso controversa, Cohen ha costruito una collezione d’arte che oggi è considerata tra le più importanti e prestigiose al mondo. Dalle tele di Picasso ai giganti contemporanei come Jeff Koons e Damien Hirst, la sua raccolta non è solo un’esibizione di capolavori, ma un ritratto della sua personalità: audace, visionaria e senza paura di sfidare i limiti del mercato. Entrare nella collezione di Steve Cohen significa non solo esplorare alcune delle opere più iconiche dell’ultimo secolo, ma anche comprendere come l’arte possa diventare una forma estrema di potere e identità.

La carriera di Cohen iniziò negli anni Ottanta presso Gruntal & Co e ad oggi è riconosciuto come una figura di spicco nel settore finanziario e nel mercato dell’arte. La sua esperienza dimostra come l’arte venga sempre più percepita come un vero e proprio investimento finanziario e sottolinea come, nell’attuale scenario, il branding rappresenti la base su cui molti collezionisti costruiscono e orientano le proprie collezioni.

Un esempio emblematico è l’acquisizione da parte di Cohen del famosissimo squalo di Damien Hirst, il quale fu protagonista di una vicenda molto discussa nel mondo dell’arte. L’opera L'impossibilità fisica della morte nella mente di qualcuno che vive venne commissionata dal gallerista Charles Saatchi ad Hirst per £50.000 e comprende uno squalo tigre di 14 piedi conservato in una soluzione di formaldeide, racchiuso in acciaio e vetro. Lo squalo venne successivamente esposto alla galleria Saatchi nel 1992 e seppur rappresentasse un concetto assai originale, in molti si domandarono se l’opera potesse realmente essere considerata arte.

Pur tra dubbi sull’opera e le polemiche riguardo alla stima record di 12 milioni di dollari (la più alta mai raggiunta all’epoca per un artista vivente), Steve Cohen decise di acquistare lo squalo di Damien Hirst in una trattativa a porte chiuse, i cui dettagli restano tuttora avvolti dal mistero. C’è chi sostiene che abbia pagato circa 8 milioni e chi invece è convinto che abbia addirittura superato la valutazione, arrivando a 13 milioni. Qualunque sia stata la cifra reale, è certo che la notizia fece scalpore e contribuì ad accrescere ulteriormente il prestigio della sua collezione.

Dopo la chiusura del suo hedge fund SAC Capital per insider trading, Cohen ha continuato ad arricchire il proprio patrimonio artistico, acquisendo alcune delle opere più costose e distintive della raccolta. “Quando compro arte mi affido esclusivamente all’istinto”, ha raccontato alla rivista Fortune:

Sai qual è una giornata perfetta per me? Andare a Chelsea, visitare le gallerie e pranzare fuori: questo per me è il vero ideale di giornata.

Lo squalo, però, non è l’unica opera monumentale che Cohen ha voluto aggiungere al suo patrimonio artistico. Nel 2008 ha acquistato la versione gialla di uno dei celebri Balloon Dog di Jeff Koons. Il prezzo dell’operazione non è mai stato reso noto, ma per avere un termine di paragone basta ricordare che, nel 2013, un esemplare arancione della stessa serie è stato battuto da Christie’s per 58,4 milioni di dollari. Sette anni più tardi, nel 2015, Cohen mise a segno un’altra acquisizione da record: il Rabbit di Jeff Koons, aggiudicato per 91,1 milioni di dollari, cifra che al tempo segnò un nuovo record per un artista vivente.

Tra i capolavori della sua raccolta spicca anche Le Rêve di Pablo Picasso, la cui vicenda è altrettanto singolare. Nel 2006 Cohen concordò l’acquisto con il magnate dei casinò Steve Wynn per 139 milioni di dollari. Il giorno successivo, però, Wynn urtò accidentalmente la tela con il gomito mentre la mostrava a degli amici, provocando uno strappo di quindici centimetri. Riparata con un intervento da 90.000 dollari, scatenando una disputa legale con la compagnia assicurativa, poi risolta in via extragiudiziale. Nel 2013 Cohen riuscì a completare l’acquisto per 155 milioni di dollari, cifra che all’epoca rappresentava il record assoluto pagato da un collezionista americano per un’opera d’arte.

Nel novembre del 2015 la collezione di Steve Cohen fu valutata un 1 miliardo di dollari e gran parte di essa è conservata nei suoi uffici di Stamford, nel Connecticut, a New York, a Londra e in Asia. I capolavori vengono spostati periodicamente, circa una volta a trimestre, in operazioni che iniziano nel pomeriggio e spesso si protraggono fino a notte fonda.

“È straordinario ciò che è riuscito a costruire”, osserva Larry Gagosian, fondatore della celebre Gagosian Gallery.

Visitare la sua casa significa trovarsi davanti a opere d’arte di livello museale, e persino oltre: capolavori incredibili, che raramente si incontrano in collezioni private.

image host L'impossibilità fisica della morte nella mente di qualcuno che vive, Damien Hirst.

Non a caso fu proprio Gagosian a curare la vendita a Cohen del celebre squalo di Damien Hirst. Oltre a Hirst, Koons e Picasso, la collezione di Cohen include capolavori di artisti del calibro di Francis Bacon, Mark Rothko e Gerhard Richter, oltre a opere di Claude Monet, Édouard Manet, Edgar Degas, Georges Seurat, Paul Cézanne ed Edvard Munch, confermando la sua attenzione sia per i giganti contemporanei e sia per i maestri del XIX secolo.

La passione di Cohen per l’arte va ben oltre il semplice collezionismo: è un protagonista attivo nella comunità artistica e sostiene numerose istituzioni culturali. Il collezionista americano ha contribuito generosamente a realtà di rilievo come il Guggenheim, il Museum of Modern Art, El Museo del Barrio e il Rock and Roll Hall of Fame. In particolare, nel 2017 ha donato 50 milioni di dollari per favorire l’espansione del MoMA. Secondo quanto riportato da Art Majeur nel 2023, Cohen è inoltre impegnato nella costruzione di un museo privato nella sua proprietà di Greenwich, dove esporrà alcune delle sue opere più preziose, rafforzando ulteriormente il suo ruolo di protagonista nel panorama artistico internazionale.