Ekeko è una divinità che si occupa del benessere degli uomini in ogni suo aspetto: salute, ricchezza, amore, lavoro. Inoltre è un’entità che ripristina l’equilibrio spirituale di una persona e la difende da qualsiasi tipo di attacco energetico e negatività. É una divinità incapace di operare il male e può essere evocata solo per scopi positivi. Chiunque darà a lui un culto non subirà mai miseria, non gli mancherà mai il pane quotidiano e vedrà realizzato ogni suo desiderio, purché non si dimentichi di onorare con offerte il simulacro1.

L’aspetto del simulacro che lo rappresenta è simile a uomo paffuto con i baffi che porta il carico (davanti e sul dorso) di tutti gli oggetti e simboli della vita: il denaro, l’automobile, la casa, il cibo (soprattutto i dolci), un cuore rosso, ecc. Il suo vestiario ricorda uno sciamano andino tipico del Perù. Le offerte per lui più care sono sigarette, bevande alcoliche, dolci, caramelle, pane, frutta, ma possono essere anche monete e oggetti personali di qualsiasi tipo. Si dice che una volta accesa una sigaretta in suo onore questa possa consumarsi, se gradita, in meno di un minuto. Sono molti i video a proposito che possono reperirsi in rete. Amante della luce del sole non deve mai essere posto in luoghi bui e isolati.

Ottenuta soddisfazione si ringrazierà Ekeko con semplici offerte, ma guai, avvertono gli sciamani, guai a non onorare Ekeko. Il suo carattere bonario cela comunque lo spirito campesino (contadino) di quei luoghi e pare che Ekeko sia piuttosto permaloso.

Ekeko viene considerato un vero e proprio nume tutelare, esistono vere e proprie orazioni che gli vengono dedicate. Ogni volta che si ottiene una grazia si dovrà sempre ringraziare con riconoscenza lo spirito, offrendogli doni semplici. Alcuni amano mettere davanti alla statua una pentola di coccio piena di semi e granaglie varie mescolate a monete e banconote. Questa particolare pentola viene chiamata la olla de la suerte e il contenuto della stessa non va mai gettato.

Nei mercati e nelle zone turistiche di Perù e Bolivia, la statua in terracotta di Ekeko è considerata più di un semplice souvenir. Nelle case occupa sempre un posto d’onore e nei negozi lo si vede ammiccare in qualche scaffale, spesso circondato da banconote e dalle immancabili sigarette senza filtro che fanno parte del suo rituale di abbondanza. Esistono statue di tutte le misure, con vestiti colorati ed il cappello tipico degli altipiani, il chullo di lana multicolore2.

Il suo culto è molto diffuso in Perù specie nelle comunità indigene, ma attualmente si è diffuso anche nel resto del mondo e in Italia dove è considerato un portafortuna di eccezionale potenza, specie per le attività di vendita e commercio.

Con i nuovi flussi migratori degli ultimi anni inoltre Ekeko ha attraversato il mare, accompagnando i proprietari nei loro viaggi verso la speranza. Badanti e madri di famiglia lo hanno portato con se nei loro bagagli, confidando le loro pene e le loro speranze, confidando nella sua benevola intercessione.

I suoi miti di fondazione sono diversi: alcuni incentrati sulla sua origine umana altri sulla sua origine divina.

Uno di questi miti parla di uomo che molti anni prima della conquista spagnola dell’America del Sud viveva, nell’altipiano Andino. Egli apparteneva alla popolazione aymarà e si chiamava Iqiqu. Un ometto di bassa statura, umile, dal cuore buono, di carattere allegro e festaiolo. Tutta la gente del villaggio gli voleva bene. La sua bontà era tale che, ovunque andasse, portava armonia all’esistenza, sapeva coltivare buoni rapporti e riusciva a riappacificare gli innamorati. Per altro verso sapeva dare consigli utili e la sua sola presenza garantiva giorni felici a tutti. Si diceva che fosse un chaman, uno sciamano dotato di poteri particolari, con la capacità di parlare direttamente con gli animali e con le forze della natura. Riusciva inoltre a comunicare direttamente con il Padre di tutti gli dei, conosciuto come il Signore delle alte Cime, Apu Qullana Qullo.

Questi vedendo in Iqiqu tanta misericordia e buon cuore, lo benedisse di qualità meravigliose, facendogli compiere prodigi enormi sulla natura. Accettò i doni con gratitudine ed entusiasmo; tutto il creato sembrava obbedirgli e la gente lo seguiva senza vacillare e con piena fiducia. Grazie alla sua presenza il suo popolo godette di una vera età dell’oro, segnata da un periodo di abbondanza e grande prosperità.

Il Signore del male, Awqa, vedendo la grande prosperità di quel popolo fu preso da invidia, con il suo esercito di demoni invase le terre di Iqiqu e soggiogò le menti più deboli creando una vera e propria rivolta interna. Awqa era intenzionato ad eliminare Iqiqu a tutti i costi, ma questi, avvertito dai suoi spiriti ancestrali, fuggì prima di venire catturato. Valicò le più aspre regioni delle Ande, attraversò fiumi e foreste. Si nascose in altre terre, cercando di non coinvolgere troppo le popolazioni che lo circondavano perché non diventassero vittime di Awqa. Ma quest’ultimo riusci a individuarlo e Iqiqu per evitare una strage, preferì consegnarsi al maligno.

Awqa diede ordine di torturarlo e di smembrarlo. Testa, braccia, gambe, tronco… vennero sepolti in posti diversi, e solo a lui noti, nell’Altipiano Andino, per evitare che il suo corpo venisse ricomposto. Questo avrebbe comportato il ritorno ad una nuova Età dell’Oro e la fine definitiva di Awqa. Il mito dice che con il tempo, le varie parti del corpo di questo uomo divinizzato, si riuniranno e già molte parti sono in cammino verso Wiñay Marca, la città eterna. Iqiqu nel tempo assunse il nome di Ekeko e assurse al pantheon, come lo spirito dell’abbondanza e della prosperità, della cultura Inka Aymarà.

Nel 1781 e precisamente il 24 gennaio, il governatore della città di La Paz, in Bolivia, tale Sebastian Seguròla, istituì la festa di Alasitas In questa festa, in un miscuglio di sincretismo cattolico e antiche manifestazioni pagane, viene commemorato Ekeko3.

Ekeko da un punto di vista antropologico è un cosiddetto dying god4. Appartiene a quella categoria di Divinità che muoiono e risorgono inaugurando con la resurrezione un nuovo ciclo vitale che nel caso di Ekeko coincide con l’avvento della nuova età dell’oro. Rispetto agli altri dying gods la resurezione non è descritta in un passato mitico ma appartiene a un futuro (mitico) in divenire che provoca a sua volta un cambiamento epocale.

Da un punto di vista cultuale possiamo invece trovare numerose analogie con il culto messicano della Santa Muerte, ma rispetto ad esso è considerato molto meno impegnativo e pericoloso.

Note

1 Per benedire una statua dell’Ekeko, insegnano gli sciamani, occorre eseguire un semplice rituale di benedizione, si tratta di un procedimento tradizionale, che può essere eseguito da chiunque, ma nella maggior parte dei casi è il capofamiglia a consacrare la statua. Per benedire un Ekeko ci si serve di resina di coppale, candele colorate (azzurre e gialle), frutta fresca, sigarette oltre ad altri ingredienti esoterici che vengono venduti normalmente nei mercati rionali di tutte le città andine. Una volta “battezzato” il simulacro è pronto per fumare la sua prima sigaretta, che gli viene posta tra le labbra e che golosamente fumerà fino alla fine, eliminando il male e propiziando l’abbondanza e la prosperità. La frase per consacrare la statua è la seguente: “Poderoso Ekeko, Tunupa, spirito dell'abbondanza e della prosperità, nel nome di Apu Qullana Qullo, il Signore delle Montagne, io ti benedico e ti purifico attraverso i fumi di queste resine sacre.”
2 Esistono statue anche di colore oro.
3 Ekeko, nel suo mito la speranza di una nuova età dell'oro.
4 In questa categoria di Dei possiamo annoverare Dioniso, Adone, Attis e Osiride.