Agatha Miller nacque il 15 settembre di 135 anni fa in Gran Bretagna. Un nome che ai più non dice di certo niente, ma che se si utilizza quello ottenuto dal suo primo matrimonio, allora a tutti si apre un cassetto della memoria molto ben fornito. Agatha Christie, infatti, è in assoluto la signora del romanzo giallo, famosissima per suoi capolavori come Assassinio sul Nilo e Assassinio sull’Orient Express che, se non bastasse la fama dei libri, sono resi eterni dal continuo remake cinematografico, che si accompagna alle molte serie televisive a lei ispirate.
Tuttavia è di Agatha quasi archeologa che voglio scrivere, un aspetto della regina del giallo che molti non conoscono. Agatha in seconde nozze sposerà, infatti, Max Mallowan, un archeologo con il quale abitava a Winterbrook House dagli anni Trenta del Novecento. Si erano conosciuti intorno al 1928 durante un viaggio della donna in Medio Oriente, che raggiunse proprio a bordo di quell’Orient Express che la affascinava. Se l’idea originale era di andare in Giamaica e nelle Indie Occidentali, come da mandato organizzativo affidato all’Agenzia Cook, il suggerimento di alcuni amici di partire da Calais e di arrivare a Baghdad la attirò maggiormente. Quindi partì da sola, con l’idea di andare a visitare le meraviglie del mondo antico, ma anche di lasciarsi alle spalle il matrimonio con Archie Christie che l’aveva portata a girare il mondo, ma sempre in sua compagnia.
Perciò affrontò il lungo viaggio, il caldo e il deserto, fino a volere recarsi agli scavi della mitica Ur, dove stavano lavorando gli archeologi inglesi Katherine e Leonard Woolley, felici di accoglierla proprio perché una scrittrice di fama. Si innamorò di Ur e delle attività delle squadre di ricerca, così accettò di buon grado l’invito a recarsi lì di nuovo l’anno successivo per intraprendere dall’inizio la campagna di scavo. Assieme ai già noti Woolley, l’anno dopo c’era anche l’assistente di Leonard, tale Max Mallowan, un bel giovanotto di quattordici anni meno di Agatha abbastanza taciturno che, su proposta di Katherine, la accompagnò a visitare Najaf, Kerbela e Nippur.
Alcuni mesi dopo, proprio nel settembre del 1930, 95 anni fa, si sposarono. La battuta di Max sulla differenza d’età tra i due non può che fare sorridere: “Un archeologo è il miglior marito che una donna possa avere. Più lei invecchia, più lui si interessa a lei”. Il matrimonio fu più felice del primo: i due restarono insieme quasi cinquant’anni grazie ai quali molto del lavoro dell’archeologo andrà ad arricchire le trame dei celeberrimi romanzi di Agatha, tra Mesopotamia, Egitto, Grecia, Siria, Turchia, Iraq, i luoghi delle spedizioni di Max, e i mezzi per attuarle. E non solo romanzi. Nel 1937 scriverà l’opera teatrale Akhenaton, ambientata alla corte del padre del famoso Tutankhamon.
Nell’opera più nota che riguarda l’Egitto e la navigazione sul Nilo, il protagonista è il famoso personaggio creato da Agatha accanto a Miss Marple, Hercule Poirot, ex poliziotto belga che aveva lasciato il suo Paese durante la prima invasione tedesca del primo confitto mondiale, per poi continuare a vivere a Londra dove svolgeva attività di investigatore privato, il più abile e famoso al mondo. In Assassinio sul Nilo (Death on the Nile), Poirot si imbarca sul battello “Karnak” per navigare il fiume verso le meraviglie dell’antico mondo faraonico, come i templi di Abu Simbel, e malgrado volesse riposare, ben presto nota una serie di comportamenti dei suoi compagni di crociera che lo inducono a riflettere sull’essere umano e le sue stranezze.
Non trascorrono molti giorni che Linnet Ridgeway viene trovata assassinata nel suo letto, e diventa necessario indagare sul possibile omicida che, evidentemente, è a bordo del battello. Come già in altre trame dell’autrice, tutti sospettano di tutti, pur se alcuni alibi sono davvero indistruttibili. Sarà soltanto l’acutezza di visione di Poirot a comprendere una verità tanto incredibile quanto ben architettata, dimostrando che il delitto perfetto non esiste, soprattutto quando le “celluline grigie” sono allenate a trarre deduzioni dai piccoli indizi della realtà.
La scrittrice fu preziosa aiutante anche delle spedizioni archeologiche, perché si occupò di pulire le tavolette d’argilla e altri reperti, imparando anche a fotografare le scoperte per la migliore documentazione dei siti. Non da ultimo, fu importante il suo contributo economico, visto che finanziò ampiamente gli scavi. Interessante sottolineare come la curiosità, accompagnata dall’esperienza pratica sul campo, permette ad un autore di gialli di diventare credibile e, pertanto, anche famoso per i suoi lettori. Ad esempio, Agatha durante la seconda guerra mondiale lavorò nella farmacia dell’University College Hospital a Londra, e così imparò molto sui veleni, come il tallio, che adoperò nelle sue trame per i delitti meglio organizzati. La sua bravura indiscussa fu tale che l’intelligence britannica la sospettò di spionaggio durante la guerra e condusse indagini su di lei, a seguito della trama di un suo scritto.
Malgrado la sua attività intellettuale, in tarda età l’autrice cominciò a soffrire di demenza senile e morì nel 1976 a ottantacinque anni. Per mantenere i diritti sulle sue opere, Agatha aveva creato una società, la Agatha Christie Limited, di cui vendette il 51per cento alla Booker Books, percentuale che poi aumentò nel tempo. Alla sua morte, il restante societario venne ereditato dalla figlia Rosalind Hicks che nel 1993 fondò la Agatha Christie Society passata poi al pronipote. Negli anni Duemila, la BBC acquisì i diritti televisivi esclusivi delle opere della famosa scrittrice, ma la situazione dell’ingente patrimonio è particolarmente complessa. Così continueremo a lungo a guardare film e leggere libri che hanno una freschezza unica, come se fossero stati scritti ieri.