Come professionista in campo clinico, come studiosa della mente umana e del comportamento, mi sento in dovere di manifestare la mia ferma opposizione al comportamento dello stato di Israele. So di rappresentare la posizione di tantissime persone, sono del parere che qualsiasi persona, soprattutto se lavora nell’ambito delle scienze umane, non possa non aderire ai punti seguenti, che rappresentano a mio avviso le basi del vivere civile:

  • Il rispetto dell’essere umano. L’incontro con l’altro presuppone il fatto di sapere che chi abbiamo di fronte è una persona come noi, che al di là delle differenze di qualsiasi tipo, che siano di sesso, età, origine sociale, colore della pelle, credo religioso, idee politiche, è esattamente come siamo noi, con gli stessi diritti e doveri, con lo stesso funzionamento, con la stessa natura. Soltanto così si riesce a mantenere rispetto, partendo cioè dal prerequisito di mettere l’altro e noi stessi sullo stesso identico piano, senza pretendere di esportare idee che erroneamente riteniamo superiori o scelte sociali o di governo che, sulla base del nulla, una parte presume di imporre ad un’altra. Il rispetto è uguaglianza di fondo, è riconoscere tale uguaglianza, dando questo fatto per assodato.

  • Il rispetto di un popolo. Discende dal rispetto dell’essere umano il rispetto di un intero popolo: quando ci si accosta ad un paese e quindi alla sua popolazione, il rispetto è quello di porre quel popolo alla pari del proprio popolo, esattamente come si fa per il singolo individuo. Anche in questo caso, quindi, questo travalica e deve travalicare le necessarie differenze che esistono tra popoli diversi e che costituiscono una indubbia ricchezza, espressione tangibile della ricchezza dell’essere umano, con tutte le sue sfaccettature, le sue scelte, la cultura talvolta millenaria di un popolo.

  • Il rispetto di un territorio. Si parla tanto di ambiente, di rispetto del pianeta e non si accenna quasi mai alle devastazioni che crea una guerra su un territorio. Non mi riferisco soltanto alle devastazioni immediatamente tangibili, alle distruzioni di case, palazzi, strade, chiese, edifici che, ricordiamo, sono frutto di un lavoro di progettazione e di costruzione operato da tante persone, ma che possono avere anche un valore simbolico per molti, o un valore culturale e storico talvolta importantissimo.

  • L’universalità dell’essere umano. Nel concetto di rispetto sta il fatto di riconoscere che l’essere umano è unico, è una cosa sola, non ha razze, non ha distinzioni, ma possiede un carattere comune, un funzionamento comune, princìpi etici che sono universali e che travalicano i comportamenti.

  • Il concetto di etica universale. Collegandomi al funzionamento mentale comune dell’essere umano, sottolineo come i valori etici di base siano universali e costituiscano un caposaldo dell’essere umano. Intendo con questo affermare che, anche laddove il comportamento sia totalmente in contrasto con i valori universali, la mente umana fa operare il comportamento in opposizione a questi, che vengono quindi sempre e costantemente tenuti in considerazione, anche quando sono disattesi, attaccati o banalmente ignorati.

  • Il dovere di opporsi ai soprusi. Sulla base dei princìpi etici universali sta il dovere, morale prima ancora che giuridico, che ogni individuo ha, di fare ferma opposizione ad ogni forma di sopruso, di mancato rispetto dell’essere umano, di un popolo, dei valori universali, dell’umanità. Non possiamo sottrarci a tale dovere, non possiamo ignorarlo, semplicemente perché la difesa dei diritti universali fa parte di noi stessi, in quanto parte dell’essere umano. Chi si occupa di scienze umane, in particolare, non può esimersi dal ricordare che siamo parte di un insieme universale, che la mente, la psiche e l’anima sono parte di un’entità comune, che va al di là delle singole differenze. Gli studiosi e gli operatori del settore psicologico hanno il dovere di mettere in evidenza questi aspetti. E ciascuno deve sentire l’universale che è in noi, dentro di noi, che si esprime in questa infinitesima specificità unica che è l’individuo singolo.

  • Il rispetto dei diritti umani. Se esiste un diritto internazionale è a mio avviso perché esiste un’etica universale. Tale diritto dovrebbe fare appello e riferimento agli universali dell’uomo. Ma soprattutto tale diritto dovrebbe avere un potere superiore a quello dei singoli paesi, dovrebbe essere ascoltato e seguito prima di ogni altra cosa.

  • L’interesse dei minori. I bambini e i ragazzi sono soggetti in evoluzione, in sviluppo, sono soggetti che abitano un territorio di apprendimento, di formazione, che è un terreno particolarmente sensibile, delicato, forte ma anche immensamente fragile. Sono soggetti da maneggiare con estrema attenzione, cura e, ancora una volta ritroviamo questa parola, con estremo rispetto. Ci rendiamo conto del danno psichico che i traumi da guerra, direttamente o indirettamente subìti, determinano nella mente in formazione di un minore? Siamo consapevoli del mare di sofferenza, non soltanto quella fisica, che la guerra causa nella psiche di un bambino? Siamo in grado di immaginare le ripercussioni di tutto questo sul futuro?

  • L’apertura al dialogo. La consapevolezza di tutti i punti precedenti porta a pensare che la modalità elettiva e veramente vincente di affrontare contrasti e difficoltà sia l’apertura al dialogo. Soltanto l’apertura, la mediazione, la comprensione, la diplomazia fra le persone e fra i popoli riescono a creare il necessario ambiente di rispetto reciproco, dell’altro soggetto, così come dell’altro popolo, che solo permette la risoluzione senza, o limitando al massimo, i danni fisici e psicologici che il contrasto diretto inevitabilmente porta dietro di sé.

  • La tolleranza delle idee. Anche le idee diverse, quando non marcatamente opposte, hanno il diritto di venire rispettate. Le idee sono espressioni del pensiero e come tali vanno ascoltate e comprese. Soltanto nel comprendere a fondo il perché di un’idea in contrasto con i valori etici universali di rispetto riusciremo a modificare atteggiamenti e comportamenti che di fatto sono in contrasto con la nostra natura di esseri umani.

  • L’opposizione alla guerra. La guerra è negativa, è in contrasto con i valori etici universali, è una distorsione del vivere sociale e civile, è un segnale evidente di fallimento dell’uomo. Nessuno che abbia a cuore l’essere umano può considerare positivamente la guerra. Non esiste guerra giusta e guerra ingiusta, esiste soltanto il fallimento del rispetto dell’altro e il fallimento della capacità mentale di sentire il valore dell’appartenenza ad un’unica realtà. Nessun professionista o studioso nel campo delle scienze umane può sostenere alcun elemento positivo riferito alla guerra.

  • L’opposizione al riarmo. Di conseguenza, il concetto stesso di aumentare le spese in armi, al di là del fatto che nel momento attuale rappresenta sostanzialmente un’imposizione ricattatoria del governo statunitense, è una cosa che va in contrasto con tutto quanto si è detto precedentemente.

In conclusione, come professionista nel campo delle scienze umane, sostengo la totale incongruità della guerra e la totale opposizione al comportamento e alle scelte dello stato di Israele e ritengo che qualunque professionista del mio settore non possa che considerare con me totalmente insostenibile una guerra che oltre che guerra è anche un evidente genocidio.