"Al final el problema sí que era el móvil". "Alla fine il problema era davvero il cellulare". Quanto può essere forte un messaggio inviato ai giorni d'oggi? E quanto può essere recepito? Tanto, se si ha voglia di apprenderlo.

Il 28 aprile 2025 in Spagna e Portogallo un enorme blackout ha praticamente immobilizzato i due Paesi. Ed è qui che però è successa la magia. Dopo i primi attimi di panico, con le persone che hanno letteralmente esaurito tutte le scorte dei supermercati, la gente è ritornata in strada, ma non per protestare, bensì per vivere. Ovunque la gente scendeva in strada, ballava, giocava, chiacchierava e non sembrava aver paura. Anzi, era a suo agio. Senza haters, senza video insulsi, senza pubblicità. La gente ritornava a parlare faccia a faccia e ad assaporare quella vita al di fuori degli schermi che stava perdendo.

E la colpa, forse, era proprio del “movìl”, il cellulare. Ma è davvero possibile vivere senza telefonino? Quanto contano i social nella nostra vita? In Italia, ad esempio, si stima che 7 italiani su 10 abbiano almeno un profilo social e che su tutte le piattaforme passino un'ora e 48 minuti al giorno.

Whatsapp resta il social più utilizzato, seguito da Facebook, Instagram e TikTok che, a dire il vero, è la piattaforma su cui, secondo i dati raccolti da wearesocial.com, si passa più tempo. Le motivazioni? Secondo la ricerca, gli italiani sono sui social principalmente per informarsi e rimanere in contatto con i social. Ora, dando per scontato l'enorme beneficio dato dai social ai rapporti familiari a distanza, è davvero migliorata l'informazione veicolata dai social? Secondo la ricerca prima menzionata, il 32% degli italiani si informa attraverso i social.

Eppure, il pericolo di recuperare notizie sbagliate è molto elevato. I siti di informazione online sono aumentati a dismisura, non tutti sono controllati e, soprattutto, molti utenti tendono a informarsi attraverso pagine Facebook gestite da normali cittadini che non hanno piene competenze nel settore della comunicazione/informazione.

Secondo l'ultimo rapporto Censis, Il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, mentre il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle. Un timore che allontana almeno 3 milioni di italiani dalle informazioni. È questa la cifra di quella categoria di cittadini che si informa saltuariamente perché molto spaventati dalla disinformazione.

700000 italiani, invece, hanno rinunciato del tutto ad informarsi. E non c'è da biasimarli. Nell'ultimo periodo, se il web riesce a resistere e ad offrire ancora le risposte alla sete di conoscenza degli utenti, lo stesso non lo si può dire per i social. L'accesso illimitato alle piattaforme e, in alcuni casi, la possibilità di guadagno, ha aperto la strada a tantissimi nuovi profili che hanno inondato i social di contenuti di basso livello e, spesso, portatori di messaggi di odio, inneggianti alla vita criminale o estremamente sessualizzati.

È il caso di TikTok, dove ormai sempre più persone postano contenuti al limite del legale, come ad esempio le dirette dalle carceri. Quando la sete di apparire è più forte della paura di essere scoperti? Ma siamo davvero sicuri che grazie ai social si diventa famosi? Spesso confondiamo il successo con la fama, la notorietà.

La realtà è che la fama non è una consecutio di un boom di follower. Si può essere seguiti da milioni di follower sui social ma in strada, ad esempio, apparire del tutto sconosciuti. Manca spesso la caratteristica principale della celebrità: la riconoscibilità (ottenuta, perlopiù, ancora attraverso la buona e vecchia televisione). Ma, più in generale, i social media, soprattutto Instagram che è il media visivo per eccellenza, hanno aumentato il livello di sessualità dei propri contenuti.

Video e foto che sembrano sensuali e invece spesso sono solo l'anticamera di contenuti che poi verranno ritrovati su siti di pornografia o su piattaforme ad hoc. Come, ad esempio, il nuovo social del momento: Onlyfans. Una piattaforma che ha coniato l'espressione “sex worker”.

Sempre più utenti, per lo più donne, si espongono sulla vetrina di Instagram e poi vendono foto e video su Onlyfans. Molte lo fanno per esprimere la loro personalità, le più invece per guadagnare soldi facili. Ma Onlyfans è davvero El Dorado? Al netto del boom iniziale, apparire su Onlyfans non è necessariamente sinonimo di ricchezza. I dati in continuo aggiornamento ci dicono che un guadagno medio sulla piattaforma va dai 100 ai 2500 dollari al mese. Ovviamente, c'è chi riesce ad arricchirsi.

Ma, considerando che il guadagno deriva dal numero degli abbonati e che una percentuale va alla piattaforma, è intuitivo pensare che non sia facile portarsi a casa i milioni di dollari che si immaginano. E poi, del resto, non bisogna dimenticare che anche sex workers e influencer devono pagare le tasse. Per chi inizia, può bastare anche il regime forfettario e poi si può variare in base ai ricavi, ma dal Fisco non si scappa e ognuno di loro è tenuto a dichiarare tutto nella Dichiarazione dei Redditi alla voce “redditi diversi”.

Qualcuno, però, riesce a sfuggire. Non per sempre, a dire il vero. La Guardia di Finanza di Bologna, ad esempio, ha acceso i fari su influencer e sex workers. I controlli sono stati effettuati tra il 2022 e il 2023, ed hanno riguardato 4 influencer per un totale insieme di 50 milioni di follower, attivi su YouTube, Instagram e TikTok, ma anche su OnlyFans, da cui sarebbero provenuti i ricavi maggiori. In alcuni casi sono state emesse multe salate, in altri invece i destinatari hanno cercato subito di collaborare.

È stata una delle prime operazioni nel settore che, secondo quanto dichiarato da Codacons, nel solo 2023 ha rappresentato in Italia un giro d'affari di ben 348 milioni di dollari. Un nuovo mondo, avvincente sì ma anche tenebroso e pericoloso. Ancor di più adesso che grazie all'intelligenza artificiale è possibile creare qualcosa che non è reale. Fa specie, a tal proposito, il caso del 16enne statunitense Elijah Heacock, suicidatosi per via di una mail. All'interno, Elijah aveva trovato una sua foto nuda creata con l'intelligenza artificiale che sarebbe stata diffusa se il giovane non avesse versato 3000 dollari. Una estorsione vera e propria che prende il nome di “sextortion”.

Ancora, c'è il caso di un tiktoker napoletano molto seguito sui social che è stato arrestato perché trovato armato di una pistola. Senza dimenticare i tanti che attraverso le loro pagine diffondono fake news, video aggressivi, inneggianti spesso alla mafia e che non sono mai sanzionati. Insomma, è davvero possibile vivere senza social? Ma, soprattutto, i social sono ancora un elemento sano nella vita delle persone? Al netto dei rischi e delle storture rilevate, non si può non constatare che grazie al web e ai social sono emersi tanti bravi attori, cantanti, divulgatori.

Così come è innegabile che grazie ai social e al web si è avuto un flusso di conoscenza e di notizie inimmaginabile 50 anni fa. Eppure, se davvero si vuole sfruttare appieno il potenziale dei social e del web, è necessario aumentare i controlli sui contenuti e, soprattutto, puntare a sviluppare una cultura che porti ad integrare i social nella vita quotidiana e non viceversa.

Non è sicuramente salutare riprendere ogni fase della propria vita, avere sempre il cellulare in mano come se fosse un nuovo accessorio del braccio. E, soprattutto, non è salutare ingerire ogni contenuto che ci lancia addosso la rete. Come sempre, per sopravvivere, la società deve trovare un equilibrio. Di recente, in tutto il mondo si stanno sviluppando gli “Offline Club”, nuovi locali dove si “scambia il tempo sugli schermi con il tempo reale”.

L'obiettivo è quello di condividere iniziative dal vivo, connessioni reali, senza il telefonino, in completo silenzio digitale. Ritornare a vivere le emozioni reali, non in codice binario. È questa la cura, probabilmente anche per sfruttare appieno i vantaggi del web. Pensare ad un mondo culturalmente sostenibile. Ritrovare sè stessi per ritrovare la realtà.