Laura Fiorentini propone una guida agli itinerari dannunziani nel nord-est d’Italia dal primo arrivo del Vate a Venezia, nel 1887, e nei territori di Veneto e Friuli Venezia Giulia durante la Grande guerra, fino al suo ritorno dall’impresa di Fiume. Non mancano approfondimenti sulle sue numerose storie d'amore, veneziane e non solo. Auspica così di far meglio conoscere la figura del Poeta-Comandante, accostandolo ai luoghi della sua quotidianità e guidandoci, nella nostra intervista.

Ci accomuna la passione per le passeggiate dannunziane. Inizio, quindi, col chiederti di illustrarci la genesi del tuo volume veneziano.

La genesi del mio libello è stata in realtà inconsapevole. Nasce da una manciata di appunti che avevo scritto per me stessa. Amante di d’Annunzio da sempre e lettrice compulsiva di tutto ciò che viene redatto sul Vate, cercavo una guida che descrivesse in modo chiaro e lineare gli spostamenti di d’Annunzio nel nord-est d’Italia e non trovandola...me la sono scritta da sola! Soltanto in un secondo tempo ho realizzato che un “Baedeker” dannunziano era un’operazione piuttosto insolita e sempre nel nord-est d’Italia non tentata prima. Una voce benevola, il giornalista Massi Boscarol, ha parlato di una guida che non c’era: un po’ saggio, un po’ narrazione ricca di didascalie, motti ed aneddoti che nella vita del Vate non mancano di certo.

Immagino che, come me, tu abbia (ri)visitato tutti i luoghi citati. Quali ti hanno maggiormente colpita e quale pensi sia la valenza di Venezia nella biografia di d’Annunzio?

Piccola Guida si articola in cinque itinerari, compresa la città di Fiume, che anche se si trova al di fuori del territorio nazionale, è imprescindibile per poter capire una esperienza storica unica ma poco conosciuta. C’è Venezia, naturalmente, ma non solo, perché abbiamo l’hinterland veneto con Padova e il Trevigiano e soprattutto il Friuli Venezia Giulia, territorio legato alle imprese di guerra, teatro di azioni valorose, ammaraggi violenti e marce patriottiche.

Venezia, al centro di dinamiche ammalianti, fu ampiamente esplorata dal Poeta come si evince dalle sue opere ma anche dai Taccuini ed è singolare che alla città siano legate molte vicende del d’Annunzio più intimo e sofferente (pensiamo alla redazione del Notturno), nonché alcuni dei suoi amori più significativi e soprattutto duraturi: Eleonora Duse “La Divina”, Olga Levi “La Rosa di Guerra” e Luisa Baccara, ultima compagna di d’Annunzio che convisse con lui al Vittoriale e gli sopravvisse per quasi 47 anni.

Un luogo sorprendente di Venezia, poco conosciuto anche perché generalmente non accessibile al pubblico è Palazzo Soranzo Van Axel o Vanassel come scrive Gabriele nei suoi Taccuini, la dimora di Stelio Effrena protagonista superomistico de Il Fuoco, il romanzo veneziano per eccellenza, autobiografico che prelude l’epilogo dell’amore tra il protagonista (d’Annunzio stesso) e la sua amante Foscarina (Eleonora Duse). La “casa di Stelio” è stata aggiunta assieme alle altre dimore de Il Fuoco, alla seconda edizione di Piccola Guida ed incanta con i suoi bellissimi scorci sui marmi della vicinissima Chiesa di Santa Maria dei Miracoli che pare di riuscire a toccare sporgendosi dalle finestre. Il palazzetto tardo-gotico è una scelta che parla chiaro del buongusto del Poeta e del suo amore per la città

Ci sono state sorprese inaspettate durante la stesura del volume?

Sorpresa inaspettata nella stesura della mia piccola opera è stata la difficoltà di dover distinguere, talvolta, tra realtà a e fantasia di alcune fonti di autori eccessivamente creativi che indulgono “in fantasiose invenzioni di tipo goldoniano”. Ho realizzato che avventurarsi nei meandri dell’intricata biografia del Vate può essere difficile anche per dannunzianisti esperti, essendo numerose le fake-news che circolano e che per superficialità o non conoscenza si perpetuano ingenerando errori. Esempio eclatante il fatto che in molti testi “blasonati” si continui a dire che il campo di volo da cui partì d’Annunzio per l’impresa su Vienna è in provincia di Treviso anziché di Padova, probabilmente confondendolo con quello della Squadriglia di Baracca a Quinto di Treviso.

Perché hai deciso di includere un’appendice dedicata ai motti dannunziani?

I motti dannunziani sono certamente uno degli aspetti più sorprendenti ed interessanti del d’Annunzio comunicatore; lui che sapeva arringare le folle ampliandone i sentimenti con lunghi discorsi sapeva anche fare il contrario, distillare in poche parole un significato denso ed efficace che magari affidandosi all’assonanza o allitterazione resti inciso nella mente di chi legge. Che influencer sarebbe d’Annunzio ai nostri tempi!

Posso chiederti a quali progetti futuri stai lavorando?

Conscia che di d’Annunzio è stato già scritto tutto o quasi, un paio di idee ancora ce le avrei! O meglio ce le avremmo, perché, con altri dannunzianisti, stiamo mettendo assieme le rispettive competenze per sviluppare alcuni temi sulla figura di Gabriele d’Annunzio certo già esplorati ma che vorremmo riproporre in modo più moderno e divulgativo, in linea con la mia propensione alla leggerezza in onore al personaggio e lasciando sfide accademiche a persone di più saldo mestiere. Grazie, Emanuela, per l’attenzione che hai voluto dedicare al mio piccolo libro; è oltremodo lusinghiero per me il tuo interesse di scrittrice e studiosa tra la più prolifiche ed originali nel panorama degli studi dannunziani.