Ouagadougou. In un clima di crescente tensione geopolitica e sociale, il presidente ad interim del Burkina Faso, capitano Ibrahim Traoré, ha pronunciato un discorso destinato a lasciare un segno profondo nella storia del Paese e, potenzialmente, del continente africano. Con parole ferme e cariche di significato, Traoré ha ribadito la volontà del suo governo di respingere ogni forma di ingerenza straniera e di percorrere la via dell’indipendenza economica, politica e culturale.

Parallelamente, il suo esecutivo ha annunciato una delle riforme più ambiziose mai adottate in Africa occidentale: l’introduzione dell’istruzione gratuita e universale su tutto il territorio nazionale, dalla scuola dell’infanzia fino agli studi universitari. Una misura che, secondo il presidente, rappresenta la base per una nuova era di emancipazione e progresso.

Tensioni con Washington: “non saremo più schiavi”

Il duro confronto verbale con gli Stati Uniti si è acceso in seguito alle dichiarazioni del generale Michael Langley, comandante dell’AFRICOM (Africa Command), che, durante un’audizione presso il Senato statunitense, ha avanzato sospetti su presunti abusi nella gestione delle riserve aurifere del Burkina Faso. Langley ha persino ipotizzato l’eventualità di un’azione militare o diplomatica volta a “ristabilire la legalità” nel Paese, insinuando che la nuova dirigenza burkinabé stia agendo al di fuori del quadro democratico e trasparente.

In risposta, il capitano Traoré ha pronunciato un discorso trasmesso in diretta televisiva in tutto il Burkina Faso, in cui ha accusato gli Stati Uniti di voler perpetuare pratiche neocoloniali sotto il velo della cooperazione internazionale. “Accettiamo di combattere per il nostro Paese o resteremo schiavi per sempre,” ha affermato con fermezza, aggiungendo: “Nessuna potenza straniera avrà il diritto di decidere il destino del Burkina Faso.”

Una riforma epocale: scuola gratuita per tutti

Nonostante la tensione diplomatica, l’attenzione dei cittadini si è immediatamente concentrata sull’annuncio della gratuità totale dell’istruzione, accolto con entusiasmo in tutto il Paese. La misura prevede l’abolizione completa delle rette scolastiche, la fornitura gratuita di libri, divise, pasti scolastici, trasporti e materiali didattici per tutti gli studenti.

A differenza di altri modelli adottati in Africa, dove spesso solo la scuola primaria è gratuita, il Burkina Faso estende questa misura a tutti i livelli di istruzione, inclusi licei, istituti tecnici e università. L’obiettivo è quello di abbattere le barriere economiche che tradizionalmente hanno limitato l’accesso allo studio, soprattutto nelle zone rurali e tra le fasce più povere della popolazione.

Le catene dell’ignoranza sono più pesanti di quelle della povertà.

Ha dichiarato Traoré, indicando l’istruzione come principale leva di trasformazione sociale.

Formare una nuova generazione consapevole, istruita e libera è il primo passo per costruire un Burkina Faso sovrano e prospero.

Come verrà finanziata la riforma?

Finanziare un progetto di tale portata è, naturalmente, una delle principali sfide. Il governo ha delineato una strategia di finanziamento autonoma, incentrata su tre pilastri fondamentali:

  1. Riduzione delle spese statali non prioritarie, in particolare quelle legate a costi amministrativi superflui e missioni governative esterne.

  2. Maggiore imposizione fiscale sulle multinazionali che operano nel Paese, in particolare nei settori minerario ed estrattivo, dove fino a oggi i benefici per l’economia locale sono stati considerati esigui rispetto al valore delle risorse esportate.

  3. Creazione di un Fondo Nazionale per l’Istruzione, finanziato da donazioni volontarie, contributi della diaspora burkinabé e investimenti pubblici e privati.

A testimonianza della fattibilità di questo approccio, Traoré ha citato il successo di precedenti iniziative autofinanziate, come il programma di cliniche mobili nelle aree rurali, finanziato interamente con fondi derivanti dall’estrazione aurifera gestita dallo Stato.

Un popolo che risponde con entusiasmo

L’annuncio della riforma educativa ha suscitato una straordinaria risposta emotiva da parte della popolazione. Genitori, insegnanti e studenti hanno espresso profonda gratitudine per una misura che molti definiscono come una vera liberazione sociale.

Sui social media e nelle strade delle principali città, si sono moltiplicate le testimonianze di famiglie che, negli anni passati, hanno dovuto scegliere quale figlio mandare a scuola per via dei costi troppo alti. Ora, la possibilità di garantire un’istruzione completa e gratuita a tutti i figli è vista come un sogno che si realizza. Tuttavia, molti osservatori invitano alla prudenza, sottolineando che la realizzazione effettiva del progetto richiederà tempo, investimenti infrastrutturali e una gestione efficiente delle risorse.

Le sfide da affrontare

Il sistema scolastico burkinabé, infatti, presenta numerose criticità strutturali: mancanza di edifici adeguati, scarsità di insegnanti formati, materiali didattici obsoleti e disuguaglianze tra aree urbane e rurali. Per realizzare pienamente il diritto allo studio, sarà indispensabile non solo eliminare i costi diretti, ma anche garantire qualità e continuità nell’insegnamento.

Il presidente ha riconosciuto questi limiti con onestà, ma ha rilanciato con un appello alla partecipazione attiva: “Questa riforma non è un dono calato dall’alto, ma un progetto collettivo. Perché abbia successo, ognuno dovrà fare la propria parte.”

Decolonizzare l’istruzione: un nuovo approccio culturale

Infine, Traoré ha annunciato un’altra novità di grande portata: una revisione profonda dei programmi scolastici con l’obiettivo di decolonizzare il sapere e restituire centralità alla cultura africana.

Non possiamo più insegnare ai nostri figli con libri che ignorano o travisano la nostra storia. La scuola deve formare cittadini fieri delle proprie origini, consapevoli della loro identità e capaci di affrontare il mondo senza complessi di inferiorità.

Ha affermato il presidente, chiarendo che la riforma educativa non sarà solo quantitativa, ma anche qualitativa e identitaria.

Conclusioni

Con queste iniziative, il Burkina Faso si propone come modello di autodeterminazione per l’Africa contemporanea, tracciando una strada che punta all’indipendenza reale, non solo politica ma anche economica e culturale. Se la sfida verrà raccolta con coraggio e pragmatismo, quella che oggi è una promessa potrebbe trasformarsi in una delle più grandi conquiste sociali del secolo per il Paese e, forse, per tutto il continente.

La nuova impostazione curricolare darà maggiore spazio alla storia africana, alle lingue nazionali, alla tecnologia e all'imprenditorialità, promuovendo uno sviluppo endogeno e resiliente.