Riprendiamo il discorso relativo alla multiculturalità che abbiamo iniziato il mese scorso attraverso l’intervista che ho realizzato con due artisti malesi: Sumay Cheah e Joël Lim Du Bois. Qui la prima parte.
Sai Joël, penso che questo sia un posto molto interessante, perché ci sono così tante culture diverse. Ma c'è anche il rischio di perdere le proprie radici. Mi piacerebbe capire come entrambe viviate questo tipo di contrasto.
J: Per quanto mi riguarda è qualcosa che mi tocca nel profondo, di cui sono sempre stato molto consapevole, soprattutto perché provengo da due culture molto diverse, direi completamente diverse, visioni del mondo diverse, tutto diverso. Ho sempre trovato molto difficile gestire questa contraddizione; non sai mai come presentarti e quando lo faccio ci metto un po' a spiegare da dove vengo, come ho fatto con te. E penso che il motivo per cui sono interessato a vivere qui a Penang è che è un luogo assolutamente eterogeneo. Storicamente, era enormemente cosmopolita perché era un porto commerciale molto trafficato e quindi attraeva persone da ogni dove e tutti trovavano un modo non solo per vivere insieme e andare d'accordo, ma anche per influenzarsi a vicenda.
Lo si può vedere nel cibo, lo si può vedere nella cultura in generale come nelle piccole cose di tutti i giorni. Ad esempio, la cultura Peranakan, che è il tipo specifico di cinese che siamo sia Sumay che io, è una specie di miscela che è per lo più cinese, ma in alcuni casi identifica il matrimonio misto tra cinesi e malesi; in altri casi è una famiglia cinese che ha adottato le tradizioni malesi, quindi parole malesi inserite nella loro lingua madre, vestiti e colori malesi, spezie nella cucina malese e così via.
Come ho detto prima, questo è il motivo per cui sono tornato qui, perché volevo ritrovare le mie radici ed è sorprendente come a Penang la tradizione sia ancora viva, anche se ultimamente sta cambiando, ma è singolare come continui a essere molto accogliente e aperta, cosmopolita, ma anche come mantenga vive le nostre tradizioni, il nostro patrimonio.
La Cina ha perso così tanto del suo capitale tradizionale dopo la Rivoluzione Culturale. Non ci sono più templi buddisti o taoisti e alcune feste popolari non vengono più celebrate, mentre qui abbiamo ancora tutto. Queste tradizioni sono rimaste anche a Hong Kong, Taiwan e Singapore, ma soprattutto a Penang nonostante e forse anche perché è un posto così cosmopolita. Ed è per questo che penso sia così interessante.
Vorrei aggiungere un altro punto sulle insegne e su come le cose stanno cambiando lentamente anche qui. Le insegne mostrano le diverse culture che si uniscono e trovano la giusta disposizione. Tutto si adatta ed è equilibrato; tutte le diverse culture sono visivamente presenti.
Parte della ragione di fondo del mio interesse per tutto questo è di origine sociale e culturale. Perché Penang, la Malesia in generale dovrei dire, è cambiata molto, sta diventando sempre più culturalmente divergente. Una ragione di ciò è l'ascesa dell'era digitale e dei social media dove, invece di concentrarsi all'interno della cultura cosmopolita malese, diversi gruppi culturali guardano all'esterno verso le espressioni culturali dominanti trovate online, verso i media occidentali globali, quelli della Cina continentale o i media internazionali islamici e indiani. Questi cambiamenti si riflettono anche nelle insegne dei negozi più recenti, che traggono ispirazione da queste culture di design importate che non sempre si adattano armoniosamente tra loro. Di conseguenza l'eredità e l'identità del design malese locale e vernacolare si stanno perdendo.
Condividete la stessa visione di come l'unione delle identità culturali, o la loro divisione, avveniva in passato e avviene oggi?
S: Penso che sia davvero interessante il modo in cui stiamo affrontando il tema culturale e il rischio di perdere questa unicità e identità. Penso di capire che, per chi è nato e cresciuto all'estero, tornare a Penang per trovare le proprie radici sia una vera e propria ricerca. Il mio è più un modo di vivere connaturato, dato che sono cresciuta qui. Vivo quello che sente Joel in modo diverso, forse più naturale; sono situazioni per me familiari e non le sperimento come lui.
Il mio personale rammarico è dovuto alla scomparsa dei miei nonni e all’amarezza di non aver mai avuto con loro le giuste conversazioni, di non aver mai “salvato” le vecchie storie che spero di poter ricordare per poter condividere la loro saggezza, una saggezza ancestrale.
Per quanto mi riguarda, ho meno problemi con la mia identità. Semplicemente perché dalla parte thailandese (mia madre proviene da Trang, che si trova nella parte meridionale della Thailandia) abbiamo perso la capacità di parlare thailandese.
Mi piace l'idea di sentirmi mescolata. Semplicemente perché penso che la Malesia ci faccia sentire come se fossimo un melting pot di tutto. Studiavo in una scuola nazionale locale, dove tutti i miei compagni di classe provenivano da background e culture diverse. A volte ho la sensazione che, poiché i bambini di solito mettono da parte il colore della pelle e molte altre cose, non vivano questa differenziazione, che è una condizione imposta esclusivamente dagli adulti. Quindi, mi sono divertita molto crescendo, visitando le case degli amici durante i periodi di feste multiculturali. C'è semplicemente molta armonia.
Inoltre, anche nelle grandi città locali, come Kuala Lumpur, siamo tutti ancora molto connessi culturalmente. Non c'è un senso di divisione e l'essere un mix di tutto è una cosa molto normale e a volte addirittura celebrata.
J: Ho la sensazione che una volta fosse diverso. È vero che, durante l’adolescenza di mia madre, per esempio, le culture erano maggiormente separate, in un certo senso, e ognuno si aggrappava alle proprie tradizioni, ma c'era molta più accettazione. Quello che Sumay ha detto a proposito della comunione nelle festività - inviti i tuoi amici indiani, i tuoi amici malesi e loro accettano senza problemi - al giorno d'oggi non accade più perché per i malesi potrebbe essere Haram (qualsiasi comportamento o situazione proibita dall'Islam).
Un tempo era accettabile per i cinesi andare all'Hari Raya o all'Eid, la principale festa islamica. E c'era molto più senso di comunità, di essere tutti malesi, tutti locali, tutti amici, tutti che andavano d'accordo.
Nel tuo lavoro, Sumay, vedo molti riferimenti alle diverse tradizioni culturali malesi.
S: Penso che la mia non sia una scelta politica, ma una scelta molto personale dell'artista. Dicevo che tutti i miei progetti sono ispirati e resi contemporanei da ciò con cui ho familiarità. Non li vedo legati alla tradizione, in un certo senso, e non c'è alcun riferimento alla politica.
È più la bellezza del design, la luce e l'ombra che si uniscono, ma anche la celebrazione dei diversi motivi di cui, come puoi vedere, nessuno è classico. Sono tutti in qualche modo rifatti in base a ciò che penso possa essere il design culturale o in base a come mi sento quando sono ispirata dal design Peranakan. In questo modo dico alle persone che possono creare il proprio design, celebrando comunque la propria cultura nel modo che preferiscono, senza essere troppo tradizionali o troppo rigidi.
È curioso che stiamo parlando di questo argomento perché poco fa, durante la presentazione della mostra, stavo parlando con una persona tra il pubblico e le stavo raccontando il fatto che in realtà siamo tutti interconnessi. Per esempio, le popolazioni di Sabah e Sarawak, nella Malesia orientale, hanno radici ancestrali che risalgono fino a Taiwan e condividono le stesse lingue. E come ha detto Joel, nella mia famiglia parliamo hokkien, che ha molte parole malesi.
Spesso mi confondo con le lingue perché, a seconda della persona con cui parlo, parlo mandarino, malese o hokkien o, come con Joel, in inglese; è come cambiare la frequenza di una stazione radio, anche se ogni tanto faccio un po' di confusione. Mi piace poter parlare in dialetti e lingue diverse, anche se non sono fluente in tutte loro.
J: Ma allo stesso tempo, rappresenti un certo tipo di cosmopolita malese misto o Penangite. Quindi, in termini di lingue, parli inglese, mandarino, hokkien, malese, cinese e nel tuo lavoro hai motivi malesi, ma hai anche motivi peranakan (persone di discendenza cinese/malese/indonesiana), così come motivi giapponesi.
(segue con il prossimo articolo)