Il 20 novembre 1975 moriva “il generalissimo”, caudillo (condottiero) di Spagna, Francisco Franco (il nome completo era Francisco Paulino Hermenegildo Teòdulo Franco y Bahamonde), il generale che aveva compiuto un colpo di Stato in Spagna portando ad una guerra civile e poi alla dittatura.

Nel luglio del 1969 era stata approvata in Spagna una legge che stabiliva che in caso Francisco Franco non avesse avuto la possibilità di ricoprire la carica di Capo di Stato, presumibilmente alla sua morte, Juan Carlos di Borbone avrebbe dovuto assumere il titolo di principe di Spagna, diventando così il Re del Paese. E così accadde nel 1975, quando la dittatura franchista finì, lasciando la Spagna ancora una monarchia borbonica con a capo il re Juan Carlos I.

Nel 1931, in Spagna, con la vittoria dei repubblicani alle elezioni, era stato rovesciato il re Alfonso XIII, al potere dal 1902, che aveva deciso di autosospendersi e andare in esilio, ed era stata instaurata una repubblica. L’episodio era stato visto con sospetto e allarme dai governi di destra come quello italiano, al quale guardavano i generali iberici desiderosi di ricevere sostegno per riappropriarsi del Paese e restaurare un indirizzo politico lontano dal temuto esempio sovietico, che aveva reso il comunismo un fatto certo e imitabile per tutti i suoi sostenitori. Alfonso XIII aveva infatti stretto alleanza con il clero, la borghesia e l’esercito, generando la reazione dei movimenti rivoluzionari che avevano dato luogo ad una sorta di biennio rosso anche in Spagna (dove si chiamerà triennio sovietico). Ne seguirà la dittatura del generale Miguel Primo de Rivera, dal 1923 al 1930.

Sarà proprio il 1930 l’anno di crisi della destra, a seguito delle proteste del Paese seguite soprattutto alla crisi economica del 1929. Il generale lasciò il posto ad altri militari, mentre i repubblicani vinsero alle elezioni del 1931 in molte aree spagnole. Personalità italiane si erano subito spese contro la neonata repubblica spagnola e si erano adoperate per sovvenzionare i militari già dal 1932. Un accordo ufficiale che impegnava il governo italiano a fornire armi, soldi e appoggio politico ai rivoltosi è stato firmato nel 1934.

La Spagna intanto viveva un momento di profonda tensione, con scioperi e organizzazioni per l’indipendenza, tensioni tra i vari esponenti sindacali e politici, la necessità di organizzare un Paese omogeneizzando le forze che lo componevano, arresti e uccisioni. La situazione politica ed economica ereditata non era di facile gestione. Seguirà pertanto un biennio di scontri, tra il 1934 e il 1935, seguito alle elezioni del 1933 che avevano indebolito la repubblica, portando una virata a destra. Tuttavia già alle elezioni del febbraio 1936 si tornò a compattare i voti intorno al Fronte Popolare costituito da socialisti, repubblicani, comunisti e altre forze.

Il colpo di Stato del generale nazionalista Francisco Franco generò proprio dalla Seconda Repubblica Spagnola che contestava, ispirandosi al fascismo italiano. Con lui i generali Emilio Mola, Gonzalo Queipo de Llano e José Sanjurjo, in tutto quattro generali che organizzarono la ribellione dei militari contro la repubblica nel luglio 1936. Franco si trovava in Africa, nel Marocco spagnolo, e si mise a capo delle truppe ammutinate, guidando poi le forze nazionaliste del Sud della Spagna, quando anche Cordova, Granada, Toledo, Valladolid, Burgos insorsero. Morti i suoi colleghi, Franco restò il leader dei nazionalisti e per questo venne soprannominato “il generalissimo”.

Cominciò una sanguinosa guerra civile che alla fine venne denominata la prova generale per la seconda guerra mondiale. Davanti al colpo di Stato militare, infatti, si schierarono le forze regolari del Paese con la sinistra appoggiata dai Paesi sovietici, mentre con Franco si schierarono, anche se non ufficialmente, le forze di destra, tra le quali Italia e Germania, già dittature. La partecipazione al conflitto spagnolo avvenne per scelta volontaria, ma furono molti coloro che partirono per dare il loro contributo in Spagna, sia che entrassero nelle Brigate Internazionali a difesa della Repubblica da una parte, sia che sostenessero i golpisti dall’altra.Con Franco vennero riunite tutte le forze di destra iberiche, sia tradizionaliste che fasciste, anche se lui potrebbe essere definito più come un reazionario senza un vero e proprio progetto politico da perseguire.

Il 27 febbraio 1939 Francia e Gran Bretagna riconobbero il governo di Franco; in marzo la Spagna firmò con il Portogallo un patto di non aggressione. Il primo aprile la Spagna era controllata dal “generalissimo” e poté decretare finita la guerra civile. Franco intraprese una campagna per sostenere il culto della personalità su modello italiano e tedesco, mentre il Partito della Falange avrà il compito proprio di completare l’opera politica dei golpisti. Il legame con la Chiesa, il ruolo strategico di una Spagna di destra durante la Guerra Fredda, faranno sì che il Paese potesse avere un certo consenso, anche da parte di quelle nazioni che avevano combattuto il nazifascismo durante la seconda guerra mondiale, alla quale la Spagna, per le condizioni del Paese dopo la guerra civile, non ha partecipato. Alla morte di Francisco Franco, dopo il ritorno del Re, verrà scritta la Costituzione, promulgata nel 1978.