Non bisogna andare troppo lontano per scoprire meravigliosi ed eterni giardini. Non è necessario desiderare un paradiso terrestre o la terra promessa; sul nostro pianeta esiste già una natura che affascina, che non si arrende, nonostante tutto.
Eleganti aiuole, maestosi giardini dove l’animo si perde e si ritrova in una dimensione tutta nuova. Tra bellezze mozzafiato e spettacolari spazi verdi crescono fiori profumati, insieme ai fiori del male e ai fiori di fuoco.
La statua di Apollo e il Grand Canal, teatro dei festeggiamenti alla corte di Luigi XIV ci catapultano negli immensi giardini di Versailles. Il parco francese è aperto al pubblico tutti i giorni gratuitamente. Ad Arcen - Paesi Bassi, 15 giardini formano un complesso che si stende su 32 ettari di terreno.
In Campania, invece, la terra cambia volto e si chiama Terra dei fuochi. Gli Antichi Romani la definirono Felix, volendo evocare la fertilità della regione, l’incredibile intreccio di elementi naturalistici, di cui oggi ancora esistono reminiscenze in luoghi come Sorrento, Amalfi, Capri, Pompei e non solo. Mare, sole, natura – fino a pochi anni fa la Campania era ricca e fertile, era Felix.
Le note e tristi vicende che si sono susseguite in questi anni hanno trasformato non solo il nome Felix in “Terra dei fuochi”, ma anche le speranze e la morfologia della vita in questo luogo. Qualche mese fa la CEDU - Corte Europea per i diritti dell’uomo - ha condannato l’Italia per inquinamento, per sistematico abbandono delle istituzioni, disastro ambientale e sanitario che da decenni affligge la Terra dei fuochi e per tante altre cose (evocando diritto alla vita, diritto alla salute), che farebbero rabbrividire chiunque abbia una coscienza.
Al di là delle inadeguate risposte che le istituzioni fino ad ora stanno dando riguardo la sentenza, mostrando contraddizioni, malafede e incompetenza, avviene una nuova metamorfosi. La Terra dei fuochi si trasforma in questi giorni, in una mostra grazie all’artista francese Anaïs Tondeur, che con la sua esposizione Fiori di fuoco – Testimoni delle ceneri offre una rappresentazione artistica dell’ex Campania Felix. Si tratta di un’esposizione presente da Spot Home Gallery di Cristina Ferraiuolo, a Napoli, fino al 12 aprile 2025.
Coltivato durante una residenza da Spot home gallery nel corso dell’anno 2024, con la guida di scienziati e abitanti del territorio, Fiori di fuoco prende la forma di una corrispondenza tra Anaïs Tondeur, il filosofo Michael Marder e alcune comunità di piante che curavano l’uomo al tempo dei Romani, prima dell’eruzione del Vesuvio, e che, oggi, contribuiscono alla guarigione dei suoli, contaminati dall’incenerimento e dalla sepoltura dei rifiuti tossici nelle profondità della regione.
Riprendendo il rituale della poetessa e botanica Emily Dickinson, che allegava una pianta essiccata alla sua corrispondenza (o talvolta racchiudeva le sue poesie in composizioni floreali), Anaïs Tondeur invia queste fitografie al filosofo Michael Marder, che risponde con una serie di lettere indirizzate a ciascuna pianta. Dopo aver ricevuto le lettere, la fotografa torna dalla pianta per leggerle le parole del filosofo, raccogliendo al contempo una nuova fitografia della pianta.
In questo modo, il filosofo e la fotografa aprono spazi di incontro con piante marginali, dimenticate dal nostro inconscio ecologico. In una discarica trasformata in un laboratorio fotografico a cielo aperto, intrecciano legami intimi con espressioni di vitalità ecologica che crescono tra le rovine del capitalismo. La fotografa ha cercato le piante da riprodurre in nove siti contaminati da rifiuti tossici e roghi in Campania. Ne sono nate opere d’arte da mostrare al mondo. Il paragone tra esseri viventi è forte. Tra piante e umani. La natura che nasce, che germoglia tra le rovine è un po’ la storia delle persone che vivono e muoiono (non per vecchiaia) nella terra dei fuochi.
E il richiamo con altri fiori, quelli del male, del poeta maledetto è inevitabile, anche solo come simbolo evocativo, in una continua lotta tra bellezza e rovina. Le fleurs du mal fu un’opera controversa e misteriosa, fu persino censurata. Infatti, la direzione della Sicurezza pubblica denunciò l'opera per oltraggio alla morale pubblica e offesa alla morale religiosa. Charles Baudelaire e gli editori vennero condannati a pagare una multa e alla soppressione di sei liriche incriminate come immorali.
Qualche verso maledetto e sublime, rivive ancora oggi tra i roghi, sulle foglie che Anaïs Tondeur ha cercato e immortalato, catturando la loro bellezza come la sventura di crescere nel fuoco. Tra le piante che guariscono le ferite, come il tempo che passa ma che non passa mai. La malinconia racchiusa nella poesia Spleen (LXXX) richiama aiuole e maestosi giardini, ma poi si ferma e si riversa in un giorno nero.
e lanciano verso il cielo un urlo spaventoso,
simile agli spiriti erranti e senza patria
che si mettono a gemere ostinatamente.E lunghi cortei di carri funebri, senza tamburi né musica,
Sfilano lentamente nel cuore; la Speranza,
Vinta, piange, e l’Angoscia, dispotica ed atroce,
Infilza sul mio cranio la sua bandiera nera.(Charles Baudelaire)