L’esistenza come un processo ossidativo in cui la materia si disgrega per poi ricostituirsi in altra forma; in un viaggio, quasi karmico, nel solco di un’evoluzione alla ricerca dell'"essenza vitale". Potrebbe condensarsi in questo concetto la ricerca artistica e materica di Mark Cattaneo, artista padovano 48enne che da 15 anni rincorre la materia che si modifica di stato e cromaticamente sulle sue lastre di ottone. Pittore e scultore, Cattaneo trova la sua strada dopo avere frequentato il corso sulle ossidazioni tenuto dal maestro Lorenzo Burchiellaro a Este. L’agnizione avviene, quasi naturalmente, e la consapevolezza di avere trovato la tecnica e il supporto giusto, sono quasi una folgorazione sulla via di Damasco.

Nelle opere di Cattaneo, attualmente in mostra alla Galleria Cavour di Padova con la sua personale “Caos” fino al 5 novembre, si intravvede una spiritualità folgorante, quasi mistica. “Da tempo - racconta l’artista incontrato nel giorno dell’inaugurazione della sua personale - sentivo l’esigenza di esprimermi in una modalità diversa dalla pittura. L’incontro con il maestro Burchiellaro mi ha aperto la finestra su un mondo espressivo che meglio mi rappresenta, un mondo finalmente mio. Ho iniziato a sperimentare con alcune sostanze acide come il muriatico, cloridrico, ma anche soda caustica e ammoniaca su lastre di ottone. Le forme e i cromatismi che assumevano le sostanze sull’ottone erano affascinanti e misteriose, ed erano a me affini. Con l’acido cloridrico, ad esempio, emergeva il rosa, o il giallo. Da sempre sono stato affascinato dal ferro arrugginito, e l’idea che di non poter controllare il risultato di un gesto artistico é sempre stato per me un valore aggiunto”.

Lasciare andare le cose per poi osservarne il risultato, quasi sempre perfetto, è la poetica che anima il lavoro di Cattaneo che, alle sue opere, aggiunge elementi materici: terra, aghi di pino, chiodi arrugginiti. “Non ho mai voluto essere padrone della materia - continua l’artista che nel tempo ha disseminato di sue opere, le famose Serie, anche città come Venezia (Serie8), Roma (Serie 9) e il Veneto tutto (Serie 1.196). - Ecco perché il tema della mia personale è appunto il caos, che non è sinonimo di confusione ma bensì di equilibrio asimmetrico che si manifesta in un continuo generare possibilità. Accarezzato da questa incessante successione di eventi generativi, l’uomo viene trasportato seguendo la marea, pensando di tracciare una propria rotta”. Una decisione individuale che si scontra con l’assoluta non prevedibilità degli accadimenti e della sue infinite variabili. Del resto, per Cattaneo la visione particolare di ciascun individuo “determina la scelta di una direzione della non assoluta prevedibilità degli accadimenti e delle sue infinite variabili”, che diventano un valore fondante nella deviazione dai percorsi principali.

Le aggiunte di terra e di oggetti nelle opere di Cattaneo rappresentano il collegamento con l’aspetto umano, il vissuto di persone che hanno conosciuto quella forma, l’hanno praticata. Ecco che i chiodi e i chiavistelli sono i passe-partout dell’anima di chi ci ha preceduto. “I chiodi arrugginiti sono le nostre paure, il modo in cui siamo riusciti ad affrontare le avversità della vita, i dolori da cui abbiamo appreso le lezioni più importanti, sullo sfondo metto un colore monocromo che sta a testimoniare l’energia che scaturisce anche nel momento di maggiore difficoltà”.

Dal 2010 la produzione di Mark Cattaneo si stanzia tra pittura materica, contaminazioni di materico e pittura, fotografica attraverso metalli, resine, terracotta e legno. Nel 2017 inizia il ciclo di abbandono di opere, con la Serie 7, realizzate in ceramica raku con l’integrazione di legno, ferro e diversi filamenti, disseminandole tra gli spazi preposti all’arte nel contesto della Biennale di Venezia, oltre che sparsi lungo le calli della stessa città, liberandole a ignoto destino. Nelle totale libertà, come sanno tutti gli artisti, emerge l’opera migliore.