“Con i se e con i ma la Storia non si fa” è un vecchio adagio degli storici, dettata da una sorta di determinismo. Se è andata così non poteva che andare così, ogni speculazione su come sarebbe potuta andare è inutile. Eppure il gioco dell’ ucronia (dal greco “non tempo”) o Storia alternativa ha affascinato diversi scrittori, sin dall’antichità. L’esempio più classico di ucronia è quello sulla Seconda Guerra Mondiale, immaginando il mondo dopo un’ipotetica vittoria dell’Asse, evento che avrebbe realmente cambiato la Storia in peggio. Il nazismo ha rappresentato un pericolo mortale e la sua sconfitta è stata la cosa migliore.

L’ucronia basata su una ipotetica vittoria di Hitler ha una sua utilità: immaginare il mondo sotto il tallone nazista è utile per riflettere sullo scampato pericolo. Le due opere più famose su questo filone sono certamente The Man in The High Castle di Philip K. Dick e Fatherland di Robert Harris, ma va ricordato anche un racconto di Giovannino Guareschi apparso su Candido nel 1948 anticipando le più celebri opere anglosassoni: L’ipotesi proibita: se avesse vinto Hitler nel quale si immagina una vittoria nazista in zona Cesarini con un diluvio di bombe atomiche su Mosca e il ritorno del fascismo in Italia con la fucilazione di Vittorio Emanuele III, il cui corpo viene appeso per i piedi a Piazza Venezia, come nella realtà accadde con quello di Mussolini a Piazzale Loreto. Ipotesi che terrorizzava il baffuto papà di don Camillo, reduce dal lager, quanto l’ipotesi di una vittoria comunista alle elezioni del 1948.

Ma se l’ucronia ha il suo apice nella letteratura sull’agghiacciante ipotesi di un’Europa dominata dal Terzo Reich, questo genere nasce molto prima. Anche in questo caso il precedente più antico risale alla classicità: nel nono libro della sua Storia di Roma (Ab Urbe Condita) Tito Livio fa una digressione in cui immagina che Alessandro Magno non muoia a Babilonia e volga il suo sguardo a Occidente cercando di conquistare l’Italia e Roma. Ovviamente Livio scommette su una vittoria romana contro il Macedone, adducendo anche i suoi motivi: bisogna però tener conto che l’opera di Tito Livio si inserisce nel contesto della propaganda augustea, fortemente nazionalista e romanocentrica, ostile alle influenze ellenistiche sulla cultura latina. Altro esempio interessante di ucronia è l’opera di uno sconosciuto autore francese ottocentesco, Louis Geoffroy Napoléon et la conquête du monde, 1812 à 1832 - Histoire de la monarchie universelle che prende spunto dall’ucronia più gettonata prima che quella riguardanti Hitler la soppiantasse, ovvero “e se Napoleone avesse vinto a Waterloo”.

Geoffroy pone la divergenza non a Waterloo, ma alla Campagna di Russia: Napoleone conquista l’impero zarista e poi tutto il mondo, stabilendo una monarchia universale francese, abolendo l’Islam e cristianizzando il mondo. Durante un viaggio arriva vicino a Sant’Elena e, come spaventato da qualcosa, dice di evitare quell’isola. Altra ucronia simile è Storia della Toscana sino al principato dell’accademico Lorenzo Pignotti: qui si immagina che Lorenzo il Magnifico non muoia nel 1492 a soli 44 anni ma sopravviva. Il Medici arriverebbe a unificare l’Italia con secoli di anticipo e a reprimere la Riforma protestante.

Queste ucronie sono poco significative rispetto a quelle novecentesche e, in particolare, hitleriane, perché si tratta perlopiù di wishful thinking dei loro autori e non pongono reali interrogativi su cosa sarebbe stato davvero il mondo in un universo alternativo. Già più interessante un’ucronia firmata da un autore d’eccezione, vale a dire Winston Churchill. Il grande nemico di Hitler che poteva essere la persona più indicata per scrivere ucronie che riguardassero la vittoria del Reich si occupa, a sorpresa, della Guerra Civile Americana con If Lee Had Not Won at Gettysburg. Immagina un mondo in cui la Confederazione ha vinto la guerra e non esistono gli Stati Uniti ma gli Stati Confederati d’America. In questo contesto uno scrittore immagina, con un gioco di scatole cinesi, un mondo in cui l’Unione ha battuto la Confederazione.

Questo tipo di acrobazia ucronica sarà ripreso da Philip K. Dick in The Man in The High Castle. Un esempio di ucronia interessantissima ma che non è stata “portata sino in fondo” è quella proposta dallo scrittore greco Nikos Kazantzakis nel suo L’Ultima Tentazione di Cristo da cui Martin Scorsese trasse un controverso film: e se Gesù non fosse stato crocifisso? Kazantzakis non spinge fino in fondo il pedale e con un plot twist finale riporta tutto al racconto evangelico (tra l’altro per i musulmani l’ipotesi di Kazantzakis è verità di Fede affermata dal Corano). Altro tipo di ucronia si trova nel fumetto Watchmen di Alan Moore in cui gli Stati Uniti hanno vinto la guerra del Vietnam e Nixon è stato eletto per ben cinque mandati.

Ma sono le ucronie su Hitler e la Seconda Guerra Mondiale a farla da padrone. Ci sono interessanti variazioni sul tema come quelle di Mario Farneti con la trilogia di Occidente ed Enrico Brizzi con L’inattesa piega degli eventi in cui un Mussolini che nel 1940 sceglie la neutralità porta il fascismo a sopravvivere alla guerra. Oppure La parte dell’altro di Eric-Emmanuel Schmitt dove Hitler, ammesso all’Accademia di Belle Arti di Vienna che quindi diventa artista e non dittatore genocida, viene psicanalizzato da Freud che fa emergere quella parte oscura che noi conosciamo e che si nasconde in tutti noi.

Ci sono territori inesplorati dell’ucronia (e se fossero stati i Maya a scoprire l’Europa oggi saremmo sottomessi ad una civiltà che pratica sacrifici umani? Se Costantino non si fosse fatto cristiano quali sviluppi per il politeismpo classico?) e oggi con la teoria quantistica dei multiversi si può pensare che molti di quei mondi siano effettivamente “possibili” da altre parti. Ma soprattutto può arrivare il messaggio che il mondo nel quale viviamo non è così scontato