Per virtù di questa pietra la fenice brucia E si riduce in cenere ma la cenere porta in sé la nuova vita…Questa pietra è anche chiamata Graal… Oggi è il Venerdì Santo e a dire il vero si potrà vedere una colomba che cala giù dal cielo a portare una piccola ostia bianca: la posa sulla pietra, la colomba di candore lucente e torna in cielo.

(Wolfram Von Eschenbach, Parzival, IX)

La colomba nell’iconografia medioevale cristiana viene associata quasi automaticamente (più nella percezione attuale che in origine) all’immaginario simbolico dello Spirito Santo unicamente per il ricordo dell’episodio vangelico del battesimo di Gesù nel Giordano. Nel celebre passo il Battista riconosce che Gesù è il Messia atteso e annunciato perché “vede lo Spirito scendere su di lui in apparenza di colomba” come gli era stato profetizzato (Marco, 1,9-11; Matteo, 3,13-17; Luca, 3, 21-22).

La colomba quindi da segno profetico-teofanico viene ridotta nell’ermeneutica seriale-massificante moderna a semplice simbolo di una delle tre persone della divina Trinità cristiana. Ma esistono anche altre significanze scritturali come la misteriosa colomba citata più volte nel Cantico dei cantici di Salomone o nei Salmi: splendono d'argento le ali della colomba, le sue piume di riflessi d'oro (Salmo 67) o evocata nel nome di una delle figlie di Giobbe (42,14). Oltre a ciò la colomba appare quale segnaletica autonoma nell’araldica e nell’immaginario simbolico dei Longobardi quale segno regale e profetico.

In Santa Maria delle Pertiche in Pavia quando si doveva scegliere un nuovo re spesso si elevava un’alta asta e si attendeva quale uccello vi si posasse. La colomba indicava il nuovo re. Simile al tema della “verga fiorita” di Giuseppe al Tempio nei Vangeli apocrifi popolari. Nel sacro campo attorno a quest’asta mantica si elevavano numerose altre aste con una colomba sul vertice a ricordare re, comandanti e nobili guerrieri longobardi caduti eroicamente lontano dalla loro terra. Il tema è ricordato da Paolo Diacono quanto da Chretien de Troyes in uno dei suoi romanzi cavallereschi.

La colomba quale emblema germanico. All’interno della stessa arte sacra cattolica vi sono varianti nella resa di questo emblema che stupiscono. Si pensi ad esempio all’Annunciazione con San Luca di Benedetto Bonfigli (Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria). Qui abbiamo una colomba aggressiva, fiammante che sputa fuoco e tiene fra gli artigli un sole rosso radiante che ricorda quello dei Visconti e delle Abbazie cistercensi lombarde. Una Colomba solarizzata e ignea che rinvia ad alcuni carismi della Fenice.

Un sole-colomba di origine germanica-longobardica che interferisce con la resa narrativa canonica, dolce, poetica dell’azione fecondante dello Spirito Santo sulla Vergine Maria. Una colomba che ricorda quella di Isabella di Valois e di Giangaleazzo Visconti, emblema riscritto dal Petrarca per le loro nozze e che vede una colomba infissa su di un sole oro radiante. Una Colomba-Fenice anche in questo caso.

Ricordiamo che lo stemma di Isabella di Valois con le sue cinque colombe d’oro era già presente nello stemma di Edoardo il Confessore mentre nella corona di Bianca di Valois, prima moglie di Carlo IV troneggia un’aquila-colomba d’oro (tesoro di Sroda. I Valois sono stirpe estremamente nobile in quanto provengono dai Capetingi i quali a loro volta derivano dai Vermandois ed Elisabetta di Vermandois era la potente moglie di Filippo di Fiandra-Alsazia, primo commitente del primo romanzo del Graal: il Perceval. Simile colomba d’oro e fiammante compare negli affreschi degli Zavattari nella Cappella di Teodolinda nel “Duomo” di Monza, chiesa che all’origine la regina Teodolinda fece costruire e dedicate al Battista quale Tempio Nazionale dei Longobardi.

Non è un caso che ancora oggi nel Tesoro del Duomo di Monza possiamo ammirare la “la chioccia” d’oro con i suoi sette pulcini: allegoria mistica delle Pleiadi e segno di un antichissimo culto (la leggenda delle uova d'oro]. Questa simbologia della colomba-fenice riceve una consacrazione mistica-cavalleresca massima nel Parzival di Wolfram Von Eschembach, il secondo romanzo del Graal dove viene associata ad una teofania graalica periodica, annuale, misteriosa. In questo romanzo graalico (e anche negli altri) compare anche la tortora quale segnaletica graalica come pure la pantera, il luccio e il cervo.

Possiamo rinvenire altre simili anomalie araldiche? Sì, se consideriamo il simile emblema dell’“Aquila bianca” che compare nello stemma di importanti famiglie-feudi della Lotaringia, che è l’area culturale di riferimento dei romanzi del Graal: Bar, Lorena, la contea di Boulogne e la contea di Borgogna. Tre aquile bianche si vedono nel Gran Armoriale dell’Ordine Equestre del Toson d’Oro in riferimento allo stemma del Re-poeta Renato d’Angiò (Lille, 1435) e possiamo elencarne più ricorrenze in quella meravigliosa miniera simbolica che è il Codice Manasse conservato nella Biblioteca Universitaria di Heidelberg. Già la tavola n° 2 appare molto esplicita mostrando il Re Corrado IV, figlio dell’Imperatore Federico II di Svevia, descritto vestito di verde (colore graalico nel Parzival) che và a caccia a cavallo lanciando un’aquila bianca all’inseguimento di un’altra aquila.

Corrado IV quale ultimo “Re del Graal”? Il segno ritorna quale anomalo emblema in alcuni poeti-cavalieri che sembrano usciti dai romanzi del Graal: Friedrick Von Leiningen che vince a duello con la gualdrappa del cavallo ricca di aquile bianche : tre per ciascuno dei sei scudi (tavola 13), lo stemma di Herr Ulrich Von Gutemburg che appare vestito con una tunica verde e un copricapo verde con occhi di pavone, animale graalico (tavola 32); Spervogel che tiene un’alta asta rossa sulla cui vetta si posa una colomba e sotto altri uccelli (tavola 34); Herr Leuthold von Seven con un’aquila argentea (tavola 52) e infine alla tavola 60: Hartamann Von Aue, cavaliere-poeta che traduce in tedesco i poemi di Chretien de Troyes. La gualdrappa del suo cavallo è blu con teste di aquila bianca: tre sul vessillo, tre sullo scudo e otto sulla gualdrappa. Segno delle famiglie merovinge del Graal che sole potevano creare altri cavalieri mistici ed erranti?