Un caffè costa novanta centesimi, ma può arrivare anche a dieci euro se lo prendi in Costa Smeralda o a Capri. Il luogo cambia tutto, se non altro, offre altre prospettive e può aprire a nuove visioni. Una pianta può crescere o morire se interrata in un giardino o in un vaso sul terrazzo; dipende dal sole e dalla giusta umidità, dall’ombra, da chi e cosa c’è intorno.

Non siamo diversi, noi esseri umani, mai gli stessi, tant’è vero che possiamo sbocciare o morire e questo può dipendere dai luoghi.

In un’estate rovente appena iniziata, c’è poco spazio per un po’ di refrigerio per anima e corpo. Diventano bollenti perfino i pensieri, tutto si dilata e si confonde in un oceano d’incertezze per quello che sarà. L’arrivo della bella stagione dovrebbe aprire un periodo di riposo, servire a ricaricarsi, offrire un’occasione per circondarsi di bellezza, ma per buona parte del tempo si naviga a vista e con scarsa visibilità.

Diventa difficile, quasi impensabile strapparsi per un momento quelle radici amate e odiate, e andarsene in giro in cerca di luoghi e condizioni favorevoli, dove non è più necessario dare perle ai porci. Sarebbe faticoso e rischioso perdere qualche foglia o addirittura rinsecchire per il clima arido e la presenza in costante aumento di erbacce inutili perfino ad accendere un fuoco.

E allora, cercare è d’obbligo. Una strada, un percorso, una meta. Una pausa dalla meschinità e dalla mediocrità che sopprimono l’anima. E così la ricerca continua e un punto lontano potrebbe sembrarci vicino e allo stesso modo irraggiungibile, come il lungomare Caracciolo a Napoli. Arrivando da Piazza del Plebiscito e seguendo l’odore del mare, appare da lontano Castel dell’Ovo e Partenope, la sirena approdata su Megaride priva di vita. C’immergiamo nel Borgo Marinari, casa e conforto per i pescatori che rientrano dalle lunghe ed estenuanti fatiche del mare, con le reti un po’ piene, un po’ vuote. Immersi e confusi nelle voci di eterne sirene, arriviamo alla Villa comunale, ed eccole le tredici fontane, volute da Ferdinando IV di Borbone, ispirato dalle “Tuilieres” di Parigi, ecco le due file di gradini adibiti a sedie, dal lato che affaccia sul mare. Davanti ai nostri occhi, come un sogno appare l’Orto botanico, un paradiso di specie erbacee, di alberi e arbusti, provenienti da ogni parte del mondo. Le piante fatte della nostra stessa sostanza, il riposo, il refrigerio, la pace per lo spirito.

Qui passeggiamo in tutti i luoghi e le epoche del mondo, fra le piante del deserto, fra quelle velenose, da spiaggia, i frutteti, gli agrumeti e le piante mediterranee. Serra Temperata è un’armoniosa costruzione appena restaurata, con una lunga facciata dove le semicolonne doriche scanalate si alternano alle vaste aperture ad arco, chiuse da vetrate. Accanto all’ingresso dell’Orto, ecco l’edificio dove risiede il dipartimento di Biologia vegetale della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Napoli. Dalla parte dove l’orto confina con l’Albergo dei Poveri, s’intravede il castello, che deve il nome alle due torri circolari della facciata. La struttura accoglie il Museo di Etno-botanica e Paleo-botanica che racconta l’origine dei gruppi di piante venute alla luce sulla terra nel corso delle varie epoche, regalando una meravigliosa visione storica delle specie viventi.

Dai Quartieri Spagnoli a Forcella, Spaccanapoli è la strada che taglia in linea retta Napoli. La Chiesa del Gesù Nuovo, l’Obelisco dell’Immacolata e il Monastero di Santa Chiara ci aspettano. La Chiesa è una costruzione tipica del barocco napoletano, con marmi, decorazioni e dipinti di grande valore storico artistico.

Poi, il luogo si sposta nelle periferie per ammirare i volti che Jorit ritrae sui palazzi: Che Guevara, Maradona a San Giovanni a Teduccio, San Gennaro in Via Duomo.

La bambina di Ponticelli - il viso di bambina che l’artista napoletano ha dipinto su una parete di un palazzo vicino alla chiesa dei Santi Paolo e Pietro si chiama - Tutti i bambini delle periferie. Questo dipinto ricorda l’incendio doloso del campo Rom di Ponticelli avvenuto nel 2008 e la tragedia del 2011 in un campo rom della periferia romana in cui persero la vita quattro bambini. Poi, il volto di Pasolini a Scampia e Martin Luther King a Barra.

Ecco i luoghi in cui perdersi e ritrovarsi, ecco le parole, come quelle che pronunciò proprio Martin Luther King: Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore, piccola saggina sulla sponda del ruscello. Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio. Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella. Sii sempre il meglio di ciò che sei. Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere. Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita.

E con questi pensieri, perfino il caldo sembra meno asfissiante, e quel dolore silenzioso si mescola con un’inspiegabile, intima gioia, proprio come avviene con l’ombra e gli spazi al sole, con la bellezza e le tenebre.

Nel volto del Cristo velato al centro della Cappella Sansevero, è il luogo. Il panorama visto dalla chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina è il posto giusto per rinascere, ammirando il mare, sognando le sue profondità, il canto melanconico e sfuggente di Partenope. Le onde del mare ci cullano, come marinai un po’ inesperti, come piante ben salde alle proprie radici ma protese verso il cielo.