Questo mio nipote, il secondo in ordine di tempo, non ha un inizio. Mentre per Natalia le parole scorrevano come un fiume in piena, per Federico la parola arretra, devo riconquistare un respiro regolare e cercare di mettere ordine nel groviglio di immagini e di emozioni che mi attraversano la mente.

"Chi mi legge?"

Inizierò da qui. Dalla sua prima frase. Questa la sua richiesta e i libri hanno continuato ad essere la sua fonte principale di benessere, il suo nutrimento dell'anima che lo avvolge in una specie di aura che tutto comprende.

La lettura viene prima; viene prima del cibo, del movimento, del sole, del mare, delle amicizie e il lavoro fatto con cura e disciplina gli permette di essere poi libero, di leggere, naturalmente.

Nelle tre case che ha abitato, il suo nido era ed è il sottotetto, dove con la sua altezza, stava e sta meglio steso.

Alla libreria "Modernissima" e alla libreria "Longo", qui a Ravenna è il cliente preferito. Creatura d'ombra è l'impronta perfetta di mia sorella Viri.

Nel ricordo più lontano nel tempo rivedo, a Fano nella casa dei nonni, in quella stanza che era insieme biblioteca, studio di pittura e luogo di pranzi prelibati, un cono d'ombra che accoglie in lettura perenne mia sorella Viri. Riesce a rimanere rannicchiata nell'angolo più buio del divano per pomeriggi interi. Non sopporta la luce e il caldo estivo. Lei sta, lei sta dentro il libro. E così è Federico.

L’altra passione è la visione di film, preferibilmente con sua zia Marcella. Sono informatissimi e quando ci troviamo qui a pranzo fanno i loro commenti. Valentina mi dice: "Ma li senti quanto sono insopportabili?"

La bellezza

A volte la bellezza, nei rapporti umani è un intralcio, se poi come accade a Federico, la bellezza viaggia in compagnia di timidezza, sensibilità e insicurezza, può diventare ingovernabile.

Perché parto proprio dalla bellezza che magari è una componente minoritaria rispetto a tutto il carico che, in questo caso un bambino, deve compiere per comprendere e poi accettare scelte affettive che fanno e faranno di lui "un diverso"?

Di questioni di grande portata si tratta, ma io parto dalla bellezza, perché in Federico era ed è la prima cosa che colpisce e rivela altri doni. Un colpo al cuore eccessivo che inquieta e spesso crea invidia.

Sono stata una testimone.

Ho visto la sua bellezza prendere corpo, ho condiviso il disagio di giornate difficili al Bagno Moderno, a Marina Romea. Giornate difficili per un bambino alla ricerca del proprio essere che istintivamente lo portava a condividere i giochi con la sorella e le altre amiche e imposizioni esterne che lo trascinavano nel gruppo di bambini che Valentina e io chiamavamo "le iene".

Le iene erano, come Federico, figli di una borghesia benestante che trasmetteva certezze: il bianco, il nero, il grasso, il magro, il bravo, il somaro, le femmine e i maschi, con ruoli annessi e connessi. Niente dubbi né incertezze. Federico invece navigava in un mare di incertezze e le iene avevano fiuto; avvertivano in lui qualche cosa di diverso. Appunto.

Oltre alla bellezza Federico aveva altre doti. Sapeva nuotare alla perfezione, ma questo era un difetto sopportabile perché i ravennati continuano ad essere contadini e preferiscono di gran lunga giocare a racchettoni, però anche qui Federico era il migliore. Imperdonabile. Iniziò così a circolare la voce che era una "femminuccia".

Ho continuato a seguire Federico come fanno tutte le nonne in pensione perché hanno più tempo libero dei genitori; però ho perso di vista le sue relazioni con amiche e amici. Lo seguivo invece quotidianamente nei compiti a casa, negli incontri familiari, nelle letture, nelle passeggiate in pineta, nei compleanni al mare. Qualche cosa di non detto rimaneva nell'aria, sospesa. Raramente ho avvertito segnali, subito rimossi come una nuvola passeggera. Inoltre, non riesco a fare domande e tanto meno chiarire alcunché di nulla neanche a me stessa. Preferisco essere avvolta nelle millenarie nebbie bizantine, anche se ora sono quasi del tutto scomparse, cancellate da giornate ventose cariche di una luce accecante.

A nemmeno 6 anni i miei compagni mi chiedevano se fossi gay con tono dispregiativo, come se fossi un appestato, una persona pericolosamente strana.

(Federico)

Il labirinto

All'inizio Federico prova a seguire quella che gli pare essere la strada maestra, la meno accidentata e quella indicata dalla maggioranza dei suoi amici. Ce la mette proprio tutta, si adegua e segue la superficie degli eventi, sicuro di trovare proprio lì l'uscita e sentirsi, così, finalmente libero e felice.

In questo primo processo conoscitivo di sé lungo almeno tre anni, trova invece sbarramenti del senso e della ragione e corre più volte il pericolo del non ritorno. Ci riprova una due tre volte e capisce che da solo, anche se mette in campo coraggio e intelligenza uniti a istinto e irrazionalità - l'equilibrio di questi quattro elementi credo sia impresa quasi impossibile - non ne uscirà.

A 12 anni, senza neanche capire il perché, mi forzavo ad essere una persona totalmente diversa. Nella mia testa, quasi inconsciamente, dovevo essere più maschile e avere più amici che amiche.

(Federico)

Inoltre, esiste e resiste la circostanza universale per cui nell'adolescenza e nella prima giovinezza si evitano accuratamente, forse giustamente, confidenze con persone e parenti adulti e anziani, a volte irrecuperabili.

E così, per eccesso di non detti, di rimossi, Federico tutto solo continua a cercare la via per uscire da quel labirinto che con meticolosità e tenacia più o meno noi tutte, tutti, tutt* costruiamo per poi tentare la via d'uscita.

In solitudine se ne è andato a decifrare e a rendere comprensibile un continente interiore simbolo di sfide quotidiane nelle quali poteva perdersi a causa di pregiudizi sedimentati sul “diverso" nella storia sociale culturale pubblica e privata.

Caro Federico, mentre tu eri impegnato in questa impresa che rischiava di andare oltre le tue possibilità non ti ho abbandonato, ho condiviso con te il mio lavoro e le mie amicizie. Ti ho reso partecipe non solo nel piano teorico, nel racconto, ma ho sempre pensato che tu saresti stato un bravo attore. Oltre alla bellezza e alla grazia, continuano a farti compagnia quelle prime parole "chi mi legge?" e così allenato sei bravissimo anche nella lettura ad alta voce - grande qualità - e io ne ho approfittato: eri presente come lettore, insieme a Graziella e a Gigi alla presentazione nel chiostro della Biblioteca Classense del mio libro Ravenna, ravenna e siete stati, tutti e tre, rivoluzionari. Credo che mai un libro sia stato presentato con tanta creatività. Hai partecipato poi agli eventi nella valle, nella pineta, e speravo tanto ti venisse, almeno, la curiosità di frequentare la scuola di recitazione delle Albe.

Niente. Proprio niente. Eri quasi terrorizzato, ma ero io che sbagliavo, le relazioni erano mie, tu eri ancora alla ricerca di una via d'uscita.

Le diverse e i diversi

Qui desidero fare una sosta - anche se sono nel mio labirinto quotidiano o forse proprio per questa ragione - per decifrare il termine "diverso". Prima di tutto la parola stessa richiede un altro termine di paragone: diverso da chi e da che cosa? E già questo è un primo inciampo. Chi prendo come punto di riferimento? Noi siamo uniche, unici e irripetibili per l'aspetto fisico e il carattere della mente. Possiamo assomigliare, ma neanche due gemelli sono uguali.

Parlo di Federico, approdo nel mondo delle e dei "divers*" e vedo lo stesso pensiero che orienta e guida ogni forma di sopraffazione e di distruzione.

Continuo ad avere questa sensazione che mi invita, a volte mi ordina, di lasciar perdere. Di smettere di scrivere. Di prendere la bicicletta e di andare a fare un giro lungo l'argine del fiume. Ma anche lungo l'argine del fiume la mia mente continua a scrivere. Anzi è proprio in questo tragitto che produco i pensieri che maggiormente denunciano un malessere che tutto coinvolge. Cambiano gli argomenti, ma l'origine e la storia è sempre la stessa.

Se le persone Lgbt sono ancora qui a dover rendere pubbliche le loro scelte sessuali perché diverse dall'uomo bianco, - naturalmente eterosessuale, se poi è tutto patria e famiglia, razza, muri da tirar su e da millenni devasta e distrugge, ancora meglio - allora è inevitabile quel che segue:

Tutt* uguali sebbene così divers*
e
così divers* sebbene tutt* uguali.

So che la stellina, lo schwa, disturba, ma è lo stesso. Perché, ai più, tutto ciò che devia è insopportabile.

Una delle cose che più mi faceva soffrire quando ero al liceo era sentire come alcuni miei coetanei raccontassero in giro che fossi gay.
Tutto ciò prima ancora che riuscissi io per primo ad accettarlo.
Raccontavano quanto “fossi palesemente gay”, quanto avessi solo “amiche femmine” , quanto fosse un chiaro indizio il fatto “che non avessi mai avuto una ragazza”. Spesso ciò veniva detto da persone che non conoscevo, da ragazzi più grandi; addirittura alcuni lo raccontavano a mia sorella maggiore, come se avesse dovuto aprire gli occhi da chissà quale demone.

(Federico)

La dimora

Dimenticavo la cosa più importante. Stare insieme, condividere il mio tempo con te mi rende felice. E non sono la sola. Se ne sono accorte soprattutto le ragazze. Insieme alle molte amiche di tutte le età, create il senso e il piacere dello stare insieme. Gli amici sono due. Credo tu ti sia sottratto a possibili fraintendimenti. Anzi ne sono sicura.

E infine hai trovato nelle ragazze della Casa delle donne - passano gli anni e loro sono sempre lì ricche di progetti e di iniziative che regolarmente realizzano - la tua dimora.

Condividere il tempo con te è garanzia di arricchimento intellettuale e di benessere alternato sempre a leggerezza e ironia. Sei unico. Tante doti riunite in una sola persona sono cosa rara.

È da un po’ di mesi che mi sono avvicinato al femminismo, una parola che fino a poco tempo fa mi sembrava un concetto superbo, altezzoso, quasi superato. La sentivo ripetere da mia nonna Mariella, femminista convinta dagli anni ‘70, la sentivo ripetere fino allo sfinimento dal mio migliore amico, ma lo ritenevo un movimento elitario. Non capivo ancora quanto parlasse di me e quanto mi sarei ritrovato in ciò che vuole trasmettere, in quello in cui crede e soprattutto, in ciò per cui continua, instancabilmente, a lottare.
Ci sono però tanti tipi di femminismo.
Il femminismo in cui credo fermamente si definisce intersezionale. Cosa significa? Significa che riconosce le sovrapposizioni (o "intersezioni") tra le diverse identità sociali e, di conseguenza, le relative possibili intersezioni tra discriminazioni, oppressioni, o dominazioni di queste.
Occorre perciò che tutti i gruppi da sempre discriminati ed esclusi, facciano squadra e diventino alleati gli uni degli altri...

(Federico)

La via d'uscita

Quando, tempo fa, un'amica ad una conferenza mi sussurrò: "Ma lo sai che Federico ha fatto coming out?". E mentre pensavo che finalmente fossi uscito dal tunnel le ho risposto: "È una persona meravigliosa e un gay stupendo".

Infine, il mio gran lettore è un pastore - a questo punto si potrebbe pensare ad una conversione, quindi specifico che vende formaggi di ottima qualità - e il lavoro è il luogo neutro che gli permette di essere una persona libera.

Forse è ancora con un piede dentro il labirinto, forse come è capitato a me, non ne uscirà mai. Quando rientra a casa però segue un corso di scrittura, è pieno d'impegni, frequenta attivamente i luoghi dell'arte e della cultura; ha le sue relazioni e si concede lunghi pomeriggi di lettura anche in questi giorni di festa e di afa estiva, lui sta, lui sta dentro il libro.

A 17 anni ho avuto la forza di accettarmi. E a quasi 24, inizio finalmente ad alzare la testa e a non vergognarmi più.

(Federico)