Tutte le cose sono collegate…
Insegnate ai vostri bambini ciò che noi abbiamo
insegnato ai nostri bambini: che la terra è nostra madre.
Qualunque cosa succede alla terra, succede ai figli della terra.
Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su sé stessi.
Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo
ma l’uomo appartiene alla terra. Questo noi sappiamo.
Tutte le cose sono collegate
come il sangue che unisce una famiglia.
Tutte le cose sono collegate.
Qualunque cosa succeda alla terra succede ai figli della terra.
L’uomo non ha tessuto la trama della vita: egli è un filo.
Qualunque cosa egli faccia alla trama egli lo fa a sé stesso.

(Capo Indiano Seattle al Presidente USA)

Nel 1958 il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Mao Tse-Tung diede inizio a ciò che fu chiamato il “Grande balzo in avanti”, un piano di crescita economica pluriennale che aveva come obiettivo finale quello di far uscire la popolazione cinese dalla grave povertà in cui si trovava. Uno dei punti essenziali del piano di crescita era quello di aumentare in modo esponenziale la produzione agricola di alcune specie vegetali fondamentali, come il riso e il grano.

Nell’analisi che fu effettuata allora, vennero cercate quali fossero le cause principali che ostacolavano una produzione più elevata di tali alimenti. Tra queste, i passeri – ed in particolare la passera mattugia – furono individuati come i “nemici” dei raccolti, in quanto si cibavano in massa del riso e del grano che venivano coltivati nei campi.

Fu perciò decisa e avviata la “Grande campagna anti-passeri”, detta anche campagna “Uccidi i passeri”, in cui venne coinvolta tutta la popolazione cinese, ed in particolare i contadini, con l’obiettivo di sterminare quanti più uccelli possibile. Vennero distrutti i loro nidi e uccisi i piccoli. Battendo tutto ciò che poteva fare molto rumore – pentole, vasi, tamburi – veniva impedito ai passeri di posarsi sui rami per riposarsi, fino a cadere a terra, morti per lo sfinimento. Gli uomini sparavano a tutti gli uccelli che vedevano volare, e i bambini li colpivano con le fionde. L’obiettivo fu presto raggiunto: gli uccelli quasi scomparvero dalla Cina; si calcola che furono uccisi circa otto milioni di passeri e di altre specie di uccelli.

La campagna “Uccidi i passeri” era stata inserita all’interno di un programma più vasto di igiene pubblica, denominato “Campagna di eliminazione dei quattro flagelli” e che coinvolgeva tutta la popolazione cinese, a partire dagli stessi bambini. Oltre ai passeri, gli altri tre flagelli individuati dal governo cinese erano i ratti, le mosche e le zanzare: tutti animali che andavano eliminati per migliorare il tenore di vita e lo stato di salute del popolo cinese.

Nella primavera del 1960, i dirigenti cinesi si accorsero tuttavia che la produzione di cereali, invece di aumentare enormemente come ci si aspettava che sarebbe dovuto accadere, era drasticamente diminuita.

Solo allora si resero conto che i passeri, oltre a cibarsi di grano e riso, si cibavano anche, in maniera massiva, di insetti, contribuendo a tenere sotto controllo la loro diffusione. La quasi totale sparizione degli uccelli aveva determinato un aumento esponenziale di diversi insetti, tra cui le cimici e le cavallette, causando a sua volta la distruzione di una gran parte dei raccolti.

Mao Tse-Tung, a questo punto, fermò la campagna di eliminazione dei passeri, per deviarla sulla eliminazione delle cimici che stavano invadendo i campi, ma ormai era troppo tardi.

Congiuntamente, l’estinzione programmata di mosche e zanzare – a cui si aggiunsero poi le cimici – fu portata avanti con l’uso generalizzato di DDT, coinvolgendo persino i bambini delle scuole. Negli anni successivi si è scoperto che il DDT, oltre a essere altamente cancerogeno per gli esseri umani, rinforza la resistenza degli insetti agli agenti chimici. Inoltre, la riduzione drastica di mosche e zanzare contribuisce alla riduzione degli uccelli che se ne cibano, causando ulteriori disequilibri nel rapporto tra queste specie.

Nella caccia ai ratti per la loro eliminazione, il governo sovvenzionò le scuole affinché premiassero i giovani che consegnavano il maggior numero di code di ratto, e riconobbe piccoli premi in denaro ai contadini che consegnavano ratti morti. La campagna contro questo “flagello” sembrò subito un successo, a giudicare dal numero di code e di ratti che venivano consegnati per ricevere un premio. Ma non passò molto perché ci si accorgesse che, in realtà, molte famiglie avevano cominciato ad allevare ratti allo scopo di consegnarli ai funzionari governativi, aumentandone così la popolazione presente.

I quattro anni del “Grande Balzo in avanti” furono in realtà gli anni della “Grande carestia cinese” in cui si stima morirono di fame più di trenta milioni di persone.

E morirono di fame soprattutto nelle campagne, dove si producevano i cereali che avrebbero dovuto sfamare tutta la popolazione. Oltre al disastro naturale causato dall’uomo, si sono aggiunti infatti i comportamenti miopi dei responsabili locali rispetto a quanto stesse realmente accadendo: per non dover dichiarare agli organi centrali una riduzione delle rese agricole, essi hanno invece enfatizzato una crescita straordinaria della produzione, in modo da soddisfare le attese del governo. Ciò ha determinato a sua volta un maggior prelievo di cereali a favore dell’amministrazione centrale per la distribuzione nelle città e per l’esportazione, riducendo drammaticamente le scorte alimentari dei contadini, fino a farli morire di fame1. È stata giudicata la più grave carestia nella storia umana.

Oggi è facile giudicare come disastrosa, imprevidente e ignorante la campagna portata avanti in quegli anni dal governo cinese e da Mao Tse-Tung. E certamente lo è stata. Ma quel che rileva oggi è chiedersi se modalità simili di pensiero e di azione siano ancora possibili. E, purtroppo, lo sono ancora, seppure sotto forme diverse.

La campagna dei quattro flagelli era una risposta lineare a un problema complesso, potremmo dire oggi. Questa campagna era tuttavia all’interno di un progetto globale maestoso di sconfiggere la povertà e l’arretratezza industriale di un Paese vastissimo come la Cina attraverso un radicale cambiamento politico. E tutto questo da raggiungere in tempi brevissimi, in soli quattro anni, governando in modo autocratico l’intera popolazione cinese, all’epoca quasi completamente analfabeta, e intervenendo non solo sui comportamenti di ciascuno, ma persino su abitudini di vita familiari consolidatesi nei secoli precedenti e giudicate arretrate e non più consone ai nuovi piani di crescita del Paese.

C’è da chiedersi davvero se “l’uomo può raggiungere tutto ciò che immagina”, come spesso ci viene raccontato e a cui spesso ci piace credere. Capire che siamo solo un filo nella trama della vita e che non siamo noi i grandi tessitori di tutto ciò che ci circonda potrebbe indurci non solo a non fare errori grossolani, ma renderci più umili e meno propensi a fare maestosi progetti di cui non siamo in grado di comprendere, né tanto meno di prevedere, le possibili retroazioni.

1 Jasper Becker, Hungry Ghosts: Mao’s Secret Famine, Free Press, 1997.