Il 19 febbraio 1512 avvenne il terribile Sacco di Brescia che rese tristemente famosa la città per tutta Italia e per tutta Europa per l’efferatezza dei Francesi, del saccheggio e delle violenze perpetrate in città. L’eco fu tale che in molti ne parlarono, come Niccolò Machiavelli nei suoi Discorsi, quando scrisse di massima espugnazione fatta dagli “oltramontani” per l’abilità del loro comandante, Gastone de Foix.

La città, nel gennaio di quell’anno, si era ribellata al dominio francese grazie ad una congiura messa in atto da Luigi Avogadro con l’aiuto del Senato di Venezia, di Valerio Paitone e Giangiacomo Martinengo, personalità che volevano maggiore libertà d’azione e gravavano più nell’orbita veneziana.

La congiura non aveva avuto esito immediato, ma aveva comunque riportato alla conquista veneziana della città: infatti il dominio della Serenissima era cominciato a Brescia nel 1426, ma nel 1509, a seguito della sconfitta veneziana ad Agnadello, il re di Francia e duca di Milano Luigi XII era entrato trionfante nella città ormai sua.

Sentite le notizie del colpo di mano bresciano, con un’incredibile velocità, il generale francese Gastone de Foix in soli nove giorni giunse in città da Bologna, dov’era acquartierato con le sue truppe dopo avere cacciato quelle pontificie, grazie all’aiuto di Gianfrancesco Gonzaga di Mantova che gli concesse di passare indisturbato per i suoi territori. Inoltre, le truppe spagnole e pontificie che dovevano muoversi in aiuto dei Veneziani contro i Francesi, non aspettandosi una risposta così rapida di questi ultimi, erano troppo lente nel loro intervento. I Francesi quindi si disposero attorno alle mura bresciane e iniziarono i combattimenti per riprendersi la preziosa roccaforte, dall’importante castello che era ancora in mano francese grazie ad un manipolo di soldati che mantenevano la piazzaforte, mentre arrivavano i rinforzi da Peschiera. Nottetempo i Francesi riuscirono e penetrare nel castello: nella notte del 17 febbraio, per l’impervia Strada del Soccorso, de Foix vi introdusse più di tremila soldati. In città non si sapeva della sua presenza e quando la mattina del 18 febbraio il generale intimò alla città di arrendersi, lo stupore fu grande, ma non certo la voglia di resa. Il 19 febbraio, alla risposta negativa ricevuta, de Foix attaccò Brescia con circa dodicimila uomini, tra quelli dentro e quelli fuori le mura che riuscirono a penetrarvi da Porta San Nazaro, mentre Avogadro cercava di darsi alla fuga. I soldati, tra cui i lanzichenecchi, ebbero mano libera in città per cinque giorni: i saccheggi e i massacri furono inverosimili, senza rispetto nemmeno per i luoghi di culto dove la popolazione aveva cercato rifugio. Luigi Avogadro, preso prigioniero, venne condannato a morte e decapitato in Piazza della Loggia e il suo cadavere squartato, con i pezzi appesi per la città; i suoi due figli vennero condotti a Milano, dove vennero decapitati nel Castello Sforzesco.

Nell’ottobre del 1512 i Francesi furono sconfitti dagli Spagnoli e nel novembre dello stesso anno nella città si insediò il governatore spagnolo. Gli spagnoli e successivamente gli ispano-imperiali mantennero il dominio sulla città di Brescia e sul suo territorio fino al 26 maggio 1516, quando Brescia fu consegnata alla Francia, che il giorno dopo la cedette a Venezia.

Brescia dopo il Sacco subito pianse i suoi morti e rimase in una fase di stallo per alcuni decenni, con molti sviluppi urbani previsti che inevitabilmente si fermarono.