È sempre utile ricordare come vi siano dei capisaldi assoluti per la formazione culturale di ciascun essere umano, punti fermi in sé oggettivi e irremovibili, che vanno al di là dei gusti personali, delle ideologie contrapposte e degli atti di fede che in ogni ambito (politico, religioso, economico, filosofico e antropologico) tutti noi compiamo, che lo si ammetta o no. Tra questi non posso non ricordare Jorge Luis Borges, un alieno che gentilmente ha visitato il nostro pianeta dal 1899 al 1986 insegnandoci sussurrando il senso della vita attraverso alcuni dei più incredibili romanzi, saggi e raccolte poetiche mai scritti da essere umano.

Sempre e costantemente sorprendente, contemporaneamente estremo difensore del laicismo e della spiritualità più delicata e raffinata, realista e magico, orientalista e occidentalista, americano ed europeo pur provenendo dall’amata Buenos Aires, critico nei confronti tanto dello sfrenato impeto iperdemocratico modernista che tende per sua natura a massificare e banalizzare il sapere quanto verso il liberalismo mercantilista ed edonista e i mille tentativi antiprogressisti dittatoriali di riportare all’indietro la storia del mondo puntualmente rappresentati in tutti i continenti. Questo non costringersi ad assumersi alcun tipo di etichetta, cavalcando quell’opportunismo che abbiamo visto in tanti rappresentanti del mondo filosofico e letterario da che mondo è mondo, lo portò ad esser inviso tanto alla destra quanto alla sinistra, in termini politici, tanto ai rappresentanti del mondo religioso quanto di quello ateo, in termini religiosi.

Borges non fu mai insignito, per esempio, del Nobel per la Letteratura, pur essendo con tutta evidenza tra i più grandi autori della storia della letteratura mondiale, per via del suo non appartenere allo schieramento degli autori di sinistra; allo stesso tempo e per opposti motivi non era amato dagli ambienti ultraconservatori e nazionalisti. Jorge Luis Borges era semplicemente un uomo libero, capace di mantenere un equilibrio tale da renderlo progressista all’apparir d’un eccesso di conservatorismo o tradizionalista di fronte agli eccessi opposti, così come poteva porsi laicamente di fronte alle imposizioni del pensiero religioso ecclesiastico o spiritualmente di fronte al materialismo imperante tipico dei nostri tempi.

Un viaggiatore del Tempo e dello Spazio, il caro Borges, che cercava il segreto dell’esistenza umana, ne intuiva la meraviglia e invitava i lettori a sporgersi sull’orlo dell’abisso per provare le vertigini dell’ignoto, dell’invisibile che poi è quello che veramente conta nella vita. Il falso plagio di se stesso, l’esoterismo, la fantasia e il simbolismo, l’immensa erudizione messa al servizio della creatività senza confini: Borges rappresenta un unicum irripetibile che in tempi moderni ha saputo risvelare la potenza della presunta follia che si chiama sapienza e la grandezza del genere umano.

Coraggioso senza armi, eroico senza rivoluzioni: Borges per tutti noi che amiamo la libertà e l’umanità è un Don Chisciotte di straordinaria profondità e di irresistibile fascino, quello che ci desta chi sa porsi di fronte al prossimo senza armature, chi sa usare la finzione per parlar di verità, chi sa mostrarci l’infinito con una semplice parola, una pennellata o un accordo.

Quando avete di fronte a voi qualcuno che si spaccia per saggio o illuminato, chiedetegli se conosce l’opera di Borges: è un ottimo metro rivelatore dell’eventuale “presenza del nulla” che cerca invano d’occultare.