Dicembre 2019. In una popolosa città della Cina si stanno registrando diversi casi di una grave polmonite atipica causata da un virus sconosciuto. Da quel momento, la vita di miliardi di persone è stravolta. In pochissimo tempo, la microscopica mutazione di un filamento di RNA racchiuso in una pallina di muco stava generando un cataclisma di dimensioni planetarie con milioni di morti e una a catena di eventi drammatici che a distanza di quasi due anni non si è ancora conclusa.

Improvvisamente ci siamo resi conto che quello sembrava avere una vita autonoma è parte di un’immensa rete di relazioni tra uomo, natura e società e che la concezione classica (meccanicistica) della scienza basata sullo studio analitico delle parti non era più in grado di spiegare gli accadimenti e soprattutto di proporre soluzioni efficaci.

È pur vero che da decenni la scienza ci sta offrendo nuovi schemi interpretativi della realtà ma queste concezioni sono perlopiù relegate nell’ambiente scientifico mentre la vita quotidiana continua ad essere scandita dal paradigma culturale che si richiama alla grande rivoluzione scientifica avviata nel ‘600 da Cartesio, Galileo e Newton. I successi dell’approccio meccanicistico sono indubbi, tuttavia il tentativo di affrontare i problemi contemporanei, isolando gli elementi e attribuendo a ciascuno di loro proprietà malefiche o benefiche è un procedimento rischioso, spesso fallace e non di rado deleterio. Se ne rese ben conto negli anni ‘90 del secolo scorso l’industria ittica canadese quando per far fronte al calo dei merluzzi nell’atlantico adottò una soluzione tanto semplice quanto sbagliata: uccidere le foche che si cibano di merluzzi. Ignorando, però, l’incredibile complessità della catena alimentare marina composta da milioni d’interazioni e ottenendo come risultato finale lo sterminio delle foche e l’ulteriore diminuzione dei merluzzi.

Epidemie, cambiamenti climatici, migrazioni, povertà, sono problemi complessi che investono contemporaneamente la sfera politica, economica, sociale, biologica, spirituale e vanno affrontati secondo una prospettiva sistemica, cioè prendendo in considerazione non tanto i singoli elementi quanto la struttura delle loro relazioni. Ciò significa modificare profondamente la concezione della vita a partire dalla metafora attraverso la quale osserviamo il mondo: non una macchina costituita da ingranaggi (elementi) che si possono isolare e sostituire, ma una rete di nodi (elementi) inseparabili, le cui proprietà non sono predefinite ma “emergono” dalle relazioni che si instaurano tra di essi.

Modificare il paradigma concettuale di riferimento per le scienze teoriche e applicate non è certo una questione da poco. È un percorso che richiede tempo, studio, sostegno e il coinvolgimento di ampi strati della società: la scuola, la scienza, la comunicazione, il management. Un’avventura a cui dedicarsi con umiltà e pazienza e che, come ci suggerisce Gianfranco Minati nel suo bel libro Parole di sistemica, potrebbe iniziare dal vocabolario, familiarizzando con alcune parole chiave della scienza dei sistemi. Cominciamo da tre...

Sistemi

È sempre molto difficile attribuire una nuova scoperta ad una sola persona, ma certamente il geniale biologo e matematico austriaco Ludwig von Bertalanffy fu il primo (nel 1969) a pubblicare un libro che parlava in modo esteso dei sistemi e delle loro proprietà. Un sistema è un insieme di elementi che interagiscono in modo organizzato ed è capace di acquisire nuove proprietà collettive. Tali proprietà possono essere concepite dal progettista come le immagini che si riproducono in un televisore oppure formarsi spontaneamente a seguito di processi di autoorganizzazione, come le evoluzioni di uno stormo di uccelli o il pensiero generato dall’attività dei neuroni.

Ogni sistema può diventare un elemento di un altro sistema che lo comprende, passando dai più minuti organuli intracellulari fino agli immensi ecosistemi del globo terrestre che a sua volta, come ci ha mostrato James Lovelock, può essere considerato un singolo grande organismo vivente capace di autoregolarsi. In effetti, se impariamo a riconoscerli ci rendiamo conto che i sistemi sono ovunque e che ogni cosa intorno a noi parla il linguaggio sistemico. Le cellule, gli esseri viventi, le foreste, le città, i mercati, i trasporti, la salute, l’ospedale, il distretto, la scuola sono tutti esempi di sistemi e come tali vanno considerati.

Una delle ragioni del crescente interesse per i sistemi consiste nel fatto che essi non possono essere studiati e compresi con il classico approccio meccanicistico. I sistemi, infatti, rivelano caratteristiche di funzionamento del tutto peculiari, tra le quali ricordiamo l’autorganizzazione, cioè la tendenza ad evolvere mediante processi di adattamento che sono alimentati dall’interazione tra il sistema e l’ambiente circostante; la non-linearità, per cui si possono produrre cambiamenti non proporzionali alle dimensioni del fenomeno che li ha generati; l’imprevedibilità, cioè l’impossibilità di prevedere la loro evoluzione a lungo termine e quindi la necessità di operare in condizioni d’incertezza; l’emergenza che consiste nella capacità di acquisire proprietà diverse da quelle dei singoli componenti e di cui parleremo in seguito.

Ne consegue che chiunque abbia responsabilità decisionali non può pensare di risolvere i problemi trattando le proprietà sistemiche come se appartenessero agli oggetti anziché acquisite tramite le interazioni, perché da questo grossolano errore epistemologico possono derivare conseguenze molto negative. In ambito sanitario per esempio questo orientamento si manifesta nel concentrare l’attenzione sugli ospedali, le tecnologie e la specializzazione (approccio biomedico) trascurando la molteplicità dei fattori ambientali, sociali, biologici, emozionali, spirituali che agiscono sulla salute e che influenzano gli esiti delle cure. Per esempio, per controllare una pandemia non basta occuparsi del virus, della cura dei malati e delle vaccinazioni. Ovviamente cure efficaci e vaccini sono fondamentali ma ad essi devono affiancarsi interventi che si propongono di modificare le condizioni ambientali e sociali che facilitano l’insorgenza e la diffusione delle pandemie.

Reti

La trama di relazioni in cui siamo inconsapevolmente immersi e da cui nessuno, neppure per un istante, può sottrarsi, costituisce il misterioso regno delle reti: l’invisibile substrato attraverso cui la vita è nata ed evolve. Ciò che Bateson chiama “la struttura che connette: la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni di mare, le foreste di sequoie, le commissioni e i consigli umani”.

Dipanare questa intricata matassa costituisce uno dei più affascinanti campi della ricerca e chi volesse saperne di più può avvalersi di ottimi testi divulgativi. Qui mi limito ad alcune brevissime riflessioni sulle reti sociali dato che esse sono destinate ad incidere sempre di più sulle nostre vite.

Per svelare la struttura delle reti e più in generale il funzionamento dei sistemi complessi si ricorre spesso agli organismi viventi, dato che le reti biologiche si sono formate attraverso un percorso evolutivo durato alcuni miliardi di anni ed in genere quello che sopravvive all’azione del tempo si dimostra valido. Si è visto, per esempio, che una delle caratteristiche che contraddistingue i sistemi viventi, denominata autopoiesi, consiste nella loro capacità di rigenerare le strutture di cui sono composti e di mantenere un relativo stato di equilibrio attraverso un continuo scambio di energia con l’ambiente circostante.

Fu il sociologo tedesco Niklas Luhmann ad intuire che le reti sociali si comportano in modo molto simile alle reti biologiche: mentre queste ultime si strutturano mediante processi di tipo chimico-fisico, le reti sociali si organizzano mediante flussi di comunicazioni che generano strutture virtuali, basate su “significati condivisi”. Tali strutture che come negli organismi viventi devono essere costantemente alimentate e rinnovate, sono l’espressione dei valori, aspettative, credenze, abitudini che contraddistinguono la cultura e l’ambiente sociale in cui viviamo. È evidente, quindi, che se per studiare le cellule dobbiamo conoscere la biochimica e la fisica, per apprendere il funzionamento delle reti sociali dobbiamo imparare a rappresentare l’invisibile, studiando i concetti e le idee che caratterizzarono il pensiero, il linguaggio, la comunicazione, la coscienza, la mente, l’etica. La formazione di chi occupa posizioni di governo nelle organizzazioni umane, dovrebbe quindi prevedere non solo l’approfondimento di modelli organizzativi e manageriali ma anche lo studio delle discipline che riguardano lo sviluppo della persona e il suo modo di comunicare, di cooperare e di agire con lealtà e senso etico.

Lo straordinario sviluppo dei sistemi di comunicazione sta alimentando una crescita esponenziale delle reti sociali sempre più destinate a condizionare le nostre scelte e a indirizzare il nostro futuro verso scenari imprevedibili. Si pensi, per esempio, ai nuovi movimenti politici e sociali che nascono dal web, dove elementi con caratteristiche virtuali danno origine a veri e propri sconvolgimenti sociali che agiscono prepotentemente sulla nostra quotidianità e che nessuno sembra in grado di controllare.

Proprietà emergenti

Come abbiamo detto, tra le peculiari caratteristiche dei sistemi vi è la loro capacità di generare nuove proprietà, chiamate emergenti. Tali proprietà sono l’espressione dell’interazione tra gli elementi che compongono il sistema e per questo motivo scompaiono quando cessa la loro interazione, come una lampadina si spegne quando s’interrompe il flusso di energia che alimenta il circuito elettrico. In effetti gran parte dei fenomeni che ci circondano possono essere considerati proprietà emergenti. Pensiamo, ad esempio, al cambiamento di stato di un elemento fisico (da solido, a liquido, a gassoso), ai complessi pattern strutturali che si generano durante il volo di uno stormo di uccelli, alle fluttuazioni del mercato azionario, ai fenomeni atmosferici, ai comportamenti collettivi che si riscontrano nelle organizzazioni sociali (dai formicai, alle città), allo sviluppo della coscienza, ai sentimenti, alla vita.

La scoperta dell’emergenza ha costituito un punto basilare nella storia del pensiero scientifico e filosofico, giacché ha posto fine all’idea che la conoscenza sia il risultato dell’analisi sempre più approfondita dei dettagli. La spiegazione dell’emergenza infatti richiede l’elaborazione di un modello interpretativo diverso, sia pure non alternativo al primo. Un modello che comprende non solo le unità elementari ma anche il complesso delle relazioni (contesto) entro cui agiscono.

Come abbiamo già detto questo fatto ha importanti conseguenze sul modo di agire. Immigrazioni, epidemie, cambiamenti climatici, andamento delle borse, ordine pubblico sono tutti fenomeni emergenti, multifattoriali che non possono essere controllati intervenendo sui singoli componenti mediante ordini, direttive, imposizioni. Per fermare le migrazioni non basta bloccare i migranti, così come per arrestare la diffusione del cancro e delle epidemie non basta migliorare le cure mediche, in tutti i casi occorre agire sulle cause, utilizzando approcci multidisciplinari che sappiano cogliere le dinamiche evolutive dei fenomeni.

I sistemi infatti evolvono in modo imprevedibile entro un complesso processo di azioni e reazioni che possono imboccare strade diverse dispiegando nuovi scenari, nuove minacce e nuove opportunità che bisogna saper cogliere operando con flessibilità, sapendo di agire nell’incertezza e sempre pronti a intraprendere nuovi percorsi.

E allora?

Concludo queste mie brevi considerazioni riassumendo in una tabella alcuni degli elementi che caratterizzano le organizzazioni umane dal punto di vista meccanicistico e sistemico. Si tratta ovviamente di pochi elementi attraverso cui osservare le organizzazioni, non per sostituire un modello con un altro (entrambi sono utili), ma per aiutarci a riconoscere il nostro modo operare, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso.

Elementi che caratterizzano le organizzazioni umane dal punto di vista meccanicistico e sistemico.

China

Bibliografia

Capra F e Luisi PL: Vita e natura: una visione sistemica. Aboca, 2014.
Minati G: Parole di sistemica. Quaderni dell’AIEMS 2021.
von Bertalanffy L: Teoria generale dei sistemi. Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1969.
Lovelock J: Gaia Nuove idee sull’ecologia. Bollati Boringhieri 1981.
Bateson G: Mente e natura. Adelphi Edizioni 1984.
Maturana H R, Varela F: Autopoiesi e cognizione. Marsilio Editori 1985.
Luhmann N: Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale. Il Mulino, 2001.