La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie.

(Antonio Tabucchi)

Intravvediamo l’affascinante e asciutto Nestore, personaggio italo-greco dai lunghi capelli annodati con un leggero filo rosso, proveniente da un viaggio in Messico insieme al suo cane bianco che tanto assomiglia al Milou di Tintin, se non fosse per qualche macula in eccesso e un viso leggermente più tondo. Eccolo. Lo vediamo nitidamente, non ha esitazioni. In una notte profondamente buia e senza stelle di una Milano deserta, il nostro personaggio cerca sul suo taccuino scolorito un misterioso indirizzo datogli da un amico d’infanzia: Via dei Matti numero zero. La copertina del taccuino presenta allo spettatore attento e curioso un vistoso e intrecciato nido di uccello. Simbolo di forza, di voglia di libertà e di rinascita. Le scarpe sono leggermente infangate, la cintura di corda pende lungo un paio di pantaloni anni Sessanta dal colore improbabile, forse appartenuti al fratello maggiore. Lo zaino sdrucito, perché vissuto, doveva essere di colore azzurro, in passato. Le mani lo tengono fermo come se contenesse un prezioso tesoro. Forse contiene semplicemente alcuni abiti da lavare e la foto della sua piccola e formosa fidanzata peruviana. Quella che spera di rivedere presto, per un abbraccio infinito. Una sigaretta che aveva iniziato a fumare la mattina penzola dal labbro screpolato dal sole e dal vento mentre getta nel cassonetto variopinto dell’angolo della via una lattina di Coca-Cola che era servita a innaffiare una piantina sul ciglio di un fossato silenzioso a margine dell’aeroporto di un’afosa e soffocante Città del Messico. Tutto serve, tutto torna.

Lampioni più o meno antichi illuminano la strada, mentre i passi alati di Nestore sfiorano ciottoli sconnessi di una via sempre più deserta. Difficile dire l’ora, quando non si ha l’abitudine di portare orologio. Forse sono le tre, forse le quattro o le cinque di un giorno comunque qualunque.

Solo nell’oscurità puoi vedere le stelle.

(Martin Luther King Jr.)

Il Messico sullo sfondo dei nostri sogni sorride dalle sue piramidi antiche e dalle foglie verdi di una bellissima e rigogliosa giungla, ammiccando ai suoi alberi e salutando il viaggio di ritorno dello stanco Nestore verso l’aeroporto di Milano. Sabbia e terra sono ancora sui suoi vestiti e fra i suoi capelli. Il sapore di quell’aria lontana lo tiene ancora sveglio insieme alla voglia di scovare quell’indirizzo misterioso. Cerca l’indirizzo di Milano, ma cosa cerca esattamente e cosa mai troverà?

Nel frattempo, un altro personaggio, più classico e all’apparenza meno scapestrato, rientra da un lungo viaggio per mare. Cerca lo stesso identico indirizzo, annotato sul diario di bordo della sua costosissima e lussuosa barca a vela. È uno skipper inglese salpato solo con i suoi pensieri per una regata nel lontano Oceano Indiano. Il sogno di tutti, di molti per lo meno. I capelli biondi e ondulati lasciano nel vento un profumo di colonia di marca. I suoi sospiri si disperdono nell’aria fresca della notte italiana. I morbidi mocassini dalla perfetta manifattura calpestano le strade di Milano per la prima volta. Abbandonata la barca in un porto del sud Italia, l’arrivo al capoluogo lombardo era stato possibile grazie a una limousine guidata dal suo antico maestro di judo, prontamente giunto ad accoglierlo con il primo aereo da Londra. Non voleva rovinare la sua immagine di atleta, ragion per cui né alcol né fumo presenziavano nella sua immensa e regale cabina. Solo una radio che parlava di meteo, di soldati, di galassie lontane e che talora risuonava musica classica sublime. Costumi da bagno e sci d’acqua lasciati lontani, soli, abbandonati. Come oggetti da battaglia riposti e dimenticati.

Il vecchio maestro di arti marziali era l’unica persona al mondo di cui il nostro giovane si fidasse. La limousine aveva dunque viaggiato tranquillamente dal sud al nord, percorrendo strade a lei nuove. L’alto e longilineo inglese cerca lo stesso indirizzo, via dei matti numero zero. Un biondo ed elegante inglese. Bello e abbronzato, sportivo e solo. Mistero.

Compare anche una ragazza, si chiama Lea, lo intuiamo dalla spilla appuntata sulla maglietta bianca, alla ricerca di informazioni sulla tomba di una bellissima donna egizia su cui non si è scritto molto. L’eroina dei suoi sogni. Poche notizie su quell’antica bellezza ritrovata in una favola che un antico vecchio saggio egizio aveva accuratamente trascritto su un papiro polveroso oggi quasi in brandelli. Si poteva ancora capire, soprattutto immaginare la storia di quella donna dall'aspetto regale fra le mura polverose. Affascinata da questa donna, Lea vuole conoscere la sua vita, i suoi segreti, i suoi amori, la sua storia. La ragazza, che vuole da sempre lavorare in un museo egizio, fa teatro. Ha capelli corti e gambe longilinee, occhi chiari e naso greco. Sembra stanca ma gioiosa. Un braccialetto di perline rosa attorno ai suoi esili polsi lascia immaginare un passaggio nel Bahrein. È curiosa. Scuola e lavoro, lavoro e scuola. Poi il salto verso l'Egitto, l'abbandono dei salotti familiari borghesi e della vita dorata della sua adolescenza dei marciapiedi sicuri e ben conosciuti che sempre portavano a casa. Un viaggio verso l'ignoto e il mistero, verso la libertà. Nella sua mano un vecchio e all'apparenza raro libro comprato in chissà quale mercatino egiziano per chissà quale prezzo irrisorio. Una pagina dopo l'altra, sfogliata al sole cocente delle piramidi, senza biciclette su cui pedalare, senza macchine su cui correre. Solo le proprie forze e convinzioni su cui poter contare assiduamente, solo le proprie ali. Una piccola scatola di fiammiferi per un fuoco eventuale in un deserto stellato. Niente altro. Tutto diventa jazz e il pianeta intero sembra sorridere al nuovo. Cerchiamo tutti qualcosa.

Quello che stai cercando è già in te… Sei già tutto ciò che stai cercando.

(Thich Nhat Hanh)

Una porta d’entrata immensa e accogliente, calorosa. Io compaio sullo sfondo come regista. Una macchina da presa saltella qua e là. Zoom sui tre nella nostra Milano senza luce ma con un poco di nebbia. Anch'io cerco qualcosa a questo indirizzo. Non so cosa. Gli altri tre lo sanno. Ma cosa? Mille aerei sorvolano la città, qualche elicottero, forse i controlli di sicurezza abituali contro gli attentati terroristici degli ultimi tempi. Tempi marci e tristi. Clima teso, paura. Qualche canto patriottico intonato fra le nuvole, fra i radar e i messaggi delle torri di controllo, al ritmo degli strumenti di bordo sicuri di sé stessi. Anche quei misteriosi e curiosi velivoli cercano qualcosa all'indirizzo indicato? Forse. Sullo sfondo ancora altri aerei che si incrociano, chi parte, chi arriva, chi va in Giappone, nella lontana America, nell’amica e vicina Francia. Traiettorie che dallo stesso punto vanno verso altri punti di partenza o di arrivo, non so, a forma di stella. Guardando dall'alto, si ha l'idea di un punto di fuoco centrale da cui tutto parte e di raggi che se ne vanno verso l'infinito, lo stelo di un fiore elegantemente miracoloso. I fiori illuminano, i fiori danno forza ed energia.

Una delle cose più affascinanti nei fiori è il loro meraviglioso riserbo.

(Henry David Thoreau)

Voci di radio e di provini di film americani sullo sfondo provengono da un caffè che ha appena aperto, al rumore delle saracinesche un po’ gracchianti e quasi titubanti. Ritorno verso via dei matti numero zero, con un'altro zoom veloce, velocissimo. Un crocevia multilingue, multicolore, multi-desiderio. Tante facce, tante lingue, tante storie reali e immaginate. Tanti sogni e tante decisioni, tante delusioni. Tanti incontri e tante soluzioni. Tante sicurezze e rimorsi. Tanta ricerca di risposte. Tanta voglia di capirsi e capire, di volare leggeri. Cosa c'è qui? Ci sono un'ispirazione, un sogno, un vecchio guru dal profumo di incenso che parla, che spiega tante cose a tante persone, che c'è e non c'è. Che compare e scompare, che ispira ed espira. Vita.

Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?

(William Shakespeare)

Qualcosa di spirituale, anche qualcosa di materiale che tutti cercano, che pensano di aver trovato, che cercando trovano. Chi l'amore, chi la salute, chi la salvezza, chi la storia, chi risposte e chi domande. Qui c'è la fonte, la “source”, l'acqua, il fuoco, la terra, il cielo, il vento e l'aria. Il respiro. Qui si trovano la comprensione, il dialogo, l'espansività, la libertà, lo straniero e l'italiano, il bianco e il nero, la speranza, la dolcezza, la poesia, la fiamma incandescente, la Via Lattea, il giorno e la notte, il sonno e risveglio, la purezza, la Bellezza, la Vita.

Mi piace pensare che qui c'è qualcosa di nuovo e inspiegabile: questo è il punto di incontro fra anime perse che cercano e che troveranno risposte. Qui il crocevia. In un'alba meravigliosa, calda e rossa infuocata come si vede ormai quasi solo nei film, tutti gireranno l'angolo di via dei matti e, al numero zero, che esisterà solo per chi lo vorrà vedere e trovare, ci sarà la luce abbagliante delle risposte. Di tutte le risposte.

Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto. Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte. Scopri una sorgente, fa’ bagnare chi vive nel fango.

(Mahatma Gandhi)

Soglia come uscio, uscio come uscire, come lasciarsi andare. Come andare incontro a ciò che succede. Le porte esistono soprattutto per essere aperte, per accogliere e lasciare entrare la luce, il vento, gli altri. Noi.

(Andrea Marcolongo)