Luca Lampariello è uno dei più competenti poliglotti al mondo. Sebbene Luca sia molto seguito sui social, preferisco mettere l’accento sull’aggettivo “competente” perché le lingue che conosce, e sono tante, le conosce bene davvero. Se andate sul suo canale YouTube troverete centinaia di video gratuiti che vi aiuteranno tantissimo nell’apprendimento linguistico. Luca, infatti, è qualcosa di più di un poliglotta, è un formatore e, cosa di non poco conto, è inventore di un metodo originale di apprendimento delle lingue straniere. Come se tutto ciò non bastasse però, è anche un ingegnere (laurea magistrale e specialistica in ingegneria elettronica con 110 e lode) e quindi – credo – nessuno più di lui è in grado di dirci se, come, quando e quanto l’Intelligenza Artificiale applicata ai software per la traduzione, incida, o possa in futuro incidere, sull’utilità dell’insegnamento/apprendimento delle lingue.

Apprendere le lingue è, per la maggior parte delle persone, impresa ardua. La scuola in tutte le sue varie “forme” (pubblica e privata di ogni ordine e grado, università, centri di formazione, centri linguistici ecc.) sembra strutturalmente inadeguata ad accompagnare gli studenti in un efficace apprendimento delle lingue. A suo parere quali sono le maggiori criticità dell’insegnamento “classico” e come si può porvi rimedio?

Esistono molteplici fattori e ragioni per cui viene proposto un apprendimento poco efficiente in seno ad un contesto scolastico o universitario, ma si possono tracciare delle linee generali.

La prima ragione è che gli studenti non sanno perchè stanno imparando una determinata lingua. L’inglese, il francese o altre lingue fanno parte del curriculum scolastico, ma nessuno ha spiegato loro del perché. La conseguenza è che gli studenti studiano per prendere buoni voti, non per vivere una vita migliore, più ricca, colorata e piena di esperienze e prospettive nuove. Imparare una lingua (e questo vale per tante altre cose) è emozione, è esperienza, è vita. Esserne coscienti fa una grande differenza.

La seconda ragione è che l’intero sistema educativo è basato su un paradigma ormai vecchio di due secoli, e l’apprendimento delle lingue si inscrive in questo quadro. Nonostante esistano allo stato attuale numerosissime ricerche, pubblicazioni e brillanti libri su come imparare in maniera efficiente, il sistema scolastico rimane inefficiente e difficile da cambiare per una serie complessa di ragioni economiche, politiche, didattiche e storiche. Più nello specifico, una lingua straniera a scuola viene impartita alla stregua di materie come storia o geografia. Molto spesso, infatti, si richiede agli studenti di “studiare” regole grammaticali e di memorizzare vocaboli. Ma imparare una lingua è molto più che memorizzare regole o imparare nuove parole. Saper parlare una lingua significa acquisire tutta una serie di abilità e sub-abilità che si apprendono leggendo, vivendo esperienze, parlando con persone, scrivendo, usando la lingua. È da notare che a scuola si parla spesso della lingua (la sua grammatica, letteratura, etc.) ma quella stessa lingua si usa relativamente poco.

Imparare una lingua e vederla come un’abilità invece che come un corpus di nozioni ha un impatto gigantesco sul modo di procedere ed imparare.

A pensarci, è come ognuno di noi ha appreso la propria lingua madre: immersi in un ambiente, interagendo con i nostri genitori e la nostra famiglia, e poi con i nostri amici a scuola. Immersi in un ambiente a noi favorevole, abbiamo appreso intuitivamente come funziona una lingua ed abbiamo imparato ad usarla senza sforzo. All’età di 4-5 anni un bambino è capace di formulare frasi di senso compiuto e con una pronuncia pressoché nativa. Senza aver mai aperto un libro. Se si chiede a qualsiasi bambino di questo pianeta che cos’è un avverbio, o un sostantivo, o qualsiasi categoria grammaticale, non avrà idea della risposta. Come fa un bambino a parlare la propria lingua madre così agevolmente senza aprire libro mentre adulti che studiano una lingua straniera hanno difficoltà a formulare una semplice frase anche dopo anni? Questo ci porta a pensare che i bambini sono “naturalmente dotati” e portati ad apprendere e che questa capacità svanisce nel tempo. La realtà è che cambiano sia le circostanze che i modi di apprendere. Il nostro modo di apprendere una lingua a scuola è estremamente inefficace perché ci siamo scordati di fare le cose che piacciono al nostro cervello: imparare attraverso input comprensibile, cercare di usare la lingua per una comunicazione significativa con altri, divertendosi.

La terza ragione risiede nel rapporto fra studenti e professori. Il sistema scolastico prevede una figura centrale (l’insegnante) che “dispensa” conoscenza. L’insegnante è al centro e gli studenti gli orbitano intorno, per usare una metafora astronomica. La conseguenza è che gli studenti sono passivi e si aspettano che l’insegnante “insegni” loro la lingua. Ma, come diceva Galileo Galilei, non puoi insegnare niente a nessuno, puoi solo spingere una persona a scoprire il mondo.

Serve uno sforzo congiunto, una presa di coscienza ed una mutua collaborazione fra studenti ed insegnanti, in cui l’obiettivo primario la scoperta e l’uso della lingua straniera. Una semplice regola d’oro per gli studenti è la seguente: spendere l’80% del tempo ad imparare per conto proprio, ed il 20% a scuola. A quel punto la scuola diventa perfino divertente! Il compito dell’insegnante è guidare, quello dello studente di imparare. È un tema vasto e complesso, e se qualcuno vuole approfondire, ho pubblicato a proposito un lungo articolo sul perché imparare le lingue a scuola non funziona e come porvi rimedio.

Quindi per me è importante: spiegare ai ragazzi (ed agli studenti in generale) sul perché imparare quella lingua. Far fare loro degli esercizi di proiezione mentale immaginando nel futuro a parlare quella lingua. Coinvolgere emozionalmente fin da subito.

Secondo, spingere gli studenti a fare l’80 % del lavoro fuori casa e per conto proprio. Ciò non solo facilita il compito dell’insegnante, ma rende le lezioni più piacevoli.

E terzo, creare lezioni in cui ogni studente legge e ascolta ciò che gli interessa, e creare un ambiente in cui si favorisce l’uso della lingua, che può andare dal fare conversazione con un altro studente o in gruppo, al vedere film stranieri e commentarli. Le possibili attività per esporsi ed usare una lingua sono enormi. Ogni tanto qualche lezione o test di grammatica va benissimo, ma solo come ciliegina sulla torta.

Una questione, da tempo ormai, è al centro del dibattito in ambito psicolinguistico e non solo psicolinguistico: si impara meglio una lingua straniera avendo un insegnante madrelingua, oppure con un insegnante con la nostra stessa lingua nativa? Qual è la sua opinione?

Imparare a parlare ed usare una lingua straniera è il risultato di un’innumerevole quantità di attività ed esperienze, e l’interazione con un’insegnante è solo una delle tante attività. In altre parole, secondo me la lingua madre dell’insegnante è irrilevante. È molto più importante che l’insegnante sia appassionato/a di quello che fa e che riesca a trasmettere questa passione ai propri studenti. La passione per la lingua che insegna, la passione per imparare ed insegnare cose nuove, la passione nel condividere ciò che sa. È questo che fa la differenza. Mi vengono in mente due persone che mi hanno insegnato ed ispirato in maniera particolare: la mia insegnante privata di inglese americana, Susan, e la mia insegnante di francese al liceo di madrelingua italiana. Ebbene, ciò che rendeva queste due persone speciali non era tanto la competenza nell’insegnare, né la loro lingua madre, ma la passione che mi hanno trasmesso. Ricordo ancora con quale intensità passione e coinvolgimento la mia insegnante di inglese mi procurava un’enormità di materiale (da cassette VHS registrate ad articoli di giornale), che divoravo durante la settimana in attesa della nostra chiacchiera successiva. Il suo entusiasmo è ciò che, fra le tante altre cose, mi ha spinto di più a continuare a leggere, scrivere, guardare film e cercare di usare l’inglese americano il più possibile. Perché, lo ripeto, in fin dei conti nessuno ti può insegnare una lingua, devi impararla da solo. E se hai una/un insegnante illuminato che ti spinge e ti dà l’esempio, hai una marcia in più.

Accantoniamo per amor di conversazione il fatto che apprendere una lingua straniera sia un esercizio cognitivo importantissimo che può tornare utile per mantenere le proprie facoltà mentali attive anche in tarda età. Quindi, detto ciò, le chiedo: l’evolversi dell’intelligenza artificiale e delle applicazioni di traduzione istantanea, può rendere inutile l’apprendimento delle lingue straniere?

Non credo che imparare e parlare lingue straniere diventerà obsoleto, perché gli esseri umani hanno ed avranno sempre un intenso bisogno di comunicare ad un livello emotivo profondo, viscerale. Nessuna macchina né algoritmo possono sostituire una comunicazione umana diretta ed emotiva. In altre parole, se da una parte l’intelligenza artificiale e la tecnologia in generale renderanno la comunicazione sia verbale che scritta molto più efficace, soprattutto in contesti formali e di lavoro, dall’altra rimarrà innaturale/artificiale usufruire di traduttori automatici in contesti più personali.

A tutti è capitato di dire anche solo 2 o 3 parole in una lingua straniera quando si visita un paese straniero o si incontra una persona straniera, e la reazione è spesso di sorpresa. Ebbene, quel semplice sorriso la dice lunga sulla potenza del linguaggio, sul fascino che anche solo un frammento o due di una lingua straniera esercitano su altre persone. E la reazione sincera delle persone rispecchia una famosa citazione della famosa poliglotta ungherese Kato Lomb: “Una lingua straniera è la sola cosa che vale la pena di imparare anche se poco e male”.

E giusto per fare un altro esempio, immaginiamo di uscire con un possibile partner straniero e di comunicare con lui o lei tutta la serata attraverso una macchina. Si perderebbe tutta la magia no? E così per tantissime altre situazioni della vita. Ci sono così tante emozioni, sorprese e vantaggi nell’atto di interagire in una lingua straniera che vale e varrà sempre la pena prendersi la briga di imparare anche solo una lingua straniera per conto proprio.

Le persone sono tutte diverse tra loro e, pur senza entrare nell’ormai datata questione degli stili di apprendimento, è del tutto ovvio che ogni individuo ha sue specifiche peculiarità riguardo a talento, predisposizioni, interessi, inclinazioni ecc. Il problema a questo punto è se anche coloro che sembrano apparentemente (e ripeto: apparentemente) meno dotati possono raggiungere gli stessi risultati, nell’apprendimento delle lingue, dei più bravi? E, se sì, attraverso quali percorsi didattici? Ha dei consigli da dare a coloro che si ritengono “meno portati”?

È senza dubbio vero che ogni persona ha inclinazioni e abilità diverse, ma ognuno di noi può imparare qualsiasi lingua straniera fluentemente. Se hai imparato la tua lingua madre bene (cioè se non hai disfunzioni di origine genetica) il tuo cervello è equipaggiato per imparare non una, ma tante lingue. Il punto, quindi, non è se a parità di tempo, lavoro e “sudore versato” una persona riuscirà a parlare come o meglio di un’altra, quanto se dato una certa quantità di tempo e sforzo, quella persona sarà in grado di parlare una lingua bene. E la risposta è sì.

Il primo consiglio da dare a chi si reputa meno portato è di ordine/natura psicologica: i limiti che abbiamo nella testa sono i limiti del nostro mondo. Imparare una lingua è un’abilità che si acquisisce con il tempo e con il lavoro. Una volta che uno si rende conto che non c’è alcuna magia nell’imparare le lingue, ma solo un prolungato lavoro di apprendimento che richiede tempo e metodi efficaci, le cose cambiano assumono un’altra prospettiva.

Il secondo consiglio è di pianificare, e di dedicare 30 minuti al giorno (almeno) ad imparare una lingua. Sedersi la domenica e pianificare la settimana. Quando è il momento ideale per imparare? Per me è la mattina, ecco perché appena fatto colazione faccio sempre 30-45 minuti di greco. È il momento in cui sono più fresco. So che se non lo faccio la mattina non lo farò più. Se impari ogni mattina per un lungo periodo di tempo, sei già a metà dell’opera.

Il terzo consiglio è semplice: spendere tempo facendo cose che ti piacciono, e con materiale comprensibile e interessante. Su Internet è ormai possibile trovare un’enorme quantità di materiale in ogni lingua. È importante, ripeto, trovare cose che ci interessano, scaricare e preparare il materiale in anticipo, e poi leggere ed ascoltare il più possibile.

Il quarto consiglio è di interagire in modo attivo con il materiale. Se stai leggendo un podcast mentre lo ascolti, stampa il testo, sottolinea le parole, ripeti alcune frasi, appuntati qualche frase che ti piace.

Ed il quinto è di far in modo da ripetere in maniera intelligente le cose che vai imparando. Per esempio, appuntando piccole frasi utili ed interessanti su un quadernino, che guarderai nei tempi morti della giornata. Per memorizzare, bisogna vedere e ripetere, ma ci sono modi efficienti, interessanti ed utili, ed altri che sono noiosi e difficili da applicare, specialmente nel lungo periodo. Personalmente uso una serie di quaderni portatili in cui appunto tutte le frasi che ritengo utili, li uso sia per rivedere vocaboli che per creare conversazioni immaginarie con me stesso. Da quando ho adottato questa strategia apprendo persino più rapidamente di prima!

Questa è solo una minuscola parte dei consigli che ho la gioia e l’onore di condividere con le persone che mi contattano, ma ovviamente per motivi di tempo e spazio non posso approfondire qui anche se mi piacerebbe.

Riprendendo il filo logico della domanda precedente, lei, oltre ad essere uno dei più importanti poliglotti al mondo, è anche un formatore che ha approntato un suo metodo didattico specifico. Può, a grandi linee, parlarcene?

Anzitutto grazie per le belle parole! Ho cominciato un percorso di “language coach” (o “coach di lingue”) circa dieci anni fa. Ho creato un sistema in cui offro lezioni di coaching personalizzate che si articola nel seguente modo: svolgo una lezione di coaching con ogni studente una volta al mese. Durante la lezione lavoriamo insieme per capire quali sono le difficoltà che sta riscontrando con una determinata lingua, ed insieme approntiamo un programma quotidiano per affrontarle. Seguo ogni studente attraverso documenti condivisi. La filosofia è semplice: io mostro la via e loro la percorrono, con qualche aggiustamento qui e lì. Ogni studente riceve un programma dettagliato da seguire e durante la sessione di coaching successiva analizziamo ciò che è andato bene e ciò che si può migliorare. È un sistema molto efficace che ho perfezionato negli anni e sono molto soddisfatto dei risultati. Le lezioni vertono su una vasta gamma di “sfide”: come imparare una lingua da 0, come riattivare una lingua studiata male a scuola, come migliorare una lingua partendo da un livello base o intermedio. Insegno tecniche avanzate ed efficienti per imparare vocabolario, grammatica, pronuncia, e naturalmente ci sono anche sessioni di conversazione, e tanto altro ancora. Le lezioni vengono svolte nella lingua madre dello studente (qualora la parli!) e ovviamente nella lingua obiettivo dello studente.

Per quanto mi piaccia il mio lavoro, ho capito che le lezioni singole sono limitate perché sono solo una persona e purtroppo le richieste superano la mia capacità di soddisfare. Per quello ho creato la Smart Language Learning Academy, un’accademia online per tutti coloro che vogliono imparare le lingue in modo alternativo rispetto all’istruzione convenzionale. È appena uscito il primo corso, in cui spiego per filo e per segno come funziona la mia tecnica di traduzione bidirezionale, con cui ho iniziato ad imparare dieci lingue straniere. Inutile dire quanto sia entusiasta del progetto.

Ed a questo proposito, volevo aggiungere un’osservazione finale: provo una grande gioia e un grande orgoglio nel poter condividere ciò che ho imparato in 30 anni di esperienza. Osservare la trasformazione mentale e linguistica dei miei studenti è una delle esperienze gratificanti, e dimostra come abbiamo tutti un potenziale enorme, pronto a dispiegarsi con la giusta mentalità e mezzi efficaci.

Nel corso degli anni ho realizzato sempre di più che la mia passione e la mia missione non risiedono solo nell'apprendimento delle lingue, ma più in generale nella formazione, nell’istruzione e nella crescita di altri individui. Perché un individuo informato, multilingue è più tollerante, più flessibile e più curioso. Non è sdolcinato né scontato affermare che l’istruzione di ognuno di noi, e della società in generale, può salvare l’umanità.