La necessità della realtà che sfugge alle leggi astratte della fantasia, e a quelle scolpite dalla religione.
C'erano i giganti sulla terra a quei tempi, e anche dopo, quando i figli di Dio, s’accostarono alle figlie degli uomini… Sono questi i famosi eroi dell’antichità.
(Genesi, 5, 12)
Spero che le persone abbiano abbastanza felicità per essere dolci, abbastanza guai per diventare forti, abbastanza dolore per mantenerti umano, abbastanza speranza per essere felice.
(Spider-man)
Questa strana voglia di normalità, di leggere e sapere di storie autentiche, vere e accadute per davvero… Dopo anni trascorsi a ricostruire faticosamente scenari apocalittici ipotetici, forse abbiamo dimenticato di ricordare ciò che è davvero accaduto e di ridisegnare l’archetipo di chi, allontanandosi dall’essere umano, ha cercato di elevarsi a superuomo, per poi scoprire di avere bisogno, semplicemente, di un essere umano fatto di carne e ossa.
In un mondo in cui abbiamo immaginato, letto e descritto ogni possibile evento capace di segnare la fine dell’uomo e del suo tempo, ci siamo spinti, negli angoli più remoti della mente, a fantasticare su come potrebbe vivere un uomo dotato di un dono divino, di un potere da supereroe. Abbiamo esplorato infiniti mondi e multiversi legati a un ipotetico cambiamento, ma forse ci siamo accorti che il nostro appetito intellettuale — abituato a nutrirsi di diete a base di pillole vitaminiche e sostanze probiotiche — ha in realtà bisogno solo di ciò che può vedere, riconoscere nella natura, annusare e percepire con i suoi sensi. Di ciò che si manifesta come un miracolo naturale, senza rincorrere l’illusione di un cibo miracoloso.
In una terra segnata da una storia millenaria che ha plasmato i nostri luoghi e influenzato profondamente il nostro presente, la presa di coscienza — alimentata anche dai recenti cambiamenti storici e sociali — rappresenta forse il dono più autentico che possiamo fare al nostro intelletto. Rileggendo Volto Nascosto di Gianfranco Manfredi, ho ritrovato frammenti di verità dimenticate, sepolte da una memoria generazionale che, affascinata dalla corsa allo spazio e al futuro, ha smesso di raccontare ciò che siamo stati, perdendo così di vista ciò che avremmo potuto diventare.
È paradossale, o forse no, visto l'ultimo aggiornamento sul conflitto russo-ucraino, pensare che da un accordo volto a sancire la fine di ostilità possa germogliare un nuovo conflitto. Eppure, non molto tempo fa, fu proprio una differente lettura di quanto siglato a Uccialli, località di confine tra l'allora Eritrea e l'Impero Etiope, nel lontano 1889, a innescare una spirale bellica tra il Regno d'Italia e l'Etiopia.
Quel patto, inizialmente concepito come un'intesa di natura politica e commerciale, si trasformò in miccia per un'aspra contesa. La discordanza interpretativa di un singolo articolo del trattato condusse le armate dell'illuminato Negus Menelik II a scontrarsi con le ambizioni espansionistiche italiane, culminando nelle disastrose disfatte per le truppe del Bel Paese ad Amba Alagi, Macallè e nella memorabile battaglia di Adua, evento che segnò una svolta storica e condusse alla stipula di una pace definitiva.
Il punto più controverso, che ha dato vita alla nascita del conflitto, riguardava l'articolo 17 del trattato: come da tradizione, il trattato era stato redatto in due versioni nelle lingue dei due contraenti, italiano e amarico; la stesura dell'articolo 17 tuttavia era differente nelle due versioni.
La versione in italiano infatti recitava:
Sua Maestà il Re dei Re d’Etiopia consente di servirsi del Governo di Sua Maestà il Re d’Italia per tutte le trattazioni di affari che avesse con altre potenze o governi.
Mentre la versione in amarico recitava:
Sua Maestà il Re dei Re d'Etiopia può trattare tutti gli affari che desidera con altre potenze o governi mediante l'aiuto del Governo di Sua Maestà il Re d’Italia.
In base alla versione in italiano, il negus delegava al governo italiano tutte le sue attività di politica estera, rendendo di fatto l'Etiopia un protettorato dell'Italia; in base alla versione in amarico, invece, la delega era solo facoltativa, e il negus vi poteva ricorrere solo quando ciò gli fosse convenuto. Non venne mai chiarito se la differenza fosse dovuta a un semplice errore di traduzione o a una deliberata mossa di una delle parti per indurre l'altra a firmare.
In questo vibrante scenario storico, intriso di tensioni coloniali e sussurri di imperi nascenti, si dipana la straordinaria vicenda di Volto Nascosto, un enigmatico combattente la cui esistenza si snoda tra le eleganti vie di Roma e gli impervi altipiani abissini negli anni cruciali che vanno dal 1889 al 1896, sullo sfondo della prima, e spesso dimenticata, guerra coloniale italiana.
Volto Nascosto non è un semplice guerriero; il suo volto celato dietro una maschera d'argento lo avvolge in un alone di mistero e lo consacra a figura leggendaria, che ragiona e compie azioni volte solo all’interesse del suo popolo. A capo di una variegata schiera di predoni, provenienti dalle diverse etnie che popolavano quelle terre ancestrali – tra cui i resilienti tigrini e i sagaci amhara – egli non è soltanto un capo militare, ma un simbolo di resistenza e un'incarnazione delle antiche profezie che circolavano tra le genti africane. Nel vortice del conflitto, la sua audacia e la sua astuzia lo elevano al ruolo di fidato braccio destro della potente e astuta Imperatrice Taitù Betul, figura chiave nella difesa dell'indipendenza etiope, nota per la sua acuta intelligenza politica e la sua ferma determinazione.
La sua storia si configura come un'epopea sovrana, scandita dal fragore di epiche battaglie campali, dall'eco di audaci assalti a carovane cariche di merci preziose, dalla tensione di assedi a roccaforti inespugnabili, dal mistero di rapimenti orchestrati con precisione chirurgica e dalle trame oscure di intrighi politici che si snodano tra i palazzi del potere e gli accampamenti militari. In questo affresco storico, l'elemento epico si fonde con le passioni più oscure e i drammi privati che animavano il melodramma fin de siècle: inconfessabili delitti consumati nell'ombra, sete di vendetta che covano sotto la cenere, amori travolgenti e proibiti, incubi notturni che tormentano le coscienze e i fantasmi di un passato che non smette di perseguitare i vivi.
Menzione speciale, merita sicuramente l'approfondimento ispirativo di uno dei protagonisti a Giuseppe Galliano; nel panorama della storia coloniale italiana, spesso controverso e dimenticato, la figura del capitano emerge come simbolo di coraggio militare e di un legame profondo con i soldati africani che comandava. Il culmine del suo impegno si ebbe durante l’assedio di Mekelé (1895), dove con soli 1.400 uomini — di cui gran parte ascari — riuscì a resistere per oltre un mese contro le truppe abissine di Menelik II, dieci volte superiori per numero. Il gesto gli valse ammirazione anche da parte del nemico, tanto che lo stesso Menelik permise agli assediati di lasciare il forte con onore.
Questo audace connubio di elementi eterogenei ambisce a tratteggiare un'avventura che non sia una semplice evasione dalla realtà, ma un racconto profondamente intessuto nel tessuto della Storia e delle esperienze umane, capace di avvincere il lettore con la forza delle emozioni e, al contempo, di suscitare una riflessione critica su un capitolo del nostro passato ancora troppo vicino per essere considerato definitivamente concluso.
In un panorama fumettistico dominato da supereroi in calzamaglia, poteri sovrumani, Anime con capacità esoteriche e città immaginarie da salvare, Volto Nascosto, edita da Sergio Bonelli, scritta dalla magistrale mente di Gianfranco Manfredi, rappresenta un'anomalia preziosa. Pubblicata tra il 2007 e il 2011 questa serie è distinta, per il suo taglio storico e realistico, a resistere nel tempo alle tinte iperboliche delle saghe Marvel e DC.
Il confronto con i fumetti ormai “hollywoodiani” diventa di fatti inevitabile. Batman, Superman, Spider-Man, gli Avengers... sono nomi scolpiti nell’immaginario collettivo, ma spesso vivono in una realtà sospesa, dove i problemi reali vengono filtrati attraverso metafore. È vero, alcuni hanno affrontato temi come il razzismo (X-Men), la sorveglianza di massa (Civil War), l’identità e l’alienazione. Ma raramente lo fanno con i piedi ben piantati nella storia reale o nelle dinamiche quotidiane delle persone comuni.
Io, e mi auguro il pubblico lettore, cerca storie che parlino direttamente alla contemporaneità: crisi ambientali, guerre dimenticate, diseguaglianze sociali, migrazioni. In questo senso, Volto Nascosto anticipa una tendenza. Non solo perché rifiuta la mitologia supereroica, ma perché abbraccia con coraggio la complessità storica, portando il lettore a riflettere sul passato per comprendere il presente.
Non si tratta di scegliere tra la fuga nella fantasia e l’adesione alla realtà. Entrambe le strade hanno dignità artistica e culturale. Ma in un momento storico segnato da crisi globali, disinformazione e un bisogno crescente di senso, il fumetto può (e forse deve) diventare anche uno strumento di consapevolezza. In questo senso, protagonisti come ‘Ugo Pastore’ ci ricordano che la realtà, quando ben narrata, può essere affascinante quanto qualsiasi universo parallelo. Forse oggi più che mai, abbiamo bisogno di eroi senza superpoteri; capaci, però, di farci vedere il mondo con occhi vecchi e nuovi utili a riscrivere, forse, il futuro dell’attualità.