Ha ragione chi scriveva che questi sono i dati del Coronavirus in Italia e che meglio studiarli bene prima di proporre soluzioni avventate:

Non ho competenze per ribattere dal punto di vista legale sulla costituzionalità o meno del green pass verso il quale sono assolutamente favorevole. Perché, per chi non se ne fosse accorto, i casi aumentano e senza una larga quota di popolazione vaccinata torneremo ad avere gli ospedali pieni di pazienti Covid (più giovani), il SSN tornerà in affanno e ne pagheranno le conseguenze anche i pazienti che avranno un accesso limitato alle cure per patologie non-Covid.

Preparatevi a proposte ricevibili in fretta. In assenza di strategie a fine agosto il virus in Italia sarà nuovamente un grosso problema, specialmente nelle regioni dove la percentuale di vaccinati con due dosi è bassa.

Nel frattempo, vi segnalo che il virus si disinteressa del parere del Garante della Privacy e prosegue il suo lavoro diventando sempre più capace a diffondere tra i giovani non vaccinati e tra gli allegri allocchi che non hanno voluto vaccinarsi.

Ma se l’analisi della situazione è pertinente, non si evitano incidenti attraversando la strada a occhi chiusi per non vedere le macchine in arrivo.

Certo il virus si disinteressa del parere del Garante della Privacy ma non si disinteressa della coesione sociale, e dunque della tenuta democratica di un Paese. Senza credibilità, le autorità perdono la capacità di indirizzare la popolazione verso soluzioni. Non solo quelle inefficienti vengono screditate, ma spesso anche quelle efficienti. Il virus, dunque, “per proseguire il suo lavoro”, s’interessa molto di screditare lo Stato e a tale scopo di accrescere il deficit democratico. Perché? Ne è il primo beneficiario.

Per questo solo motivo viene fuori la domanda: ma sarebbero gli stessi che fanno girare il virus e che inducono le autorità a proporre soluzioni ovviamente inefficienti, se non contro-producenti come il pass sanitario, o ad imporre rimedi di tuttora incerta efficienza come i vaccini Covid? Le manifestazioni in Francia non lasciano il minimo dubbio sull’efficacia di tali misure per screditare le autorità, che neanche fingono di essere democratiche, oltre che spaccare la coesione sociale. Si lasceranno qui aperte queste domande sulle quali non è escluso che un giorno si debba tornare.

Non senza motivo, la cancelliera Angela Merkel fa dimostrazione di governo cauto ed affidabile. Non ha perso la memoria. Facendo lezione di democrazia, fa anche lezione di sicurezza.

Non intendiamo percorrere questa strada proposta dalla Francia. Siamo all’inizio della fase in cui stiamo ancora promuovendo le vaccinazioni, dove abbiamo più vaccini di quante persone vogliono essere vaccinate.

Non credo che possiamo guadagnare fiducia cambiando ciò che abbiamo detto finora, cioè che nessuna vaccinazione è obbligatoria, ma penso che possiamo guadagnare fiducia pubblicizzando la vaccinazione e facendo diventare il maggior numero possibile di persone degli ambasciatori del vaccino grazie alla propria esperienza.

La cancelliera, non ha perso di vista che l’esperienza di ognuno fa, alla lunga, l’esperienza (che sia buona o meno buona), utile per tutti.

Non ci soffermeremo in questa sede sulle ragioni delle innumerevoli violazioni delle convenzioni internazionali, costituzioni e testi legislativi con il pass sanitario europeo1. Da sole sono già più che sufficienti per bocciare definitivamente ogni pass sanitario europeo o documento similare. Fermiamoci qui sulle ragioni di sicurezza che proibiscono tale strumento.

Come già precedentemente accennato a Marzo 2021 nell’articolo Une société de lemmings ?, serve serietà. E c’è da farsi due domande. Il pass sanitario migliora il contrasto al virus o lo indebolisce? I danni collaterali del pass non superano i vantaggi che gli sono attribuiti, non solo danni a beni giuridici, già accertati, ma anche danni materiali, alla sicurezza delle popolazioni?

C’è da osservare che non c’è un solo studio complessivo che risponda seriamente a queste due domande. Di conseguenza, in ogni caso, il pass sanitario viola il principio di precauzione, principio volto a prevenire danni più importanti nel futuro in scambio di vantaggi apparenti nel presente.

La generalizzazione “europea” del pass sedicente verde, peggio ancora se risultato di una costrizione di fonte statale come il presidente francese Macron tenta di imporlo, è più che avventurosa. Potrebbe non solo produrre un’efficienza ridotta (a corto ma anche a lungo termine) contro il male che si intende combattere (come sembra già dimostrare la sorte dei viaggi di quest’estate), ma anche causare mali peggiori alla salute, alla sicurezza, ai beni giuridici propri delle democrazie e, complessivamente, all’intero tessuto economico-sociale delle nostre società.

Il pass sanitario migliora il contrasto al virus o lo indebolisce?

In assenza di studi complessivi, risponde già parzialmente il fatto che presto si chiederà il tampone anche a quelli che sono vaccinati. Dimostra che il vaccino non è la panacea contro questa pandemia2 come viene generalmente presentato, e che di seguito, il pass sanitario non protegge né chi lo presenta, e meno ancora chi sta intorno ai suoi detentori. In Giappone, Paese che per cultura non si può tassare di imprudenza, il virus è entrato nel villaggio olimpico, nonostante che tutti i frequentatori siano vaccinati. Qualcuno si sarebbe affidato ad un pass che in realtà non protegge nessuno? Peggio, un pass che fa abusivamente credere che si è protetto e che si protegge anche gli altri, quando invece è contagioso per gli altri e neanche protegge contro le varianti?

Una società democratica non può sbagliare su cose tante gravi. Perché con un tale errore distrugge per sempre la credibilità delle sue autorità. La Germania l’ha ben capito, e non rischia.

I vaccinati sarebbero contagiosi? Di là contaminati i viaggiatori dopo un volo in aereo? Questi viaggiatori - si deve dire, un po’ ingenui - incoraggiati a “fare girare l’economia”? Si aspettano ancora studi e statistiche serie e leali a tale proposito. Una vaccinazione con spettro stretto (come nel caso ad oggi per il Covid) favorirebbe la creazione di varianti resistenti? Anche sulla disseminazione delle varianti (UK e Israele farebbero già intravedere risultati preoccupanti a tale proposito), si aspettano ancora statistiche serie.

Non si può reggere su certezze, perché al momento, non ce ne sono. Ma il fatto di non sapere non autorizza pertanto di trasformare incertezze in certezze nel discorso pubblico.

Di conseguenza, il pass dà una falsa sicurezza, tanto ai vaccinati che a quelli che non lo sono. Una falsa sicurezza preclude alla gente di valutare correttamente il rischio. In assenza di conoscenza corretta del rischio, impedisce (la dissuade?) anche di prendere misure preventive per la sua propria incolumità e quella degli altri. E così, da strumento dichiarato di sicurezza, il pass sanitario diviene uno strumento che accresce i pericoli.

I danni collaterali del pass non superano i “vantaggi” che gli sono attribuiti?

Per quanto i danni collaterali non sanitari del pass, i collassi successivi delle infrastrutture in seguito a cyber-attacchi danno la misura del pericolo corso dal cittadino a vedersi cosi schedato in banche dati inter-collegate. In Italia, “sono stati 349 da gennaio a marzo 2021, sette volte di più rispetto ai primi tre mesi del 2020. Nel mirino App, social e banking online”.

Se esistono capacità e volontà, comprovate, di aggredire i sistemi informatici di un’impresa, e anche di un intero Paese, è tanto più facile di indirizzare simili attacchi contro una persona. Lo scandalo della tecnologia spionistica Pegasus recentemente scoppiato ne dà un ulteriore accenno.

Con un sistema informatico unico di registrazione dei cittadini, in banche dati europee integrate, si vedrà presto l'imprenditore che perderà un contratto milionario all'estero perché i suoi concorrenti hanno disattivato il suo "pass sanitario" con lo scopo di fargli perdere l'aereo, o l'impiegato del colore politico avverso che si vedrà "estinto", anche senza che se ne possa accorgere, dalle liste di candidature alle promozioni.

Ognuno potrà ritrovarsi senza gas, senza elettricità, senza collegamento telefonico o Internet, per la sola mano di chi gli vuol rendere la vita quotidiana impossibile. Che manna per i padroni delle terre di mafia…

Per la cultura, l'accesso allo studio, il lavoro, (vedere la Cina), ci saranno quelli con le vie preferenziali e gli altri. Cosa sarebbe più totalitario che un “clientelismo” a mezzo tecnologico? Tutte queste cose stanno già avvenendo, ma rimangono fino ad oggi limitate dal fatto che non tutti i cittadini sono registrati, che non tutte le banche dati sono integrate, che rimane dunque difficile ad un qualsiasi “nemico”, personale, di categoria, di impresa, un’istituzione o un Paese, di bersagliare chi vuole, dove vuole, quando vuole. Non sarà più così quando sarà tutto integrato, a mezzo di pass sedicente sanitario.

Il pass europeo allarga la portata dell’atto dannoso, favorisce la capacità di nuocere a tutti, chiunque sia ed ovunque si trovi. Impedisce anche a chiunque di proteggersi, visto che sarà sempre tracciabile.

Quello che era inteso come strumento per controllare la criminalità organizzata (come era l’oggetto del software Pegasus…) viene adesso applicato a tutti i cittadini, a vantaggio di questa stessa criminalità. Che non avrà neanche nessuna difficolta a cancellare i dati che fanno ombra alle sue attività. Perché se si possono manipolare informazioni, crearsi falsi titoli, si può anche cancellarle. Fino ad oggi succedeva già, ma dovevano avere accesso ai sistemi informatici. Con l’integrazione delle banche dati, l’aggressione può partire dalla Russia, dalla Cina ma anche dall’Australia, come si vede già nel mondo delle banche. Possono mancare domani 5000 euro, 50.000 euro, e anche 500.000, sul conto di un qualsiasi cittadino che si vuole “neutralizzare”. E non ci sarà mai possibilità di ottenere risarcimento del danno. Fino ad oggi, pagano le banche, ma domani, quando le password di tutti, dappertutto, saranno “integrate”, a chi saranno imputate le responsabilità dei danni? Già oggi l’impresa bersagliata si ripaga da sola i danni subiti. Mentre di tante truffe informatiche delle quali sono vittime, tanti cittadini neanche si accorgono, ma le subiscono.

Tale è la società voluta da alcuni responsabili della Commissione Europea, che tentano adesso di inghiottire tutta l’Europa nel loro “sistema”.

Banche dati integrate non solo faciliteranno le aggressioni contro singoli cittadini. Faciliteranno anche discriminazioni di categorie. Già prima volava il sospetto su manipolazioni del voto elettronico. Oggi, niente impedisce di vietare l’organizzazione di un evento (meglio dell’altro colore politico) con il pretesto che non ci sono “condizioni adeguate” per adoperare “in sicurezza”. Con un pass “sanitario” esteso anche a musei (anche nei piccoli musei, con dieci visitatori al giorno…), sale di concerto, teatro, cinema (tutti luoghi dove il distanziamento si fa agevolmente, con capienze dimezzate…), intendono anche tanto dissuadere che discriminare l’accesso alla cultura, emarginando ancora di più i più deboli e distruggendo ulteriormente di seguito la coesione sociale.

Tutto il funzionamento democratico viene in pericolo da tali strumenti che condizionano l'esistenza di ogni cittadino, quando gli stessi strumenti condizionano l'esistenza di tutti.

Non ci si può affidare alle tecnologie di cyber-security. Servono, ma saranno sempre oltrepassate, tanto dai progressi tecnologici che non sono più l’appannaggio dell’Occidente costituzionalista, che da questo solo fatto che l’ingigantimento del sistema produce di per sé le utili faglie per essere penetrato.

Tutte le banche dati, private e pubbliche, sono, già oggi, infiltrate, e certamente infiltrabili, da organizzazioni criminali a scopo economico e/o politico. In alcuni Paesi dell’Unione Europea, già non si sa più a chi rispondono gli stessi servizi di controllo della privacy.

Serve urgentemente ripensare il modo e l’uso dell’informatizzazione dei dati pubblici, e non solo la loro protezione, che presto o tardi sarà sempre violabile.

Se l’iper-collegamento può facilitare la gestione, può anche distruggere la civiltà. Il calcolo costo-beneficio viene rapidamente fatto. Salvo che i conti non tornano ugualmente per tutti.

Allora, a chi serve veramente il “pass sanitario”, “pass verde”? Non sarebbe, piuttosto un pass nero?

Qualcuno si azzarda: “Le sue conoscenze in campo epidemiologico e medico sono gravemente carenti”. O ancora: “L’arroganza della tuttologia da social media è sconfortante e pericolosa. Si limiti a parlare di quello che conosce. La medicina mi pare un campo un po’ troppo spinoso per chi non ne ha la minima competenza. Buona fortuna.”

Buona fortuna a chi pensa di "rispondere" dichiarando solo "carenze di conoscenze" dell'altro. Decretare “scienza” conoscenze che non hanno ancora ricevuto l’omologazione (tanto per quanto riguarda i vaccini che per il pass sanitario ancora senza forma né autorità) non è scienza ma credenza.

Per la sicurezza dei cittadini, e anche per la tenuta democratica delle nostre società, occupiamoci di scienze, non di credenze. E la scienza impone di sapere dire come Socrate: "So che non so niente". Il dubbio impone allora altre scelte… che quelle che tentano di imporre le credenze.

Quali sono le alternative proposte?

Oltre a dire no al green pass (o all’obbligo vaccinale) bisognerebbe proporre una strategia alternativa che non sia totalmente irragionevole ed insostenibile per il SSN.

Questa invece è una preoccupazione valida ed imperativa.

Delle misure contro la pandemia devono essere prese. Ma per evitare incidenti, chiudere gli occhi quando si attraversa la strada non è strategia efficiente.

Le misure devono essere ragionevoli, efficaci, a corto e a lungo termine, e proporzionali al pericolo. Non serve a niente un pass sanitario per entrare nelle sale per gli spettacoli o nei ristoranti che hanno ventilazioni adeguate e posti occupati in alternanza. Serve unicamente a registrare chi va dove, quando e con chi. Non è accettabile, e mette la sicurezza dell’intera società in pericolo. Perché di questi dati, un giorno, qualcuno saprà farne uso, a uso proprio.

Non serve confinare i tranquilli anziani che vogliono fare la spesa in negozi ad accessi contingentati. Non mettono né loro stessi né gli altri in pericolo di vita.

Serve invece intervenire, anche con arresti domiciliari, contro le bande che violano coprifuoco, distanziamento, uso delle mascherine in ambienti chiusi, contro i locali che violano le elementari misure di precauzione in nome del dio denaro.

Troppo spesso si è visto fare esattamente l’opposto. Perché è più facile di rinchiudere tutti che di intervenire contro i più irresponsabili e aggressivi della società. Un lassismo che non aveva aspettato il virus per accrescere l’insicurezza nelle nostre società.

Serve informazione, non credenze né propaganda.

Green pass Francia, protesta dei no vax in tutto il paese.

(TG24, 15/7/21)

Francia, no vax in piazza contro il pass sanitario di Macron.

(La Repubblica, 17/7/21)

Ormai, questi titoli di canonici organi di stampa non fanno informazione, ma propaganda. La stragrande maggioranza dei dimostranti il 17 Luglio 2021 nelle piazze della Francia non erano appartenenti ai “no vax”, come questi titoli tentano di accreditare, con la diffusione di “fake news”. Erano dei semplici cittadini risvegliati dall’attentato in corso contro diritti costituzionali.

Quando la stampa manipola l’informazione, rinforza la sfiducia e sopprime anche la capacità di comunicare all’interno di una società. Il flusso s’interrompe, e forma campi contrapposti. La propaganda provoca sfiducia e rifiuto.

L'informazione corretta, invece, permette ai governi di fare intendere le loro ragioni, dopo avere assorbito quelle di tutte le categorie interessate, cittadini (che non si sovrappongono necessariamente con gli elettori) compresi. Permette anche alla gente di prendere per sé stessa e per gli altri le misure efficienti: non sono tutti candidati al suicidio, né hanno vocazione d’assassini. Confrontati a politiche leali e coerenti, ci si può fidare dei cittadini. Come per il crimine, le violazioni si ritroveranno ai margini, e saranno dunque anche gestibili.

Nella situazione odierna, c'è sfortunatamente tutto da rifare.

Il virus avrebbe anche studiato il diritto costituzionale? Certo sa come disfare una democrazia. E come dare il via libera al pass nero ordito da quelli che sanno farsi suoi alleati.

Note

1 “Non darò veleno a nessuno, se richiesto, né avvierò un simile suggerimento”. (Giuramento di Ippocrate (460-377 a.C.).
Codice di deontologia medica, art. R4127-36 del Codice di sanità publica: “il consenso della persona esaminata o curata deve essere richiesto in ogni caso. Quando il paziente, in grado di esprimere la propria volontà, rifiuta gli accertamenti o il trattamento proposto, il medico deve rispettare tale rifiuto dopo aver informato il paziente delle sue conseguenze”.
Codice di Norimberga (1947): “Il consenso del soggetto umano è assolutamente essenziale. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici ha ripreso questo divieto contro ogni sperimentazione involontaria, nel suo testo del 1966 che afferma: nessuno può essere sottoposto senza il suo consenso a un esperimento medico o scientifico.
Dichiarazione di Ginevra per i medici (1948): “Rispetterò l'autonomia e la dignità del mio paziente. Non userò le mie conoscenze mediche per violare i diritti umani e le libertà civili, anche sotto costrizione. Manterrò il rispetto assoluto per la vita umana, fin dal concepimento. Considererò la salute del mio paziente come la mia prima preoccupazione”.
Dichiarazione di Helsinki (1996) firmata da 45 Paesi fra cui la Francia, art. 25 : “La partecipazione di persone in grado di prestare il consenso informato alla ricerca medica deve essere volontaria. Nessuna persona in grado di dare un consenso informato può essere coinvolta nella ricerca senza aver dato un consenso libero e informato”.
Convenzione di Oviedo (1997) firmata da 45 Paesi fra cui la Francia, art. 5: "Un intervento in ambito sanitario può essere effettuato solo dopo che l'interessato abbia espresso il proprio consenso libero e informato. Questa persona riceve in anticipo informazioni adeguate sullo scopo e sulla natura dell'intervento, nonché sulle sue conseguenze e sui rischi. L'interessato può, in qualsiasi momento, revocare liberamente il proprio consenso".
Legge Kouchner (4 marzo 2002), art. 111-4: "Ognuno prende decisioni sulla propria salute con il professionista sanitario e tenendo conto delle informazioni che fornisce loro. Il medico deve rispettare la volontà della persona dopo averla informata delle conseguenze delle sue scelte. Se la volontà della persona di rifiutare o interrompere il trattamento è pericolosa per la vita, il medico deve fare tutto il possibile per convincerla ad accettare le cure essenziali. Nessun atto o trattamento medico può essere eseguito senza il consenso libero e informato della persona e tale consenso può essere revocato in qualsiasi momento”.
Sentenza Salvetti (2002): “Nessuna cura medica è obbligatoria all'interno dell'Unione Europea: “in quanto cure mediche non volontarie, la vaccinazione obbligatoria costituisce un'ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata, garantito dall'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e libertà fondamentali” (Salvetti c/decisione Italia-CEDH del 9 luglio 2002; n° 42197/98)9).
Codice civile francese: art. 16-1: “Ognuno ha diritto al rispetto del proprio corpo. Il corpo è inviolabile”. Risoluzione 2361 del Consiglio d'Europa (28 gennaio 2021), parere consultivo: “l'Assemblea sollecita gli Stati membri e l'Unione europea. Articolo 731: “Assicurare che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è soggetto a o altra pressione per essere vaccinato, se non desidera farlo personalmente. Articolo 732: "Per garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di un potenziale rischio per la salute o per non voler essere vaccinato”.
2 Sarebbe un valido rimedio per le persone debole di salute contro le forme le più gravi della malattia, ma non così viene pubblicizzato.