Alle volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.

(Italo Calvino, Lezioni americane, 1985)

Per indicare il cambiamento e l’orientamento dei nostri interessi ed esigenze in un momento determinato, si usa una parola inglese: trend. Perché si sia scelto di adoperare una parola straniera quando la lingua italiana ha un vocabolo perfettamente appropriato, cioè tendenza, resta un mistero: sta di fatto che purtroppo il nostro vocabolario si impoverisce sempre di più ed è sempre più infarcito di anglicismi.

I motori di ricerca mantengono una loro statistica sui trend dell’anno, tracciando una mappa dei mutamenti che attraversano la nostra società: in Italia nel lontanissimo 2019 a.C. (avanti Covid) gli argomenti di tendenza su Google sono stati questi:

  • parole: Nadia Toffa;
  • fai da te: gnomi di Natale;
  • come fare: domanda navigator;
  • cosa significa: Macchu Picchu;
  • ricette: pastiera napoletana.

Nel 2020 d.C. per le stesse categorie le parole più ricercate sono state:

  • parole: Coronavirus;
  • fai da te: amuchina;
  • come fare: pane in casa;
  • cosa significa: pandemia;
  • ricette: pizza.

L’arrivo della pandemia ha prodotto grandi cambiamenti nelle nostre vite e di conseguenza nel nostro linguaggio, ad iniziare con l’inversione di polarità dei termini positivo e negativo. Ultimamente ho notato persone usare un’espressione comune come “mi sembra un dato positivo” e bloccarsi in stato confusionale.

A qualche mese dall’inizio del lockdown, ha fatto il suo ingresso nel linguaggio il progressivo uso di un lessico di stampo militare. I mezzi di informazione, un famoso virologo e persino il presidente del consiglio hanno iniziato a parlare di guerra, caduti al fronte, personale sanitario in prima linea.

Le metafore in campo bellico si sono sprecate mentre la stragrande maggioranza del Paese combatteva il nemico invisibile partendo per una guerra dalle trincee tra il divano e la TV e assimilava lentamente l’idea di stare affrontando un trauma paragonabile a quello che le generazioni precedenti, che sono state gettate nel mezzo di due conflitti mondiali, hanno dovuto subire. Mentre il nostro personale sanitario sprovvisto di adeguate protezioni diventava davvero carne da macello, abbiamo assistito a una brutta mutazione del linguaggio basata sulla retorica del sacrificio e abbiamo assimilato espressioni fuori luogo ma emotivamente persuasive.

Fino al 2020, la recriminazione più frequente in Italia era quella di non avere abbastanza tempo libero; l’improvvisa disponibilità di tempo non ha prodotto cambiamenti eclatanti tranne un intensificarsi di sproloqui sui social network, dove oramai anche qualsiasi post intelligente si trascina dietro una interminabile scia di commenti idioti: come disse Umberto Eco il web ha dato spazio e visibilità a “legioni di imbecilli che prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.

Eviterò di soffermarmi sui contenuti che sono trascurabili nella loro pochezza oppure orribilmente nauseanti nella loro bassezza, ma vorrei sottolineare tre caratteristiche che spesso permettono di individuare l’opera dell’imbecille a colpo d’occhio:
- l’espansione indefinita delle vocali finali;
- la moltiplicazione dei puntini di sospensione che da tre (come devono essere) passano a un numero quasi illimitato;
-l’interpunzione usata come una sassaiola, più sassi tiri meglio è: uno scagliare punti esclamativo e punti interrogativi come se il numero facesse la forza anche nell’uso della punteggiatura.

Abbiamo assimilato un nuovo vocabolario che in ordine alfabetico include: asintomatico, assembramento (dopo quasi un anno la percentuale di assemblamenti è diminuita anche se non scomparsa del tutto) bollettino epidemiologico, distanziamento, D.P.C.M., focolaio, picco, quarantena, sanificazione, tampone.

Invasi dalla nuova onda pseudo anglofona abbiamo imparato che dopo uno spillover il virus ha iniziato ad attaccarci, veicolato dai droplets. E allora siamo entrati in lockdown, abbiamo iniziato a lavorare in smart working e attendiamo che qualche task force gestisca il recovery fund.

Ma c’è qualche buona notizia, che ci viene nuovamente dalla statistica degli argomenti nelle ricerche di tendenza di questo ultimo anno: in cima alle classifiche i motori di ricerca hanno trovato sia “come fermare il cambiamento climatico” che “come ringraziare insegnanti/infermieri/autisti di autobus/dottori”. Dalla nascita del WEB ad oggi, mai come in questo ultimo anno la parola “meditazione” è comparsa nei motori di ricerca di tutto il mondo.

Ma quella che più mi ha fatto ridere e che più mi ha commosso, è la ricerca fatta con maggiore frequenza dai nostri meravigliosi bambini, costretti a passare tanto tempo in casa, che è stata: “scherzi da fare ai genitori”.