Per voce creativa è un ciclo di interviste riservate alle donne del panorama artistico italiano contemporaneo. Per questa occasione Giovanna Lacedra incontra Sofia Macchi, (Karlstad, Svezia, 1968).

Per la prima volta all’interno di questa rubrica generalmente riservata alle artiste, ho l’onore di ospitare una gallerista, o meglio, una signora del mercato dell’arte: Sofia Macchi, titolare della Galleria Punto sull’Arte di Varese, che ci racconterà come è nata la sua passione-professione e cosa significa gestire e far crescere una galleria d’arte contemporanea in Italia, oggi.

Sofia, da sempre appassionata d’arte, si tuffa in questa esperienza nel 2011. Fonda una galleria destinata al successo, fortemente improntata sulla figurazione nonché dedita alla promozione di artisti italiani, nuovi o affermati, ma sempre rivolgendo uno sguardo altrove, fuori dai confini, e annoverando così, nella sua rigogliosa scuderia, anche nomi di fama internazionale. La Galleria Punto Sull’Arte cresce, di mostra in mostra. Le relazioni con collezionisti italiani e non aumentano, si fortificano. La partecipazione alle fiere nazionali e internazionali si intensifica e il nome della galleria si fa altisonante, tanto da ingrandire la prima sede – oggi su due piani e con un’ampia esposizione permanente, oltre ad un fitto calendario di mostre – e aprire una seconda sede nel centro storico della città.

Sofia è davvero una delle galleriste più raffinate, eleganti e luminose che abbia mai incontrato. Estremamente accogliente quando si entra nel suo spazio, ma anche inappuntabilmente attenta a curare ogni minimo dettaglio perché tutto sia ottimale, dall’allestimento alla presentazione. È una donna visionaria e pragmatica al contempo. Sogna in grande ma non resta sospesa sulla sua nuvola. Scende coi piedi per terra e agisce, con determinazione e notevole capacità organizzativa, avendo sempre le idee chiare e muovendosi con grande determinazione.

Sofia è una gallerista che si prende cura dei suoi artisti, lavorando con zelo e grande professionalità. Di origine svedese, oggi vive e lavora a Varese. E questa è la sua voce creativa per voi.

Chi è Sofia Macchi?

Prima di tutto sono una mamma e una moglie. Sono nata e cresciuta in Svezia anche se metà della mia vita l’ho vissuta in Italia. Poi sono un’appassionata di arte contemporanea. Ho avuto la possibilità di seguire questa passione e di avviare oltre un decennio fa un’attività che mi permette di dedicare il mio tempo a questa bellissima forma di comunicazione e creatività.

Cosa sognavi di fare da grande, quando eri un’adolescente?

Da ragazza ho viaggiato tanto in diverse parti del mondo. Ho sempre voluto vedere posti diversi ma senza una idea specifica su quello che avrei voluto fare.

Come ti sei avvicinata all’arte?

Sono cresciuta circondata dall’arte grazie al tanto tempo passato insieme a mia cugina e mio zio che era un pittore svedese. Mi ricordo ancora l’odore dei colori nel suo studio e il tempo passato ad osservare lui mentre dipingeva. Nei miei viaggi e nel mio tempo libero ho sempre cercato di visitare musei, mostre, fiere… ho cercato di seguire questa mia passione in ogni occasione.

Come nasce il progetto di avere una galleria d’arte?

Inizialmente doveva essere un’attività più limitata alla promozione di alcuni amici artisti. Gradualmente però, iniziando a entrare nel vivo di questo mondo, allargando le conoscenze, entrando in contatto con artisti e gallerie sia nazionali che internazionali e sviluppando nuove relazioni con clienti e collezionisti, la mia originaria passione è cresciuta e mi sono resa conto dell’importanza di “avere un progetto”. Quando ho aperto la galleria dieci anni fa non mi sarei mai aspettata di essere dove sono oggi: con due gallerie attive e soprattutto con un forte network di artisti, collezionisti e gallerie con cui collaboro.

Come sceglie un artista Sofia Macchi?

Di natura e impostazione sono una persona molto organizzata e ho sempre creduto nell’importanza del metodo. Abbiamo un processo di ricerca strutturato che prevede confronti periodici con la mia curatrice, con alcune gallerie con cui collaboro e con le mie collaboratrici. Un confronto che viene arricchito anche da molta ricerca sul web su siti specializzati e sui social, oltre ovviamente alla visita di numerose gallerie all’estero e fiere specializzate. Procediamo poi con una selezione e una vera e propria programmazione. Ovviamente accadono anche situazioni più “casuali”, ma sicuramente sono poco frequenti. In ogni caso, il tratto comune che cerchiamo nei nostri artisti è la qualità dal punto di vista tecnico, l’emozione e il messaggio che trasmettono. Infine, conta molto per me la personalità dell’artista e il potersi sentire in piena sintonia.

Il primo artista che hai scelto per Punto sull’Arte?

Per la prima mostra realizzata in galleria ho scelto tre artisti: Jernej Forbici, uno dei miei primi colpi di fulmine, Johannes Nielsen, scultore svedese arrivato a Varese grazie alla collaborazione con una Galleria di Stoccolma e Arcangelo Ciaurro, artista varesino che seguivo e conoscevo da diversi anni.

Ci racconti la prima mostra che hai realizzato nel tuo spazio?

I tre artisti sopra citati sono stati i protagonisti della mostra intitolata NaturAzioni, la prima di una lunga serie di “tri-personali”. Questo format specifico ci ha contraddistinti nei primi due anni. Le mostre che si sono succedute in galleria hanno visto così la partecipazione di tre artisti di cui sempre uno internazionale, uno nazionale e uno locale, tra cui sempre uno scultore. Un format che è stato apprezzato dal nostro pubblico perché ha permesso di vedere non solo artisti italiani e vicini al nostro territorio, ma di conoscere e scoprire anche quelli di altri Paesi. Abbiamo inoltre avvicinato da subito il nostro pubblico alla scultura che oggi rappresenta una parte molto importante della nostra attività.

Come nasce, invece, il concept di una mostra?

Anche in questo caso siamo molto organizzati e ci piace avere il tempo giusto per organizzare al meglio le nostre mostre e per permettere all’artista di sviluppare il progetto nel tempo necessario. Abbiamo una programmazione già fissata per i prossimi 18 mesi con una frequenza di mostre ogni 6 settimane. Considerando che al momento l’attività fieristica è ferma, questo fattore ci ha fatto aumentare la frequenza delle mostre e dell’attività digitale che è in crescita soprattutto per riuscire a restare in contatto con i nostri collezionisti internazionali e con le gallerie con cui collaboriamo. In galleria si alternano mostre personali a bi e tri-personali. In estate abbiamo poi un appuntamento ricorrente da 8 anni che consiste nella mostra collettiva in cui una selezione di artisti della galleria insieme ad altri di fama nazionale e internazionale da noi invitati realizzano opere dei due piccoli formati 15x15 cm e 20x20 cm. Si tratta di un appuntamento che riscuote sempre un grande interesse tra il nostro pubblico e la nostra clientela e c’è sempre molta attesa.

Bernini o Canova?

Canova, anche se è molto difficile scegliere tra due scultori così importanti.

Il colore dello stupore?

Arancio.

Cosa significa “credere” in un artista?

Significa vedere la sua unicità e le sue potenzialità e di conseguenza dedicare tempo ed energie per pianificare e gestire un percorso di promozione precisa.

La frase più fastidiosa che ti sei sentita dire da un visitatore della tua galleria?

Tendo a non ricordarmi le cose che mi danno fastidio e non reputo importanti. L’arte è bella perché ci deve far discutere.

Un complimento indimenticabile che ti è stato fatto da un visitatore della tua galleria?

‘Quando si entra in questa galleria è come entrare in un’altra dimensione e non si vuole più uscire’.

Il rosso o il blu?

Rosso. È il colore che mi dà carica ed è quello che abbiamo scelto per il logo della galleria. Il blu è quello che preferisco nell’abbigliamento, in tutte le sue nuance.

Quella cosa che di un artista ti conquista immediatamente.

L’impatto, lo stupore, l’umiltà.

Quella cosa che di un artista proprio ti indispone.

L’arroganza e la poca trasparenza.

Ci racconti la mostra più indimenticabile che hai realizzato a Punto sull’Arte?

Per me tutte le mostre sono indimenticabili e uniche.

Quella volta che un artista ti ha proprio commossa fino alle lacrime.

Fino alle lacrime… sto ancora aspettando!

Se dovessi scegliere una città del Sud Italia dove aprire una nuova sede di Punto sull’Arte, quale sarebbe e perchè?

Località come la costiera amalfitana, oppure città d’arte in Sicilia come Siracusa. Sia per la loro storia e il loro fascino e sia per la possibilità di un confronto con i numerosi visitatori e turisti che le popolano quotidianamente.

Il colore dell’entusiasmo?

Giallo.

Un quadro che rappresenta la tua personalità.

Mi rivedo nel dipinto La promenade di Marc Chagall. Sono una sognatrice ottimista e romantica e per questo ho spesso bisogno di una persona razionale che con mano ferma mi riporti con i piedi per terra, come mio marito.

Una scultura che racconta le tue fragilità.

Il pensatore di Rodin.

Un museo nel quale resteresti volentieri chiusa a chiave per una notte.

L’Ermitage, e non solo una notte.

Sandro Botticelli o Piero Della Francesca?

Piero Della Francesca. Mi ritrovo nella sua precisione geometrica e nelle sue simmetrie perfette.

Il colore della determinazione?

Rosso.

In quale altra nazione o città apriresti una galleria?

Sicuramente negli Stati Uniti.

Se potessi fare un salto indietro nel tempo, nello studio di quale artista vorresti finire?

Da Michelangelo guardandolo scolpire la Pietà.

Un luogo storico – cattedrale, castello, palazzo, monumento – in cui ti piacerebbe realizzare una mostra istituzionale con gli artisti della tua galleria?

Sono moltissimi, l’Italia è piena di luoghi meravigliosi!

Un’opera museale che sogni di avere nella tua collezione privata?

Elasticità di Umberto Boccioni.

Gli artisti della galleria Punto sull’Arte hanno un comune denominatore: lavorano sulla figurazione. Come nasce questa scelta?

Fin dall’inizio abbiamo deciso di rappresentare artisti figurativi, puntando su qualità, abilità tecnica, sensibilità e innovazione. L’arte figurativa è quella che continua a emozionarmi maggiormente.

La tua è una galleria fatta di donne: gallerista, aiuto gallerista, grafica-designer, ufficio stampa, curatrice… tutte donne. È un caso o è una scelta?

Una scelta.

Cosa significa avere una galleria d’arte in Italia oggi?

Coraggio, determinazione e vera passione. Il nostro è un settore di nicchia e ci sono davvero molte cose che si potrebbero migliorare per sostenerlo e migliorarlo. L’Angamc di cui facciamo parte dal 2012 sta facendo un grande lavoro in questo senso.

Che rapporto hai con i tuoi collezionisti?

Per quanto ci riguarda abbiamo diverse “tipologie” di collezionisti. Ci sono quelli che frequentano abitualmente la galleria e con cui negli anni abbiamo instaurato dei bellissimi rapporti che hanno sconfinato anche al di fuori dell’attività lavorativa. Ci sono i collezionisti che vediamo esclusivamente in occasione delle fiere e con cui è sempre un piacere intrattenersi presentando le novità di volta in volta esposte nello stand. E infine ci sono i collezionisti stranieri che acquistano esclusivamente online con cui non ci interfacciamo fisicamente, ma solo tramite mail, telefono o videochiamate. In qualsiasi caso riteniamo che alla base del rapporto gallerista-collezionista ci debba essere fiducia, trasparenza, scambio di idee e ascolto.

Facci l’identikit del collezionista ideale.

Il collezionista di Punto Sull’Arte.

Adesso, invece, facci l’identikit di un collezionista da evitare.

Non ci sono collezionisti da evitare, vanno solamente compresi.

Gioie e dolori del mestiere del gallerista.

La gioia più grande è quella di poter lavorare tutti i giorni immersi tra opere meravigliose. I dolori emergono quando ti rendi conto di non aver investito nel momento giusto oppure dalle mancate aspettative date dai rapporti interpersonali.

Il mondo dell’arte contemporanea in tre aggettivi.

Vasto, appassionante, complesso.

Il mercato dell’arte contemporanea in tre aggettivi.

Stimolante, competitivo, ambiguo.

Tre caratteristiche che un artista dovrebbe avere per raggiungere il successo.

Talento, unicità, convinzione.

Tre caratteristiche che invece lo limitano.

Arronganza, fretta di “arrivare”, presunzione.

La bellezza, secondo Sofia Macchi.

Ho la fortuna di vivere in un Paese e in una città che amo. La bellezza secondo me è svegliarsi ogni mattina apprezzando ciò che ci circonda e sorridere.

Work in progress e progetti per il futuro.

Abbiamo appena aperto una seconda galleria nel centro storico di Varese e abbiamo un fitto calendario di mostre in programma per il 2021. Parallelamente stiamo intensificando ulteriormente la nostra attività digitale e continuiamo a collaborare con diverse gallerie all’estero. Speriamo di poter tornare presto anche a vivere le fiere d’arte sia come espositori che come spettatori.

Il tuo motto in una citazione che ti sta a cuore.

In svedese c’è un proverbio che dice: “Bättre ett ärligt nej än ett falskt ja. Meglio un sincero no che un falso sì”. Conto molto sul rispetto e l’onesta tra le persone.

Grazie mille Sofia!

Grazie a te per le bellissime domande.