L’immaginazione e la creatività di Mariano Fortuny, sono figlie di un gusto estetico che ha segnato un’epoca, quel primo Novecento in cui la preziosità dei tessuti e i cromatismi ricercati rendevano le donne, che avevano la fortuna di indossare i suoi abiti, le creature più seducenti. Di origine ispanica, Fortuny aveva trovato in Venezia l’alchimia più perfetta per un’anima decisamente sensibile. E anche il luogo in cui il grande artista ha vissuto e lavorato rappresenta un pezzo della sua anima. Ecco che il palazzo in cui ha vissuto, la casa e fabbrica di Mariano Fortuny y Madrazo ed Henriette Nigrin, nata tra le mura di Palazzo Pesaro Orfei, è divenuta punto di riferimento per la cultura della città di Venezia. Un punto di riferimento il Museo Fortuny che oggi festeggia 50 anni.
Tra le sale e fuori dal museo, visitabile, oggetti, storie di moda e di invenzioni parte del percorso permanente e, nella giornata di oggi, filmati inediti e musica. Mezzo secolo di apertura al pubblico, tante vite, una storia ancora da scrivere, una festa per la città e per tutti.
Cinquant’anni fa, nel 1975 Palazzo Pesaro Orfei apre le porte al pubblico come Museo Fortuny: da centro produttivo cosmopolita, simbolo della dirompente creatività dell’artista spagnolo Mariano Fortuny y Madrazo, il palazzo diventa un luogo per la cultura a Venezia. La città dove Mariano scelse di vivere, lavorare, creare, insieme alla moglie Henriette Nigrin: ispiratrice, compagna di lavoro, artefice con il marito della grande impresa creativa dell’atelier Fortuny, alla cui generosità e visione si deve la donazione alla città del palazzo e delle sue collezioni.
Cinquant’anni dopo la sua apertura come museo, Venezia festeggia questo anniversario per ricordare, ma per riscoprire e vivere il museo come luogo di creatività, sperimentazione e dialogo tra le arti. Lo scorso 10 giugno il museo è stato aperto gratuitamente a tutti, con un percorso che, da oggi e per i prossimi mesi, sarà arricchito da opere inedite.
Un compleanno che è anche un’occasione per riflettere sul significato più profondo di questo luogo nella missione di Fondazione Musei Civici. Il Museo Fortuny non è solo un luogo di culto e una casa-museo ma, ieri come oggi, è un organismo vivo: dove storia e modernità si incontrano, dove la ricerca convive con lo slancio visionario. È un luogo che racconta la straordinaria vicenda di una coppia – Fortuny e Nigrin – che più di tutti ha saputo trasformare la creatività in impresa, la ricerca in uno stile, il laboratorio in poesia.
“Questo è uno dei musei che più amo al mondo - ha sottolineato Mariacristina Gribaudi, Presidente Fondazione Musei Civici di Venezia - un museo che racconta la storia del saper fare e la genialità di un uomo artista e imprenditore, capace di vedere il futuro e di raggiungerlo, a modo suo. Donare la propria casa alla città significa per noi poter oggi celebrare con gratitudine il loro genio, per sempre. Le fabbriche di ieri sono i musei di oggi, i musei di oggi sono le fabbriche di ieri. Il Museo Fortuny ne è un esempio concreto. Il mio augurio è che sia di ispirazione per future generazioni di imprenditori e creativi”.
Per Elisabetta Barisoni, Dirigente Area Musei - Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna e Museo Fortuny, “Fortuny è il "Leonardo Da Vinci del Novecento"; la sua fantasia e interesse si sono riversati in mille rivoli e materie anche profondamente diverse tra loro, pensare che oggi dopo 50 anni di apertura del museo abbiamo ancora elementi da studiare, ammirare me scoprire questo genio. Mariano e Henriette hanno donato alla città di Venezia questo palazzo perché fosse un centro di cultura. Siamo orgogliosi di custodire questo museo per la città che, insieme a Ca’ Pesaro, è anche una testimonianza del valore delle donne - come Henriette - che hanno donato parte della loro storia e ricchezza alla nostra città, permettendoci di poter godere di questo gioiello. Il museo si è evoluto ed è cresciuto: negli anni '90 diventa parte del circuito dei Musei Civici, instaurando un nuovo connubio con l’arte contemporanea in un dialogo continuo tra fabbrica e laboratorio, permettendoci di godere di una continua e rinnovata sorpresa”.
“Abbiamo fatto un grande lavoro di esposizione e racconto - ha fatto eco Cristina Da Roit, Conservatrice Museo Fortuny - materiali e nuovi elementi che testimoniano un processo produttivo completo di Mariano Fortuny, dalla progettazione al manufatto tessile fino al prodotto finito. Abbiamo voluto rendere chiaro il modus operandi di Fortuny, le sue fonti di ispirazione e il suo patrimonio immaginifico, con la possibilità di vedere i contenuti della sua biblioteca personale: motivi decorativi vengono tradotti in un linguaggio moderno e senza tempo. Non si deve erroneamente pensare che il poliedrico Fortuny riproducesse semplicemente dei motivi ornamentali antichi - ricchi e tridimensionali - ma il suo è un lavoro più complesso che trae spunto dalla natura e dall’osservazione, facendo dei tessuti una vera enciclopedia di storia dell'arte e del mondo”.
In occasione di questo anniversario il percorso espositivo al primo e secondo piano è stato arricchito con oggetti e documenti d'archivio che, per fragilità e delicatezza, non sono generalmente esposti in modo permanente e, per la prima volta in assoluto, alcuni manufatti di recente acquisizione che fanno ritorno a casa, nel luogo dove sono stati creati, pezzi finora noti solo tramite documentazione fotografica. Oltre a disegni preparatori, schizzi, matrici e prove di stampa campionari, fotografie, affiche e depliant pubblicitari, i significativi registri di vendita, stampe antiche patrimonio della collezione di Mariano, tra cui l’album dei Capricci di Goya, incisioni di Rembrandt, Tiepolo, Canaletto, trovano spazio pregiati sete parietali, teli e velluti di seta stampato.
E ancora, in mostra gli esemplari della collezione che hanno creato il patrimonio visivo e immaginifico di Mariano; nei disegni di tessuti Fortuny rivivono motivi copti, persiani, turchi, cretesi e minoici, l’architettura gotica e i codici medievali, l’arte medio-orientale, i motivi ispano-moreschi, le geometrie e il dinamismo dell’architettura islamica, la calligrafia araba, il rinascimento italiano e spagnolo, merletti e ricami antichi, il barocco, il rococò e il neoclassicismo, le figurazioni zoomorfe, l’arte giapponese, il decorativismo ottocentesco e le influenze Art déco. A testimonianza delle ricerche e delle sperimentazioni effettuate da Fortuny per l’ideazione di processi produttivi e pattern, il pubblico avrà l’opportunità di ammirare alcuni katagami, stencil giapponesi realizzati con carta Washi finemente intagliata, volumi sulle antiche tecniche di stampa e ricettari presenti nella sua biblioteca privata.
Fondamentali per la storia della moda, le cinque copie anastatiche di brevetti che svelano l'innovazione fortunyana nel campo del tessile. Tra questi il brevetto della plissettatura della seta e un particolare tipo di abito femminile, alla base dell’abito “Delphos”, l’iconica tunica in seta plissettata ispirata alla statuaria ellenistica e la sua variante, il “Peplos”.
Proprio l’immortale “Delphos” è la chiave di volta per raccontare l’apporto rivoluzionario dei Fortuny nella moda: un abito senza tempo e senza taglia, nato per liberare il corpo e per adattarsi a qualsiasi sua forma, amato da personalità del cinema e della cultura pop fino ai nostri giorni, indossato da Geraldine Chaplin a Barbara Streisand, protagonista assoluto negli anni Novanta nel film The Wings of the Dove, fino alla serie *Downtown Abbey. Un abito che inventa e brevetta, letteralmente, il “made in Italy“: una dicitura mai vista prima che compare sull'etichetta dell’abito, decenni prima della nascita di questo concetto negli anni Cinquanta del Novecento.
Un abito che è un simbolo e che restituisce, al contempo, la centralità nell’avventura artistica, creativa e imprenditoriale ad Henriette Nigrin: non solo musa di Mariano ma figura cardine della storia dell’impresa e dello stesso Museo. Insieme ai cinquant'anni dall’apertura del museo, ricorrono i sessant’anni dalla morte di Henriette Nigrin e Fondazione Musei Civici intende raccontare e ripercorrere la grandezza della sua personalità. Dal suo fondamentale apporto nell’invenzione e creazione degli abiti, tra cui proprio il Delphos, fino alla gestione della fabbrica, del personale e delle vendite. Una general manager e, allo stesso tempo, una creativa.
Alla coppia saranno dedicate le conferenze, “Eternità e impermanenza. Segno, traccia e archetipo nell'opera di Mariano e Henriette Fortuny” in programma dall’autunno del 2025, fino alla primavera 2026. Nel segno della bellezza e dell’eleganza.