Siamo in Zona Rossa. Le scuole sono state chiuse così come le attività di svago, le palestre e i ristoranti.

Potrei essere banale e affermare che prima di tutto bisogna pensare alla nostra salute… ma è così scontato! Messo da parte, dunque, che la priorità è riuscire a non ammalarsi, lasciate che il mio pensiero di mamma vada a loro: i nostri ragazzi!

Quale danno enorme stanno subendo… gli abbiamo tolto la scuola, la possibilità di relazionarsi, lo sport, li vediamo trascinarsi tra divano e letto, tra pc e cellulare, giocare alla play e rimpinzarsi di cibo… che danno enorme stanno subendo a loro insaputa!

È normale che tutti rispondano: “Per fortuna loro non si ammalano gravemente!”, “Per fortuna non è una guerra”, “Per fortuna il digitale ci sta aiutando”, “C’è di peggio”.

È vero, innegabile, ma parliamo di scuola e di futuro, parliamo del fatto che hanno perso quattro mesi lo scorso anno e ne stanno perdendo chissà quanti adesso… parliamo del fatto che stanno disimparando a vivere il contatto tra loro e, ahimè, parliamo del fatto che la Scuola non è in grado di gestire la didattica a distanza e che nulla è migliorato tra il primo e il secondo lockdown.

Sono arrabbiata, sono delusa e sopraffatta dall’ansia perché stanno rubando i mesi di scuola ai miei figli e lo fanno senza preoccuparsene.

Da una settimana i miei figli sono in DAD. I figli di tantissimi sono in DAD. In Lombardia scuole chiuse dalla seconda media in su già da qualche settimana. La sensazione di vacanza che aleggia in casa mi dà la dimensione del fallimento totale di questa didattica online.

Io lavoro in smart working non a causa del Covid ma da dieci anni quindi conosco bene il lavoro da remoto, online, smart… chiamatelo come volete! Conosco bene i limiti e i vantaggi del lavoro in solitudine davanti a un pc.

Ma oltre questo sono prima di tutto un genitore e mi sono interessata da sempre della scuola dei miei figli.

Loro mi definiscono “pressante” e forse è vero, ma sono sempre stata attenta e curiosa alle attività scolastiche, sono sempre stata rappresentante di classe per la mia disponibilità di tempo ma anche per riuscire a capire i meccanismi della scuola pubblica.

Certo nessuno di noi lo scorso anno poteva immaginare una situazione del genere… noi genitori felici e beati lasciavamo i figli a scuola almeno per sei ore al giorno. Mi manca quella sensazione di libertà ogni volta che la portiera della mia macchina si chiudeva alle 7.55. Era una parte del mio cervello che si spegneva da ansie e preoccupazioni: che meravigliosa sensazione di libertà, di resa dalle responsabilità… era come diventare più leggeri… Finalmente qualcuno si preoccupava di loro ed io solo di me stessa!

Perché sapere i figli a scuola garantisce certezze e sicurezze. Si è questa la sensazione: sicurezza.

Poi tutto è cambiato a fine febbraio 2020.

Al primo lockdown le scuole hanno risposto con una programmazione insufficiente che ha creato delle lacune scolastiche difficilmente recuperabili. Il Ministero ha regalato la promozione.

Ma abbiamo tutti pensato: la prima volta, non eravamo pronti, le insegnanti non erano pronte, tutto nuovo, tutto da testare, mille pdf e video da mandare per riempire quella Nuova scuola…

E grandi elogi all’avvento del digitale che offre nuove possibilità di fare scuola a 360°, il digitale che può essere un aiuto alla didattica classica, che può rappresentare un percorso parallelo alla normale didattica.

Tutti felici, momento superato, ce la faremo tutti insieme… evviva il digitale!

E i mesi sono trascorsi tra seminari di aggiornamento per gli insegnanti affinché tutti possano essere pronti ad affrontare una seconda pandemia. E via con bandi di assegnazione dei pc, banda larga… aiuti di qui, aiuti di là…

Oggi dopo sei mesi credevo che tutto fosse cambiato ma invece nulla è migliorato anzi io lo trovo peggiorato, o forse non avendo più giustificativi lo trovo inaccettabile.

La notizia che i prof. avrebbero fatto lezione dalla classe stessa, a meno che non fossero in quarantena preventiva, e non da casa, mi era giunta di buon auspicio perché ho pensato: vedi hanno capito, faranno scuola normale loro in classe e i ragazzi a casa, tutte le ore useranno la tecnologia a favore del momento. Invece no.

Le ore di lezioni richieste dal Ministero per le scuole medie sono minimo 15 ore a settimana, più eventuali corsi pomeridiani o lezioni per coloro che necessitano di aiuto. Esattamente il decreto dice: “Le scuole elementari e medie devono assicurare almeno 15 ore settimanali di didattica in modalità sincrona con l'intera classe. Le attività a distanza devono prevedere percorsi disciplinari e interdisciplinari, con possibilità di ulteriori attività svolte in piccolo gruppo anche in modalità asincrona secondo le metodologie ritenute più idonee”.

In pratica se mio figlio è iscritto a 30 ore settimanali il Ministero ne garantisce 15 come minimo in modalità sincrona (tutti insieme). Poi grande novità c’è la lezione asincrona (direi un paio di ore a settimana), cioè per i pochi che hanno necessità. Ma chi decide chi sono i fortunati a partecipare? Boh. A noi genitori non è dato sapere.

Ora la mia domanda è: Perché? Perché fare la metà delle ore previste? Come possono seguire un percorso, un programma ministeriale - se ancora esiste - se fanno la metà delle ore e per di più con tutti i problemi legati alla connessione? Ma soprattutto perché i professori fanno metà delle ore online? Che fanno durante le altre 15 ore che erano destinate alla mia classe?

Si dice che limitano le ore perché si stancano gli occhi davanti al video… ma scusate al Ministero o alla Direzione delle scuole italiane chi c’è? Ci sono anche genitori o vengono scelti appositamente adulti senza figli?

Si dice che non tutti hanno un dispositivo o una linea Internet adeguata… ma allora perché abbiamo dato i monopattini se potevamo dare i pc e la banda larga?

I nostri ragazzi - vi chiedo di controllare - cosa fanno tra una lezione e l’altra? Guardano il telefono. Sarete stanchi voi… loro non si stancano davanti al video loro sono la generazione Z… Per tutelare la loro vista bastano 15 minuti tra una lezione e l’altra.

Quindi potrebbero tranquillamente svolgere cinque ore rendendole più brevi (45 minuti l’una), con momenti di attenzione ad altri di relax. Il video tra una lezione e l’altra può essere spento chiedendo, per esempio, ai ragazzi di svolgere un tema o un compito… E sì, perché nel frattempo hanno perso il loro fascino libri e penna.

Online non vuol dire schiavo del video vuol dire opportunità di usare la tecnologia a nostro favore.

Sono arrabbiata perché ancora una volta dobbiamo combattere con l’inerzia della nostra scuola che non fa mai un passo in più del dovuto… ma resta nel minimo consentito dal Ministero.

Parlo della mia esperienza… spero che la vostra sia migliore!