Ascolto la voce di Idea recitare le sue poesie in una tranquilla serata di inizio giugno. Lei mi guarda con i suoi occhi malinconici e io, meravigliata, scopro di avere finalmente trovato la poetessa che dà forma ai miei pensieri, ai miei sentimenti.
Idea Vilariño nasce nel 1920 a Montevideo, Uruguay. Poetessa, traduttrice (tra le sue traduzioni, esemplari quelle di alcune opere di Shakespeare), saggista, insegnante e perfino compositrice di canzoni, fa parte della Generazione del ‘45, assieme ad altri importanti scrittori come Mario Benedetti, Ida Vitale e Juan Carlos Onetti.
Da piccola, impara a suonare il violino e nel corso della sua vita diventa un’appassionata della musica del tango. Scrive fin da giovane e partecipa alla direzione di varie riviste, tra cui Número dove appaiono pubblicate alcune sue raccolte di poesie come Paraíso perdido e Por aire sucio. Proviene da una famiglia colta, di classe media in cui scorre nelle vene la letteratura e la musica: suo padre, Leandro Vilariño, è poeta e da lui impara a prestare attenzione al ritmo, al suono incantevole che emana la poesia. Sua madre, Josefina, una grande amante della letteratura europea, mentre i suoi fratelli si chiamano, come per inevitabile destino, Alma, Azul, Poema, Numen.
Il dolore, per la prematura morte dei genitori e del fratello maggiore e per i forti problemi di salute, diventa un elemento intrinseco nella poesia di Idea.
Mi piace chiamarla così come se fosse un’amica, una mentore e come lei stessa firmava i suoi scritti. A tale proposito, è curioso sapere che a volte usasse uno pseudonimo, Elena Rojas, da uno dei cognomi della nonna materna, come per ricreare quel legame famigliare che purtroppo si era dissolto. La fragilità fisica ed emozionale, quindi, porta Idea a coltivare una sensibilità senza precedenti e successori, oserei aggiungere.
Quando si legge la poesia di Idea, ci si trova di fronte a una vera e propria artista in grado di pronunciarsi e allo stesso tempo, tutti noi lettori ci sentiamo pronunciati. Il concetto meglio spiegato con parole di Juan Gelman, poeta argentino:
L’altro scopre in lei uno spazio ignorato di se stesso, ormai battezzato per sempre con le parole di Idea, che lo hanno disvelato. Risveglia ciò che dormiva in ciascuno di noi, apre spazi che ignoravamo di poter avere e di conseguenza non sapevamo di avere.
In un’intervista con Elena Poniatowska1, scrittrice e giornalista messicana, Idea non sa come definire cosa sia per lei la poesia. Con la calma di sempre, chiarisce che è una forma d’essere, del suo essere. Non è stato un incidente che Idea diventasse una poetessa. La poesia sono io, dice. Tutto ciò che scriveva era molto privato, Idea era una persona riservata e distante, non le interessava comunicare, raggiungere il cuore del lettore. E proprio per questo motivo non le interessava la pubblicazione.
Pubblicare non è stato un atto coerente con la sua personalità, Idea lo riteneva un atto di esibizionismo, era gelosa di mostrare l’intimità creata nella poesia. Adesso questo poco importa e possiamo solo ringraziare di avere la possibilità di leggerla.
La poesia di Idea è una poesia sobria, cosmica per la presenza della natura, a cui collega la sua spiritualità, e pura come pure sono le immagini. È una poetica che non ha confini temporali, è eterna perché eterne sono le certezze di cui ci rende partecipi: amore, morte, solitudine e negazione della speranza. Si potrebbero definire “ossessioni” invece di “certezze”, ma queste sono le parole di Idea nel documentario, Idea, del regista Mario Jacob. Di fronte all’inevitabilità della vita, non ci resta che continuare a vivere e per Idea, continuare a scrivere.
In generale, le sue poesie sono corte, contenute e misurate e si leggono in sequenza, una sequenza che avvolge. La sua conoscenza del ritmo e della forma nei minimi dettagli si dimostra in ogni verso che si presenta dominato dall’uso della ripetizione.
È perfezione ritmica: leggere ad alta voce le sue poesie è come trasportarsi in un universo musicale che da alla creazione finale coerenza e significato. Un esempio, in Un ospite, traduzione di Milton Fernández2, Idea comincia con questi versi:
Non sei mio
non ci sei
nella mia vita
accanto a me
non mangi al mio tavolo
non ridi né canti
né vivi per me.
Come scrive nei suoi diari, Idea ritorna sempre a la “semplicità senza nome”, uno stato in cui la poesia si spoglia di costruzioni artificiose e si presenta per quello che è: l’intima verità. Non ci sono mancanze e nemmeno eccessi. È la voce di una donna che ha il coraggio di parlare, di esprimersi e con inusuale incisività, esprime la sensibilità dei suoi vuoti interiori e li nomina, uno ad uno. Idea, osa. È orgogliosa, reticente, solitaria, ma soprattutto consapevole di essere una poetessa, di avere un mondo interiore forte e intenso a cui fare ritorno nei momenti di difficoltà e solitudine.
La scrittura di Idea si può considerare anche come politica, nella rivendicazione del soggetto femminile. C’è una forte preoccupazione sociale e politica, è una poesia di resistenza non solo contro la dittatura dell’epoca in Uruguay, ma contro un sistema tradizionale che non lascia spazio all’espressione della donna, che anzi, la sopprime. Idea, quindi, lotta con i suoi versi, una poetica affilata, ma moderata.
Anche nel caso dell’amore, si può parlare di poesia di resistenza. Le sue relazioni amorose sono tormentose, ma fruttuose. Si innamora di persone inadeguate alla sua forma d’essere, come nel caso di Juan Carlos Onetti (1909 – 1994) a cui dedica i Poemas de amor (1957), un esercizio di immersione profonda nei meandri abissali dell’amore e le relazioni. Idea racconta in una delle sue ultime interviste:
Mi sono innamorata dell’ultima persona di cui avrei dovuto, eravamo fatti di una materia impossibile da legare. Non ha mai capito l’abc della mia vita, non mi ha mai capito come essere umano, come persona. Ancora mi chiedo perché ho sopportato tanto, perché sono tornata sempre da lui.
Queste poesie combattono, con potenza e delicatezza, il complicato mondo dei sentimenti. Idea cerca una risposta alle sue molteplici domande.
Anche noi, al leggerle, ci rivolgiamo le stesse domande e ci soffermiamo a pensare alle possibili risposte: cos’è, poi, l’amore? Perché le relazioni sono così complicate?
E rimangono impresse, queste lotte esistenziali, queste parole, per ricordarci quanto potenti siano i nostri mondi interiori e quanto sia necessario identificarli, nominarli.
E Idea ci può aiutare in questo percorso, è una boccata d’aria la sua poesia, una verità che ci rende liberi di vivere le nostre emozioni.
1 Esencial y desesperada. Una entrevista con Idea Vilariño, Elena Poniatowska.
2 Idea Vilariño, L’amore – [Antologia] (miltonfernandez.wordpress.com ), Rayuela Edizioni, 2016.