A pagina 8 dell’Introduzione di Mario Biondi a Per chi suona la campana di Ernest Hemingway nell’edizione Biblioteca Economica Newton al terzo paragrafo si legge:

Ricordo un coscienzioso direttore di biblioteca pubblica che convocò perentoriamente mia madre nel suo ufficio per significarle quanto poco consono gli sembrasse che un adolescente chiedesse in prestito i romanzi di Vitaliano Brancati. Lasciò velatamente intendere che appartenevano di pieno diritto a quei libri che, secondo l’arguto motto di un celebre statista padre della patria, “gli adolescenti leggono con una mano sola".

Il paragrafo che ho riportato funziona da pretesto per farmi questa domanda: quali sono i libri che ho letto con una mano sola? Ce ne sono? La risposta è: che sì, qualche libro che ho letto con una mano sola, nel tempo, c’è stato.

Il primo tra questi libri è stato, credo, Opus Pistorum di Henry Miller. Avrò avuto dodici, tredici anni. Lo avevo ordinato per posta attraverso il Club Degli Editori, e quando arrivò in casa, la prima cosa che feci fu sbarazzarmi della sovra-coperta che, se non ricordo male, presentava l’immagine stilizzata di una donna senza vestiti e biancheria; successivamente nascosi il libro in un cassetto particolare (il mio cassetto particolare era il terzo a partire dal basso del cassettone in sala della casa di mia nonna), dove, ero sicuro, nessuno avrebbe curiosato. Opus Pistorum di Henry Miller è un libro spintissimo (però, è anche, per dir così, inventivissimo). Basta guardare i titoli nel sommario: “Alla maniera francese” “Rue de la scopée”, “Chercez le toit” e mi fermo qui.

Prima di questo, però, ora che ci penso, il primo libro che ho letto con una mano sola è stato Il diario di Laura Palmer, allegato a un numero di una rivista di programmi televisivi. Avrò avuto undici, dodici anni. Il telefilm I segreti di Twin Peaks aveva avuto un successone e le librerie, come è normale, erano state invase da libri di ogni forma, dimensione e specie sulle storie che si raccontavano nel telefilm. (Credo di avere da qualche parte anche L’autobiografia dell’agente speciale Dale Cooper e credo di averlo acquistato perché sotto sotto immaginavo fosse un libro simile a Il diario di Laura Palmer). Avevo visto il diario e lo avevo staccato dalla rivista, lo avevo piegato tutto (erano fogli A4; ogni foglio era diviso in quattro paginette) e avevo cominciato a leggerlo. Il libello si era messo a scottare così tanto e così in fretta tra le mie mani undicenni (o dodicenni), che il giorno successivo lo portai a scuola e convinsi un mio compagno di classe ad acquistarlo per quindicimila delle vecchie lire (in effetti, per le mie tasche di allora – 1990 o 1991 –, un affarone). Ricordo che Il diario di Laura Palmer cominciò a scottare molto presto anche tra le mani del mio compagno di classe, che tempo due giorni se ne liberò buttandolo in un bidone della spazzatura.

Opus Pistorum e Il Diario di Laura Palmer sono stati i miei due libri che ho letto con una mano sola; e credo proprio che la mia lista si fermi qui. Non sono stato mai un amante dei libri erotici o particolarmente spinti. Certo, ho incontrato spesso, ecco, quelle che si potrebbero chiamare “pagine che si leggono con una mano sola”, e alcune di queste pagine per me hanno fatto, come si dice, scuola.

La scena centrale della Cruna dell’ago di Ken Follet, dove Faber, il protagonista maschile, passa la notte con la protagonista femminile (non ricordo il nome; sto andando a memoria), è raccontata con molti particolari; ma tra tutto il resto ricordo un passaggio che suona più o meno così: “Sei stato fantastico” dice la donna; “Questo era solo l’inizio” dice lui; e a questo punto la donna lo guarda decisamente stupita. Adesso ricopio il pezzo dalla fonte originale. Pagine 258-259.

Lucy sospirò. “Non sapevo che potesse essere così. È stato meraviglioso”.
“ È stato?”
“Oh Dio, non ho più forze…”
Henry cambiò posizione, inginocchiandosi a cavalcioni sul suo petto, e Lucy capì cosa voleva da lei, e per la seconda volta fu gelata dal turbamento: era troppo grosso… ma improvvisamente desiderò di farlo, sentì il bisogno di prenderlo in bocca; perciò sollevò la testa, e le sue labbra si chiusero intorno, e lui emise un gemito soffocato.

Oppure in L’uomo di Pietroburgo ancora di Ken Follet non ho più dimenticato questa scena qui. Pagina 91.

Lydia fece un passo avanti liberandosi del vestito, poi si tolse sottogonne, camiciola e mutandoni, rimanendo con bustino, calze e scarpe. Si gettò fra le braccia di Feliks. Mentre lo baciava lo spogliò del tutto.
Sussurrò: “Oh Dio, come mi piace il suo odore”
Lo faceva impazzire, quando parlava così.
Lei si sollevò i seni fuori dal bustino e implorò: “Mordimeli. Mordimeli forte. Voglio sentirmeli per tutta la sera”.

Oppure questo passaggio contenuto ne Il quarto K. di Mario Puzo, un romanzo del 1991. Pagine 42-43.

E a Livia piaceva. Era un amante portentoso e allegro senza un pensiero serio in capo. Preferiva lui a letto che quei tenebrosi giovani rivoluzionari consumati dal senso di colpa, tormentati dalla coscienza, che lei soddisfaceva perché erano suoi compagni politici.
Era divenuto il suo prediletto e affettuosamente lo chiamava Zonzi. [..] Com'era bello nudo, la carnagione olivastra, i grandi occhi da cerbiatto e i capelli neri come l'ebano, i baffi vezzosi, il pene e i testicoli sodi come il bronzo. "Ah, Zonzi, Zonzi" gli sussurrò tra le gambe "ricorda sempre che ti amo". Il che era falso, ma ne poteva soddisfare l'ego in frantumi mentre avrebbe scontato gli anni di prigione.
Gli servì un piatto superbo, bevvero una bottiglia di vino di qualità e fecero di nuovo l'amore. Poi Zonzi si rivestì [...]"

Oppure questa scena di adulterio – non proprio da leggersi con una mano sola; ma che lo stesso mi porto dentro da non so più quanti anni – prelevata da Cujo di Stephen King. Pagina 48.

“Voglio che tu esca di qui, figlio di puttana” lo apostrofò lei con voce atona mentre andava direttamente in cucina […]
“Ehi, ma perché? – fece lui – Il piccolo è fuori a tenere a bada ai marziani che hanno invaso la terra o a tirare con il suo archetto a una mela sulla testa di qualche assistente… e il maritino sta a sudare in ufficio… È il momento più bello perché la più bella Hausfrau e il campione di tennis locale facciano […]”
“Ho visto che hai parcheggiato qui nel vialetto – disse Donna – Perché non metti un bel cartello sul tuo furgone? Mi scopo donna Trenton? […]
Il sorriso di Steve vacillò. Per la prima volta da quando Donna era rientrata a casa una crepa nel suo fascino le permetteva di vedere la persona che vi si nascondeva sotto. Era una persona che non le piaceva per niente e il solo pensiero di avere qualcosa a che fare con quell’uomo la riempiva di sgomento. Aveva mentito a Vic, lo aveva ingannato, pur di andare a letto con Steve Kemp. [..] Ma sotto la scorza il fatto puro e semplice era che Steve Kemp, poeta edito, restauratore itinerante di mobili, impagliatore di sedie, tennista dilettante di buon livello ed eccellente amante pomeridiano, era uno stronzo.
“Sii ragionevole” le disse lui.
“Sicuro. Nessuno può rifiutare il bello e sensibile Steven Kemp – ribatté lei – Deve essere uno scherzo, solo che non lo è. Allora quello che devi fare, mio caro, sensibile, bello Steven Kemp, è di mettermi il comò in veranda, prendere il tuo assegno e menare”.
“Non parlami così, Donna”. Le mise una mano sul seno e strinse. Le fece male. Donna cominciò a sentirsi un po’ impaurita, oltre che adirata (ma non lo era sempre stata un po’ impaurita? Non faceva parte anche quello dell’emozione della sbandata?).
[…] Il fatto che lui la intimorisse la rendeva ancora più furiosa. Aveva una folta barba nera che gli risaliva fino agli zigomi e in quel momento le venne fatto di pensare che per quanto avesse visto da vicino il suo pene (per la precisione gliel’aveva preso in bocca) in pratica non lo aveva mai visto in faccia.

Certo, magari con questo sto scivolando fuori dal tema che mi sono scelto, e cioè: libri che si leggono con una mano sola. Questi pochi brani che ho riportato non soltanto non sono libri, ma non sono neppure pagine che si leggono con una mano sola; e mi domando se sia credibile sostenere che esistano paragrafi che si leggono con una mano sola. Eppure, sarà poco credibile, però voglio sostenerlo lo stesso. A dodici anni (nell’estate dei dodici credo di aver letto una quantità sterminata di libri – almeno una quarantina di ogni genere) mi bastavano anche solo paragrafi come questi che ho riportato per farmi immaginare chissà cosa. A dodici anni ero dotato di una discreta fantasia, che quando veniva applicata, per dir così, alla sfera sessuale, diventava un’ottima fantasia. Ero interessato così tanto all’argomento sesso – e avevo così pochi amici che mi potessero procurare giornali per soli uomini o manga giapponesi o altro – che avevo imparato persino l’orario preciso della scena di sesso di un film. Negli Anni Novanta – ora credo che gli orari delle programmazioni siano cambiati – l’orario dove poteva esserci la scena di sesso di un film variava secondo le mie osservazioni tra le nove e venticinque e le nove e quaranta. Per quell’ora io cominciavo a fare lo zapping sul televisore nella mia stanza e con un po’ di fortuna, ma ci voleva anche dell’abilità, riuscivo a vedermi una dietro l’altra cinque o sei scene di sesso relative a ciascuno dei cinque o sei film in programmazione nella serata. Un talento, devo dire, che oggi come oggi non ho proprio più.

Oggi come oggi, poi, non ho nemmeno più letto altri libri, brani, paragrafi con una mano sola. Ne trovo sempre meno. Ne L'Elenco Telefonico di Atlantide di Tullio Avoledo – un libro che ho letto due anni fa – nelle sezione centrale del libro, c’è una scena di sesso così disgustosa che leggendola non si capisce se è disgustosa perché è proprio così, oppure perché è Tullio Avoledo che ha qualche problema a scrivere le scene di sesso. Di questa scena, però, non riporto nulla. Il libro è nelle librerie, e non dico che si può comprare, ma si può aprire a pagina centocinquantacinque, mi pare, e leggere per le successive due pagine.

Insomma: proprio non lo so che cosa penserebbe il direttore della biblioteca pubblica che Mario Biondi frequentava da molto piccolo se leggesse le cose che ho scritto. Si farebbe certamente, credo, un’opinione di me non troppo bella. E tuttavia credo anche che avere dei libri che si sono letti con una mano sola, tra tutti i libri che si sono letti, sia persino importante. Non arrivo a scrivere che bisognerebbe averceli, questo no, però mi piacerebbe poterlo scrivere. Voglio dire: c’è la televisione, ci sono i giornaletti (ai tempi miei mancava Internet, ma di roba per farsi un’idea sull’argomento sesso ce n’era proprio a bizzeffe; forse, dico adesso un po’ malinconicamente, ci volevano gli amici per farsele in compagnia queste esperienze, e io di amici non è che ne avessi proprio tanti), allora perché dedicarsi alle pagine di un libro per scoprire i lati più imbarazzanti della propria sessualità? Ecco, su questo credo proprio di averci le idee ben chiare. Perché è attraverso i libri che io avevo deciso di conoscere il mondo – uso il passato perché col tempo un poco ho anche cambiato idea –, e in qualche misura (non so in quale misura, ma so che una qualche misura, di una qualche entità, deve per forza esserci) volevo che fossero i libri a parlarmi di questo – e non la televisione, i fumetti o chissà che cosa d'altro.

Magari, penso, i libri sono stati i sostituti di quegli amici che non avevo per farmi certe esperienze – e non credo proprio che possa suonare falsa questa affermazione: un libro è tra i pochi oggetti che conosco che si può paragonare in modo calzante a una persona. I libri sono sempre stati miei amici, e con loro ci ho fatto viaggi, ci ho mangiato assieme (ho almeno una cinquantina di pagine bisunte e che portano le tracce di paste al ragù e bistecchine con patate, e altri piatti), ci sono stato in bagno, e qualche volta… be’, qualche volta assieme ci ho pure fatto l’amore.

Poscritto

Il libro di Avoledo, se vi capita, compratelo, non sono soldi buttati; quanto al resto, mentre scrivevo mi sono reso conto, curiosando tra gli scaffali alla ricerca di qualche esempio, che forse non sono la persona più adatta per affrontare questo tema. Il repertorio di esempi che ho esibito si esaurisce proprio tutto qui; anche se, devo ammettere, più volte nel corso del pezzo avrei voluto uscire dal tema più di quanto non abbia effettivamente fatto, e dire che, invece, ho moltissimi libri che ho letto o che mi sarebbe piaciuto leggere o che considero come se li avessi letti con una mano sola, e questi libri sono soprattutto libri che non contengono scene di sesso e che non trattano il sesso né direttamente né allusivamente, ma che sono scritti talmente bene che…