Francesco Boer, classe 1980, è uno scrittore che ha già pubblicato più di 20 libri, in massima parte inerenti ai temi di Simbologia, Immagini e Archetipi, spesso espressi anche nella forma del Romanzo e del Racconto. È un antico viandante che attraversa il sottosuolo dei Simboli vagabondando in spazi sconosciuti e raggiungendo il Tempo senza Tempo, ma poi improvvisamente tornando alla realtà di tutti giorni per legare il Simbolo appena vivificato al mondo contemporaneo e al tempo presente. Nel suo sito si occupa di Simbologia in tutte le sue forme e ama definirsi “ragioniere ed alchimista, scrittore, falso profeta, poeta e ciarlatano”.

Ultimamente ho letto il suo libro sui Mostri! Animali leggendari d’Italia e mi ha incuriosito la «ricchissima fauna leggendaria» che è stata creata dall’immaginazione popolare: «draghi, uccelli infuocati, serpenti marini, strane chimere e bestie spaventose». E noi affabulatori sappiamo che le leggende in cui compaiono queste creature mostruose finiscono sempre con l’uccisione del mostro da parte dell’Eroe che spazza via così dalla sua coscienza e da quella della società in cui vive il segnale (mostro, dal latino monere, ammonimento) che la creatura nata dalla sua stessa mente voleva lanciare. Boer afferma che questa «vita spontanea dell’immaginazione» è stata demolita dal razionalismo trasformando «la foresta mentale in una sterile distesa di cemento».

Per chi è curioso risulta interessante leggere le leggende su questi strani animali come la Bissa Bianca, il Basilisco, il Mìlauro, la Porca Fugheta, la Gamba Gialla, la Papera Cugliuta, la Mosca Macedda, lo Scultone, ecc. ecc. ecc. Li avevate mai sentiti nominare? Molti sono stati uccisi definitivamente, ma Boer ha deciso di farli rinascere cambiando il finale alla leggenda «eliminando del tutto la figura dell’Eroe che uccide la bestia». In questo modo queste figure non dovranno più estinguersi.

Ma anche se noi pensiamo che le creature mostruose si siano estinte, c’è sempre uno spazio della nostra mente dove il simbolo continua ad agire. Infatti, secondo Boer «il simbolo è uno dei fondamenti del pensiero umano, e come tale è un modo per comprendere e collegare aspetti eterogenei come l'arte e la religione, la storia, il rapporto fra l'umanità e la natura, ma anche la vita quotidiana».

E così Francesco ha indagato sui Simboli che si muovono sotto la superficie del Belpaese mediante il romanzo Il viaggio sotterraneo (Ugo Mursia, 2015), un viaggio iniziatico attraverso il sottosuolo che si dipana tra Trieste e Roma tra un dedalo di cunicoli che si intrecciano nel subconscio d'Italia, una sorta di riflesso sotterraneo della nostra storia.

Ma il libro che mi ha maggiormente affascinato di questo Autore è senza dubbio L'immaginazione non è uno stato mentale: è l'esistenza umana stessa (Fontana Editore, 2019) che a mio avviso sintetizza il messaggio essenziale del suo pensiero sul Simbolismo.

Boer ci invita a riflettere già all’inizio dell’opera con questa affermazione molto poetica: «Il simbolo è una strada da percorrere, la via che collega il cuore dell’uomo al mondo che lo circonda. È il sigillo di un’unione, l’armonia tra l’immaginazione e la concretezza» e ci suggestiona anticipando il senso di questa «passeggiata attraverso una wunderkammer di simboli: una galleria di figure in cui l’uomo riflette il cosmo, di forme con cui il cosmo racconta il segreto dell’uomo».

Francesco si fa guida per la nostra curiosità predisponendoci al viaggio nel mondo del Simbolo, una presenza viva nella nostra essenza antica che emerge continuamente e si modifica nella nostra realtà quotidiana anche se spesso non siamo consapevoli della sua presenza. Il Simbolo ci cammina a fianco, ci offre una interpretazione del mondo, una visione creativa e poetica di ogni aspetto della vita «una comprensione intuitiva, che lasci respirare la parola».

Sarebbe troppo lungo esaminare ogni tappa del viaggio, dall’«occhio di Dio» allo «sguardo del Diavolo», dal «limite» a «dove si trova l’Inferno?», dalla «palude» all’«albero della vita» ogni capitolo affronta il tema in modo suggestivo e poetico, ma di certo l’Albero per la mia personale missione riveste un’importanza fondamentale. Senza voler essere esaustiva su tutte le possibili Simbologie attribuite all’Albero e senza spiegare tutta il complesso coacervo di connessioni tra Albero-Serpente-Aquila, trinomio che è presente anche nell’Albero cosmico della cosmologia nordica. «Sulla sua chioma nidifica un’enorme aquila, mentre le sue radici vengono costantemente masticate dal mostruoso serpente Níðhoggr» un altro mostro, per l’appunto, mi interessa un’altra poetica suggestione: «l’albero rappresenta l’uomo». Ci avevate mai pensato? Eppure io continuamente nelle mie Fiabe sulle piante lo rappresento in questa forma vegetale, quasi senza pensarci, la pianta per me è femminile o maschile e mi appare come un elegante corpo. Evidentemente mi riferisco anche inconsapevolmente spesso a questa interpretazione del Simbolo: «La forma dell’albero è simile a quella dell’essere umano. I rami ricordano le braccia, il tronco è sia una parte dell’albero che del nostro corpo, e la parola chioma si riferisce tanto alle foglie che ai capelli» dice Boer. E questo è evidente in tutte le metamorfosi in cui un essere umano, una donna, un dio, una ninfa, si trasforma in Albero. L’affinità simbolica con la forma umana è tale che «l’immaginazione passa facilmente da una forma all’altra». E davvero proprio come l’Albero, anche l’uomo «è un collegamento simbolico tra cielo e terra», ma è un «albero alla rovescia» perché «le sue vere radici sono in cielo», un passaggio simbolico del Timeo di Platone.

Perché è così importante l’Albero, vi chiederete, e Boer ce lo spiega subito: «Gli alberi si trovano pressoché ovunque, e in particolare crescono nelle zone climatiche in cui l’uomo può vivere. Il loro legno e i loro frutti rappresentato un sostentamento insostituibile per l’economia umana, specialmente nelle società rurali».

Inoltre, la forma dell’albero è un archetipo presente nella materia stessa «nella struttura dei bronchi, o nelle ramificazioni del sistema circolatorio», ma soprattutto nel sistema nervoso che «è ramificato come un albero inverso che nasce dal cervello». E ancora l’Albero si trova nella forma dei neuroni «gli assoni come radici, i dendriti come rami di un albero». Ma non basta perché l’Albero rappresenta altresì «degli schemi mentali con cui la mente tende ad organizzare la realtà», come si può osservare negli Alberi Genealogici, nelle schematizzazioni delle Gerarchie o anche in alcuni Diagrammi matematici.

E se l’Albero è un Archetipo così importante, bisogna chiedersi cosa rappresenti il suo abbattimento, la deforestazione galoppante, il suo taglio sconsiderato nel mondo contemporaneo. «L’albero è un ponte tra terra e cielo, e tagliandolo si spezza l’antica alleanza tra le due sfere. L’albero è un’immagine dell’uomo, e tagliandolo si commette un omicidio simbolico».

Come possiamo interpretare oggi a livello simbolico i tagli di Boschi e Foreste, gli incendi e la distruzione del mondo vegetale se non come un suicidio di massa, un massacro collettivo e una devastazione della vita stessa? Boer ci fa riflettere su queste Simbologie senza esprimere un giudizio, ma facendo presente che se anche la razionalità può giustificare tutti questi atti, anche laddove i tagli siano davvero indispensabili, il Simbolo agisce sottotraccia risvegliando ansie latenti e riecheggiando nei nostri sogni e nelle nostre preoccupazioni. Il Simbolo continua ad agire, quindi, al di là di ogni argomentazione logica.

E se poi la Casa appare come un simbolo di noi stessi, dove «Ad ogni stanza corrisponde un particolare aspetto che compone la nostra totalità», associare la propria Casa a se stessi è così forte che ogni sua parte può essere collegata al corpo umano: «il tetto alla testa, la cucina allo stomaco, il focolare al cuore», la facciata al volto umano che rappresenta «il tratto distintivo con cui le altre persone ci riconoscono». Vi ricordate come la disegnavate da bambini? Il tetto era la testa, le finestre gli occhi e la porta la bocca, era davvero un volto, il vostro volto personale.

La Casa poi contiene nella sua intimità tutte le relazioni familiari che ci legano, pertanto l’identificazione dell’uomo con lo spazio in cui vive è davvero radicato nel profondo.

E cosa si potrebbe dire a livello planetario? Risponde Boer: «Abitiamo la stessa terra, quindi apparteniamo tutti a una grande famiglia». E come agisce allora il Simbolo dentro di noi quando l’uomo attacca un altro uomo, lo colpisce, lo ferisce, lo uccide? In realtà colpisce, ferisce, uccide se stesso, come un cancro. E se poi devasta l’Ambiente in cui vive con la collettività, allo stesso modo devasta la casa comune che tutti abitiamo e, quindi, in definitiva devasta se stesso. Anche se razionalmente non è così, Francesco, ci insegna, che ognuno di questi Simboli agisce a livello inconscio e condiziona la nostra vita, accende speranze, ansie, paure, spesso compromettendo equilibrio e armonia.

Questo libro suggerisce un’infinità di riflessioni, cambia la prospettiva, risveglia la nostra Coscienza al Simbolo, consente di attivare un Osservatore Interiore capace di guardare oltre il limite del nostro recinto quotidiano. Spesso ci muoviamo come bambini che giocano e se non vincono cominciano a litigare e a strapparsi di mano i propri giocattoli. Sarà capace l’umanità di crescere e di non dare più importanza alla proprietà degli oggetti e alla competizione inutile? L’uomo primitivo si è evoluto e ha prodotto benessere e tecnologie, ma da quando non entra più nei Boschi, dove abita il Lupo insieme agli Spiriti e ai Folletti, è come se si fosse distaccato dal suo significato profondo: «Il Bosco è dunque un’immagine della profondità dell’anima. Perdersi nei suoi sentieri significa calarsi in se stessi». Come fanno sempre gli Eroi delle Fiabe che viaggiano tra gli animali feroci delle proprie paure e cercano aiuto nel Piccolo Popolo delle proprie intuizioni nel Bosco incantato della loro anima, allora mi chiedo: anziché continuare a deforestare il mondo, perché non ricostruiamo i Boschi delle nostre anime attraverso il più antico ed efficace strumento che abbiamo in mano? Ecco perché mi dedico alle Fiabe ed ecco perché Francesco ha la missione di spiegare al mondo l’importanza degli Archetipi come un vero e proprio Alchimista dei Simboli.