Come si riscopre un classico? Quali gli strumenti per riportare alla luce volumi, ingiustamente, dimenticati? Ne discutiamo con le Edizioni Cliquot che – negli ultimi – anni si sono distinte in questa ardua recherche, dai risultati inattesi ed intriganti.

Partirei col chiedervi com’è nata l’idea di una casa editrice dalle collane così eterogenee, seppur legate da un innegabile fil rouge.

L’idea è nata alla fine del 2013, dopo la mia partecipazione al Corso principe per redattori editoriali promosso da Oblique Studio di Roma, un corso di formazione certamente fra i più validi oggi in Italia. Lì ho incontrato le due colleghe (come me, due professioniste con una già lunga gavetta nel mondo dell’editoria) con cui si è creata l’alchimia giusta, umana e professionale, per lanciarsi nell’avventura. Abbiamo pubblicato i primi titoli nel 2015, inizialmente soltanto in ebook, e dall’anno successivo siamo approdati anche al cartaceo. Poi, pian piano, la squadra di lavoro è un po’ cambiata: oggi siamo quattro soci, e i titoli pubblicati, fra cartaceo e ebook, sono una ventina, suddivisi in cinque collane.

In effetti le collane non sono poche: c’è Biblioteca, che è quella più letteraria, ci sono Generi e Fantastica che sono invece dedicate alla narrativa dell’immaginario, c’è Segni che è legata al fumetto e all’illustrazione e, infine, c’è Ajeeb, in cui proponiamo manualistica di scacchi. Ma, come giustamente dici, un filo conduttore lega questa apparente eterogeneità: il progetto Cliquot si fonda infatti sulla riscoperta di belle opere del passato ignorate e dimenticate. In una certa misura potrei dire che, all’inizio, la molla è stata quella di “pubblicare quei libri che ci piacciono ma che non si trovano”, ma col tempo ci siamo resi conto che il valore culturale di quello che stiamo facendo va molto al di là di questo, perché riportando alla luce quelle opere che rispecchiano, ci auguriamo, una sensibilità diffusa, quello che davvero facciamo è rimettere in discussione la scala di valori che l’industria editoriale del Novecento ha cristallizzato, ridando lustro a generi letterari, opere e autori che il clima intellettuale del secolo scorso aveva marginalizzato.

Vi definite: “la casa editrice del recupero dei classici mancati e delle belle opere dimenticate”. Come si riconosce un classico e quali sono gli “strumenti” di cui usufruite ogni volta che decidete di pubblicare un autore?

Terry Eagleton, uno studioso inglese, scrisse una volta che la differenza fra un classico e un’opera dimenticata sta nel fatto che il classico ha saputo rigenerarsi nel tempo e assumere significati nuovi e diversi per i lettori delle generazioni successive, mentre le opere dimenticate hanno esaurito la loro funzione con il lettore coevo. È una distinzione che paradossalmente mi trova d’accordo perché, se ci facciamo caso, questo vuol dire che quando scopriamo libri del passato che, a leggerli oggi, ci risuonano dentro (hanno uno stile fresco e moderno, parlano al cuore di temi attuali e suscitano sentimenti profondi) questo significa che quei libri sono dei classici, anche se per qualche ragione nessuno se n’era accorto prima o la cosa non era stata notata dai più.

Ed è questo quello che facciamo, in pratica, per capire quali titoli pubblicare: passiamo quasi più tempo in biblioteca che in redazione (e per fortuna siamo vicini alla Nazionale di Roma). Sfogliamo le schede dei vecchi libri, consultiamo saggi o vecchie recensioni, e da una ricerca spesso ne parte un’altra, e poi un’altra e così via. Analizziamo nel dettaglio i cataloghi storici di tutti gli editori del passato, chiediamo un sacco di libri in lettura in biblioteca e ne compriamo altrettanti alle bancarelle, dai librai antiquari o online da ogni parte del mondo (spesso per scoprire dopo poche righe che il libro non fa per noi!) e leggiamo, leggiamo, leggiamo.

Poi, una volta su mille, quando troviamo il titolo che convince in pieno tutta la redazione, e superati tutti gli scogli successivi (rintracciare gli eredi, accordarsi per i diritti ecc.), possiamo finalmente riproporlo a tutti.

Il re ne comanda una di Stelio Mattioni – di recente pubblicazione – riporta alla luce un autore molto amato da Calvino e edito da Adelphi negli anni Sessanta. Come avete lavorato a questa riedizione?

Il re ne comanda una è un titolo di cui andiamo particolarmente orgogliosi, sia per l’altissima qualità letteraria del libro in sé – gli apprezzamenti di Calvino parlano da soli – sia per la curiosa e appagante modalità con cui siamo arrivati a ripubblicarlo. È il primo romanzo di Mattioni (uscì nel 1968) e come quasi tutti i primi lavori dell’autore fu pubblicato da Adelphi. All’epoca, Il re e gli altri libri ebbero una certa risonanza, ma dopo la sua morte, avvenuta nel 1997, Mattioni è quasi scomparso, inspiegabilmente, dal dibattito culturale italiano. Quando ci siamo accorti che tutti i suoi migliori titoli erano fuori stampa da tempo, abbiamo subito pensato di informarci per i diritti, anche se, confesso, con scarsa convinzione: in genere, quando un autore è stato in mano ai colossi dell’editoria, diventa “blindato” per una piccola casa editrice indipendente, anche per titoli che il colosso di fatto non pubblica più.

Invece, con nostra grande sorpresa e piacere, abbiamo appurato che i diritti erano in mano alla famiglia, e che non solo erano liberi, ma la famiglia sarebbe stata felicissima di darli a noi. Da pochi mesi è uscito Il re ne comanda una, il prossimo anno manderemo alle stampe un altro titolo, e con gli eredi Mattioni è nato anche un bel rapporto di amicizia che è indice di come le soddisfazioni di un piccolo editore non siano soltanto nei numeri di vendita, ma anche nei rapporti umani inattesi che talvolta si instaurano come per magia.

Alla conquista della Luna di Salgari è una raccolta di racconti apparentemente distante dal Salgari cui siamo abituati. Pagine scritte volgendo lo sguardo all’ignoto, al fantastico. Quali sono state le sfide nell’illustrarlo?

Nelle infrequenti occasioni in cui pubblichiamo un autore già famoso, lo facciamo con i titoli meno noti e più distanti dalla sua produzione classica. Nel caso di Salgari, siamo andati a recuperare i rari racconti fantascientifici o con componenti fantastiche. Ne ha scritti soltanto sei, e noi per la prima volta li abbiamo raccolti tutti insieme (con una bella e lunga prefazione dell’esperto salgariano Felice Pozzo).

Alla conquista della Luna è il libro che ha inaugurato Fantastica, la collana così chiamata non soltanto per i contenuti, ma proprio per l’attenzione e la cura che mettiamo nel realizzarla, sia negli aspetti tipografici e dei materiali impiegati, sia per l’inclusione di un importante apparato critico e di illustrazioni. È una collana che stampiamo addirittura in doppia versione, Classica in brossura e Deluxe cartonata in tiratura limitata di 150 copie numerate, impreziosita da particolarità di confezione che ogni volta fanno impazzire il nostro tipografo!

Abbiamo affidato l’illustrazione di copertina di questo libro, compresi i disegni interni della versione Deluxe, alla sensibilità grafica di Riccardo Fabiani (attualmente l’illustratore di punta di Cliquot) sotto la guida tecnica di un art director del calibro di Maurizio Ceccato. Quello che sempre chiediamo al nostro illustratore è di riuscire nella difficile impresa di restituire, nel disegno di copertina, un effetto vintage che abbia al contempo un chiaro sapore di modernità, visto che poi, come ho già detto, questo connubio fra passato e presente è il tema fondante di tutto il progetto editoriale.

Non vi nascondo lo stupore al cospetto di un altro autore recentemente ritrovato: Carlo H. De’ Medici. Gomòria è un romanzo sorprendente, impossibile da incasellare in un genere. Tuttavia, a pieno diritto paragonabile ai dandy superbi creati da Huysmans, Wilde e d’Annunzio. Anche di questo volume esiste una tiratura limitata ed è finemente illustrato dall’autore stesso. È d’obbligo chiedervi se intendete pubblicare altro, vista la difficoltà nel reperire materiale bio-bibliografico su di lui.

In effetti su Carlo H. De’ Medici aleggia un fitto e oscuro mistero, al pari delle sue tenebrose opere gotiche trasudanti magia e scienze occulte. Informazioni dirette su di lui ne abbiamo pochissime: non si sa neppure quando è morto… Quello che sappiamo ce lo dicono soprattutto i suoi scritti, romanzi e raccolte di racconti dell’orrore e introvabili testi di esoterismo e alchimia. Ed era anche un superbo illustratore!

Racconteremo nel dettaglio il poco che sappiamo della sua vita e tutte le peripezie attraverso quali abbiamo riscoperto i suoi lavori nella prefazione del prossimo suo libro che pubblicheremo (perché, sì, De’ Medici è un raffinato scrittore e merita che la sua riscoperta prosegua!), che è una raccolta di racconti dal titolo I topi del cimitero, che uscì per la prima volta nel 1924 per Bottega d’Arte di Trieste.

Anche questo libro verrà pubblicato in doppia versione Classica e Deluxe, e uscirà a dicembre 2019 in occasione della fiera Più Libri Più Liberi di Roma. Inoltre, come per tutti i titoli della collana Fantastica, sarà possibile partecipare a un crowdfunding fra settembre e ottobre per prenotare le rare copie e speciali gadget a tiratura limitata.

Concludo con la domanda di rito sui progetti futuri. Quali volumi ci attendono? Siamo lettori avidi e curiosi!

Un paio di ghiotti titoli li ho già anticipati, ma quello più vicino temporalmente è previsto per ottobre 2019: nella collana Biblioteca pubblicheremo un libro semisconosciuto a cui abbiamo dato titolo italiano La città senza cielo (il titolo originale è Le gaffeur) scritto dal francese Jean Malaquais (a cui aggiungeremo, come nella prima edizione americana, la prefazione di Norman Mailer). È un romanzo distopico molto suggestivo, che ricorda da vicino le atmosfere di 1984 – ed è stato scritto pochi anni dopo il capolavoro di Orwell –, nonché certa narrativa fantastica francese come L’occhio del purgatorio di Jacques Spitz. In Francia è stato scoperto e ripubblicato da pochissimo e sta già avendo importanti recensioni.

La storia è quella di un signore che un giorno, rientrando nel suo appartamento, si accorge che la chiave non gira nella toppa del portone di casa. Un attimo dopo gli aprono la porta, e scopre che a casa sua abita un’altra famiglia… da molti anni. È forse lui che è impazzito? Si è ritrovato in un’altra dimensione? Oppure è un’oscura macchinazione del Sistema ai suoi danni? Lo si scoprirà proseguendo nella lettura…