Una costruzione sicuramente atipica per il suo genere, un castello in stile moresco straordinariamente bello, le cui sale sembrano essere uscite da un libro di mitologia orientale. Ed è ancora più sorprendente che pochissime persone sappiano della sua esistenza, anche tra gli italiani stessi. È molto difficile raggiungere il castello di Sammezzano e altrettanto complicato poterlo visitare, ma le emozioni che si ricevono valgono tutte le spese: si trova nelle vicinanze della città di Leccio, a 30 km da Firenze, immerso nel verde collinare della Toscana più vera.

I testi storici fanno risalire la fama del luogo all’epoca romana, si trovano anche accenni al passaggio e alla presenza di Carlo Magno mentre tornava da Roma, intorno al 780, vengono fatte citazioni nei possedimenti di diverse e importanti famiglie, susseguite nel corso dei secoli, tra cui gli Altoviti, il Duca Cosimo, e persino i Medici; tuttavia, in molti concordano e asseriscono la costruzione di un grande palazzo di campagna intorno al 1605 da parte della ricca famiglia Ximenes D’Aragona, fino all’ultimo della stirpe, Ferdinando, che, ereditato l’immobile e il terreno circonstante, contribuì con la sua opera ad abbellirlo e arricchirlo alla fine dell’ Ottocento.

All’interno del castello ci sono ben 365 sale secondo la leggenda, ma poi ne risultano numerate solo 65; è un’illusione, una esaltazione della bellezza che si moltiplica nel numero. 65 sale cosi belle che non si riescono veramente a contare e alla fine per un gioco di magia sembrano 365. Una sala per ogni giorno dell’anno: la Sala Bianca, la Sala dei Pavoni, i Gigli, le Stalattiti, le Conchiglie Spagnole, la Sala degli Innamorati. Nell'intreccio di stanze, grandi e piccole, si perdono molte nicchie, angoli nascosti e gallerie inaspettatamente spaziose. Finestre, colonne, labirinti di corridoi... capitelli, archi, archi e cupole, combinazioni, sequenze: una visione da capogiro.

Ogni stanza è speciale, nessuna è simile all'altra e ognuna cerca di distinguersi per originalità e raffinatezza, proprio come ogni giorno che è uguale al giorno successivo, ma nello stesso tempo è estremamente diverso, in particolari quasi impercettibili quali l’aumentare e il diminuire del tempo di luce, ovvero in eventi caratteristici del momento ma chiari e visibili, come una giornata piena di sole e una tempestosa.

Ma i miracoli non si limitano allo spazio interno; infatti, il castello di Sammezzano è circondato da un parco, considerato uno dei più vasti e belli della Toscana. Gli stessi proprietari del passato hanno seminato qui molte piante stravaganti e rare. Sfortunatamente, non tutte sono sopravvissute fino ad oggi. Ma lo speciale orgoglio del parco sono le sequoie giganti di oltre trentacinque metri di altezza, una delle quali ha un tronco di circa dieci metri di diametro.

La famiglia Panciatichi Ximenes decorò il parco con composizioni in stile moresco. Un elegante ponte, una grotta con una statua di Venere, piena di acqua, vasi, fontane. Alcune delle statue furono successivamente trasportate a Firenze nel Palazzo della famiglia Ximenes. Oggi il parco è l'unico luogo liberamente accessibile al pubblico a Sammezzano.

In circa quaranta anni, tra il 1853 e il 1889, il marchese mise a disposizione la sua ricchezza per realizzare il parco e il castello di Sammezzano, componendo il più importante esempio di architettura orientalista in Italia. Tutti i mattonati, le opere, le piastrelle furono progettati e lavorati sul posto da mano d'opera locale adeguatamente istruita.

Tra i coloratissimi decori appare il motto latino “Non Plus Ultra” dove è concentrata tutta la megalomania di Ferdinando e quanto il suo orgoglio fosse soddisfatto dello splendore che aveva creato, tanto da chiarire ai visitatori che non potranno vedere mai niente di più spettacolare.

Dai colori in stile indiano, si passa al bianco che ricorda il pizzo spagnolo, stucchi immacolati che richiamano Granada ma anche le tradizioni islamiche. Una sala tra le più conosciute è quella dei Pavoni, con una decorazione a ventaglio molto caratteristica, che dal pavimento sale fino alle volte del soffitto, riproducendo una coda di pavone in una forma artistica che abbraccia tutte le pareti, come se le frastagliate mura fossero le piume di un grande uccello il cui capo le attraversa.

Dopo l’ultima guerra, il castello fu ristrutturato come albergo di lusso e ristorante, adibito talvolta a set cinematografico e dopo qualche tempo, venne aperto anche un bar al di fuori delle mura, un popolare luogo di incontro domenicale per gli abitanti del posto che si innamorarono di cene e di party con vista sul castello.

Tuttavia, nel 1990, l'hotel chiuse, insieme al bar, e nel 1999, una compagnia inglese acquisì il castello, sperando di riportarlo al suo splendore, ma così non fu e allora, il castello di Sammezzano fino al 2012 fu generalmente chiuso al pubblico e abbandonato. Le sue mura esterne e alcuni locali interni hanno subito atti di vandalismo. Solo ultimamente delle campagne di sensibilizzazione hanno tentato di portare all’attenzione dell’opinione pubblica, l’importanza della struttura, il suo valore artistico e la bellezza della natura che comprende tutta l’area. Vivamente tutti sperano che diventi presto un complesso turistico con molti visitatori perché non solo lo merita, ma lo scambio che avviene in questo posto magico tra visitatore e ambiente è veramente notevole e non deve andare perduto.