Chi annovera qualche decennio sulle spalle e ricorda visivamente il 21 luglio del 1969, quel piccolo passo di un uomo che sembrava destinato a indicare un gigantesco passo per l’umanità, non può che interrogarsi oggi di fronte a un settore scientifico, economico e produttivo in piena espansione: quello che viene definito dell’economia dello spazio.

Certo, la prima domanda che nasce è se il mondo con gli immani problemi che presenta - la fame per poco meno di un miliardo di persone, la povertà per almeno altri due, un pianeta che, complice anche la mano dell’uomo, comincia a restituirci quanto gli abbiamo inferto - possa guardare al cielo pensando di trovare in esso qualcosa che sulla terra si pensa cominci ad essere difficile reperire. In sostanza, possiamo permetterci uno sforzo economico immane se non riusciamo ad eliminare i nodi più elementari?

D’altra parte c’è chi sottolinea come dallo spazio, dai suoi misteri, ma anche dalle sue ricchezze possibili, potrebbe venirci un sostegno concreto per superare e risolvere le nostre miserie. Un po’ come guardare la terra pacificata degli astronauti della serie Star Trek, un pianeta senza più crisi, senza guerre, che vive in armonia e pace tra i popoli. Utopia, certo, altamente improbabile allo stato attuale, certissimo. Ma anche un’idea non priva di fascino per chi punta il naso all’insù ma non per astrarsi, ma per cercare ispirazione se così possiamo dire!

In una trasmissione radiofonica inglese una decina di anni fa il professor Stephen Hawking disse che la sua ultima ambizione nella vita era quella di volare nello spazio. Non ha fatto in tempo ad avverare questo sogno il cosmologo, fisico, matematico e astrofisico britannico scomparso il 14 marzo 2018, anche se è riuscito a provare cosa significa fluttuare a gravità zero per quattro minuti della sua vita. Si è fatto questo regalo – lo ricordiamo - per il suo 65esimo compleanno, l’8 gennaio del 2007, quando a bordo di un jet Boeing 727 modificato della Zero Gravity Corporation ha viaggiato fino a 24.000 piedi sopra l’Oceano Atlantico al largo della Florida e ha eseguito una serie di tuffi in totale assenza di peso corporeo.

Il desiderio di Hawking per quelli che vengono definiti con un po’ di agiografia, gli attuali signori dello spazio come Richard Branson, fondatore della Virgin Galactic, compagnia di turismo spaziale ed Elon Musk, fondatore di Space X e Tesla che lavora per far sbarcare la prima colonia umana su Marte, è suonato per alcuni come un endorsement ai viaggi commerciali nel cosmo soprattutto per la frase pronunciata dallo scienziato nel 2007: «Penso che la razza umana non abbia futuro se non va nello spazio».

E, a voler trovare una conferma dell’ineluttabilità di cercare altri mondi vi sono anche le indiscrezioni sul contenuto dell’ultimo studio a cui Hawking stava lavorando prima di morire. Nel documento dal titolo A Smooth Exit from Eternal Inflation svelato dal Sunday Times, si ipotizza la fine del nostro universo per esaurimento dell’energia delle stelle e sposta in avanti la tesi del “multiverso” immaginando che gli altri universi nati con il Big Ben possano essere raggiunti dall’uomo con un’astronave. Se pensiamo a quanti “irraggiungibili” traguardi di conoscenza anche sull’universo sia giunto l’uomo, anche attraverso menti come quelle di Hawking , restiamo certamente con la sensazione di qualcosa di futuribile, ma non per questo inimmaginabile.

Dalle teorie di Stephen Hawking fino a Elon Musk, intanto la space economy ha assunto connotati estremamente concreti e il suo valore, secondo gli analisti di Morgan Stanley, sarebbe di circa 350 miliardi di dollari oggi, per arrivare tra poco più di vent’anni, cioè dopodomani, a superare i 1.000 miliardi di dollari. In Italia, secondo calcoli dell’Agenzia Spaziale Europea, un settore che vale 1,6 miliardi di euro ed è costituito per l’80% da piccole e medie imprese e che può ricevere una spinta dalla definizione - non ancora però a quanto sembra, si attendono smentite - di una politica spaziale nazionale.

I trend globali, sempre secondo Morgan Stanley sono: rendere lo spazio sicuro e sostenibile e dunque affrontare in primis la crescente minaccia dei detriti orbitali, la cui rimozione vale secondo Morgan Stanley almeno 2,7 miliardi di dollari entro il 2021; i dati sono il nuovo petrolio. Ciò significa che l’infrastruttura basata sullo spazio per raccogliere e condividere i dati sarà fondamentale e redditizia. Big Data e machine learning ma anche cloud computing sono un trend tutto da esplorare e secondo Morgan Stanley, l’analisi dei dati basata sullo spazio cambierà il modo di fare business intelligence e il processo decisionale di governi e forze armate; le partnership pubblico-private saranno incentivate. La tecnologia e le soluzioni per lo spazio sono costose e hanno bisogno di tempo per diventare redditizie, quindi le partnership pubbliche, private e ibride saranno fondamentali per ottenere risultati e profitti effettivi.

La nuova commercializzazione dello spazio determina un nuovo rapporto pubblico-privato, e implica piani di investimento e sviluppo a lungo termine, in una logica continua di collaborazione e, allo stesso tempo, di competizione fra gli Stati nella ricerca della superiorità tecnologica. Si sta rapidamente sviluppando un vero e proprio business dello spazio, che pone opportunità di investimenti privati. Diventa dunque essenziale garantire la sicurezza attraverso regole condivise, il ruolo, cioè, delle Nazioni Unite che sono impegnate a coinvolgere nella space economy i paesi in via di sviluppo.

Il progetto si chiama Space +50, che consiste nel pianificare una space strategy sostenibile. I benefici che i paesi in via di sviluppo potrebbero trarne sono numerosi. Un settore trainante come quello delle innovazioni spaziali darebbe un grande input a nuovi mercati, in forza a quelli esistenti, e avrebbe ricadute positive, sia nell'economia di uno Stato che nella vita quotidiana delle popolazioni.

Lo spazio - è stato osservato - è una realtà che sta passando dall'era pionieristica a quella commerciale. O meglio, l'era pionieristica durerà ancora molto a lungo, ma l'era commerciale oltre la Terra sta iniziando ed è imprescindibile dotarsi di regole.