Per avere la pace, dobbiamo cominciare a sentirla dentro di noi in modo tale da poterla portare anche all'esterno. “Senza la pace interiore del singolo individuo non può esserci pace mondiale”. Sua Santità il XIV Dalai Lama lo scandisce come un mantra dal palco del Festival delle Religioni che si è tenuto a Firenze in un Mandela Forum gremito da oltre 6mila persone lo scorso 19 settembre, in quel giro per l'Italia che lo ha portato in Sicilia, dove l'emergenza migranti è diventato un dramma quotidiano.

La massima autorità spirituale del buddismo ha ricevuto il “Sigillo della Pace” da parte del sindaco di Firenze Dario Nardella e ha partecipato all'incontro interreligioso sulla Libertà nella regola moderato dalla Presidente Rai, Monica Maggioni, al quale hanno preso parte il fondatore della Comunità Ecumenica di Bose, Padre Enzo Bianchi, l’Imam di Firenze e presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, Izzedin Elzir e il giurista Joseph Weiler.

Ed è un'ondata di energia spirituale immensa quella che si è propagata al Forum Mandela, una carica straordinaria che ha pacificato ogni cuore. Nel suo intervento al Festival, il Dalai Lama ha portato la sua testimonianza di pace. "Nella mia vita sono stato testimone di tante cose – ha raccontato a una platea gremita di giovani - tanti conflitti, in questo momento in cui siamo qui, ci sono fratelli e sorelle, bambini che stanno morendo per ragioni che noi stessi abbiamo creato. È venuto il momento di fermare queste sofferenze. Il rimedio – ha proseguito la massima autorità spirituale tibetana - è di metterci in relazione gli uni con gli altri perché sono più le cose che ci accomunano, in particolare il fatto che siamo esseri umani, siamo tutti uguali. È per esempio una cosa terribile che le religioni siano fonti di conflitto. Questo avviene perché non c'è comprensione dell'altro".

I conflitti nel mondo sono troppo spesso alimentati da false interpretazioni delle varie confessioni religiose, su questo punto Tenzin Gyatso ha ribadito la sua convinzione che si possano superare tutti i contrasti attraverso il dialogo e l'ascolto paziente. "È una cosa terribile che le religioni siano fonti di conflitto. Questo avviene perché non c'è comprensione dell'altro. L'uso sbagliato della religione può essere distruttivo - ha detto il Dalai Lama -. Denominare un certo tipo di religione come terrorismo è sbagliato. Il terrorismo è qualcosa che fa male agli altri e se fa male agli altri, non sei più buddista, non sei più musulmano. Un vero musulmano mai uccide, un vero buddista mai uccide. È sbagliato titolare con frasi come terrorismo islamico perché la gente si fa un'idea sbagliata".

E sul terrorismo e le etichette che vengono spesso affibbiate a comunità religiose che nulla hanno a che fare con la morte e gli attentati, il Dalai Lama ha tenuto una posizione ferma: "Sentiamo spesso ai giorni nostri affiancare il termine terrorista a quello di religioso. Sono molto contrario a denominare così un religioso, poiché nel momento in cui uccidi non sei più musulmano o buddista, sei semplicemente un terrorista". Il Dalai Lama ha riportato alcune associazioni che si fanno oggi fra musulmani, ma anche tra buddisti e terrorismo: "L’attività principale del praticante musulmano è di amare tutto il creato di Allah - replica -. Nel momento in cui uccidi qualcuno smetti di essere musulmano. I capi di governo, invece, manipolano le religioni per mettere gli uni contro gli altri". Per Tenzin Gyatso l'eguaglianza tra tutti gli esseri umani, l'equanimità, la compassione sono i pilastri del buddismo, ma anche di gran parte delle fedi religiose che meritano rispetto e ascolto. "Noi siamo tutti uguali - ha aggiunto il Dalai Lama - e così abbiamo tutti diritto a vivere una vita felice. L'armonia è dentro di noi, appena nasciamo, quando siamo piccoli non facciamo distinzioni di religioni, di razza. Rispondiamo positivamente ai gesti di amore e di affetto. Poi, nel corso della vita poniamo troppa enfasi sulle differenze secondarie e non guardiamo abbastanza al fatto che siamo tutti esseri umani. Questo prospettiva provoca irritazione che poi sfocia nella violenza. Ovunque vado - ha aggiunto il leader buddista tibetano - promuovo questo concetto: siamo tutti uguali, siamo esseri umani".

Ma da dove cominciare per costruire un dialogo col nostro prossimo, da dove partire? Per la massima guida del Buddismo è necessario partire da ognuno di noi, dalla nostra interiorità. Controllando la rabbia, sentimento umano per eccellenza. “La rabbia è un'emozione presente solo nell'essere umano – ha spiegato Sua Santità che ha anche risposto a diverse domande provenienti dal pubblico – gli animali sono incapaci di provare una simile emozione. È fatalmente l'intelligenza umana a generarla, ed è l'emozione più autodistruttiva che esista. L'unico modo per vincere la rabbia è trovare la pace dentro di noi: senza la pace nel singolo individuo non può esserci la pace mondiale. Nelle scuole, nei processi educativi, gli insegnanti dovrebbero guidare gli allievi nel trovare questa pace interiore, questa materia dovrebbe fare parte del programma di studi, insieme all'insegnamento dell'unità della razza umana, all'armonia religiosa e alla promozione e cura di un ambiente sano e pulito”. Il Dalai Lama si è anche soffermato sull'importanza della meditazione, caposaldo del buddismo di ogni tradizione.

“La meditazione che proviene anticamente dall'India è di due tipi fondamentali: quella detto di stabilità o concentrazione e quella detto vipassana o analitica di introspezione e ricerca mentale. Quella più efficace è sicuramente la seconda, io la pratico appena mi sveglio ogni giorno. È un tipo di meditazione che ha anche a che fare con la ricerca scientifica e con gli effetti de fenomeni. È un potente strumento di addestramento mentale e di educazione al pensiero. Consente di conoscere il sistema delle emozioni e controllarle, appunto come si fa con le emozioni distruttive come la rabbia. Per ogni essere umano è fondamentale conoscere la mappa delle emozioni. È così che giorno dopo giorno si costruisce la pace”.