Il 26 ottobre e il 30 ottobre 2016 la "grande botta" non ha risparmiato nulla in questo territorio tra Umbria e Marche: è su questo confine che si sono piegati al terremoto i "gioielli" dei Sibillini.

Castelsantangelo sul Nera: è stato il paese più vicino all'epicentro della scossa di terremoto del 26 ottobre, alle 19.11; è un comune di 318 abitanti della provincia di Macerata, nelle Marche. Il Comune era già nel cratere del terremoto del 24 agosto scorso. Nel paese sono presenti quattro chiese: la Chiesa di Santo Spirito, la Chiesa di San Sebastiano, la Chiesa di San Martino dei Gualdesi e la Chiesa di Santo Stefano. Un'altra attrazione turistica vicino Castelsantangelo sul Nera è la stazione sciistica di Monte Prata (1850 m). Castelsantangelo sul Nera si trova in linea d'aria a 17 chilometri e mezzo a nord ovest da Arquata del Tronto, uno dei centri più colpiti dal sisma del 24 agosto. È a 12 km da Norcia, e si trova a 780 metri di altezza.

Visso ha 1.229 abitanti ed è sempre nella provincia di Macerata nelle Marche. Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e attive vi sono quelle artigianali, come la rinomata arte della tessitura finalizzata alla realizzazione di tappeti e di tanti altri prodotti caratterizzati da motivi artistici pregiati. Ussita conta circa 400 abitanti e ha una serie di frazioni, come Vallestretta, Fiuminata, Sasso, Pieve, Vallazza e Tempori, che formano adesso un unico centro abitato che ha assunto il nome di Ussita. Si trova ad un'altitudine di 774 metri.

A dieci mesi da quei tremendi minuti di paura c'è, e forte, la speranza. La speranza non è realismo esasperato che obbliga a lasciar perdere tutte le illusioni: il realismo afferra il presente e sta in guardia dal futuro di cui sospetta un facile inganno. Da qui il "carpe diem". In realtà "la speranza non si oppone al presente ma piuttosto alla convinzione di essere impotenti di fronte alla realtà"; si oppone a quella rassegnazione, a quella frustrazione del quotidiano che gli antichi chiamavano taedium vitae e che avevano portato Camus ad affermare che, di fronte alla durezza dei fatti e al lento sbiadire della vita non servono bei pensieri ma occorre pensare con chiarezza e non sperare più.

Ed è proprio quello che si percepisce in questo lembo di terra di montagna marchigiana nella dura zona del maceratese bella, dura, che ti cattura: Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Pieve Torina e tutte le frazioni colpite dalla "brutta botta" del 30 ottobre 2016. Si è aperta la montagna! Ma a Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Pieve Torina si vuole subito tornare a far rivivere questa terra di passione, cultura e tradizione, circondata dal monti, baciata dal sole, accarezzata dal vento. Questo angolo di Sibillini è un forziere a cielo aperto di colori, profumi e sapori, con la bellezza delle sue dimore, apprezzate dai più grandi fotografi di tutto il mondo, con Visso tra i borghi più belli d’Italia. Dove ogni casa è un belvedere, ad ogni finestra c'è un poeta che guarda laggiù, verso la Valnerina sottostante gli alberi e la flora che "cangian colore a tutti i venti", secondo i versi di tanti scrittori che hanno descritto il territorio. E da questi versi bisogna partire, ancora meglio dalle autentiche e tipiche dimore che ornano questa parte dei Sibillini.

Visso in terra marchigiana, borgo tra i più belli d’Italia spaccato dal sisma, nel quale — pochi lo sanno — è custodito l’originale dell’Infinito di Leopardi. Si arriva dalla superstrada di Foligno-Colfiorito perché la Val Nerina, bloccata da una frana che ha fatto esondare il fiume e allagato la strada, obbliga chi viene dall'interno a peripli assurdi. Ti fermi al cartello turistico dove sono indicati i luoghi sacri e ti domandi se torneranno come prima: la Chiesa di Sant'Agostino e di San Francesco (XIV), la Collegiata di Santa Maria (XII), il Monastero di Santa Barbara (XII), l'ex Monastero di San Giacomo (XIV), il Palazzo dei Priori (XV) e il Palazzo del Governatore (XIV). Se poi ti sposti, e sali oltre, ti trovi il Santuario a Macereto e la Chiesa Romanica a Cupi.

Esci da Visso e appena 3 km dopo ti trovi a Ussita, tappa obbligata per gli amanti dello sci, con gli annessi impianti di Frontignano. Ussita è tutta zona rossa, qui la botta, come a Visso, ha risparmiato poco. Appena un km dopo la frazione di Vallestretta è un cumulo di macerie. "Il terremoto mi ha cambiata, non sono più come prima. Più umile davanti alla natura", ci dice Maria Teresa Nori, che ha perso due negozi di arredamento. Ora vive a Roma ma si è presa la responsabilità di diventare portavoce degli sfollati di Visso e Ussita, il che non le impedisce di progettare un futuro per la sua comunità. "Bisogna restare, ma in modo nuovo. Ripartire dai sentieri. Da investimenti leggeri. Quelli che stanno negli alberghi sulla costa rischiano di perdersi, diventare pacchi postali. Dobbiamo ritrovarci, ricominciare a sperare perché questa terra torni a risplendere".

Appennino è un altro comune crollato il 26 e il 30 ottobre 2016, anche qui c'è voglia di ricominciare ma c'è anche il desiderio di avere un tetto provvisorio come le casette dell'emergenza, le Sae. Il Parco dei Sibillini ha ancora tanto da offrire per ripartire. Un ritorno alle radici, da rifondare sulla leggerezza, la frugalità e un rapporto “slow” col territorio. Come Fabio Cerri, che ha messo in piedi a Visso un forno del pane con sette dipendenti. Ha tirato su un prefabbricato, recuperato macchinari. "Abbiamo fatto tutto da soli. Abbiamo anche un sito: 'per fare il pane ci vuole un albero'". E poiché il pane è il simbolo della vita, della rinascita, alla fine si va a comprare una torta alla Pasticceria Vissana, luogo d’incontro del borgo. Il problema qui sono le bestie al pascolo che con il terremoto hanno "perso la bussola": le mucche, rimaste all’aperto per tutto l’inverno dopo che la stalla è rimasta lesionata. Bestie, confinate in poco spazio. La stalla di cemento è crollata. Ora, ci dice un allevatore, è il tempo del legno. "Anch’io, anche le bestie, ci stiamo meglio".

A due passi sopra Ussita, il santuario rinascimentale del Macereto, con in vista il bastione del Monte Bove, capolinea Nord dei Sibillini, ove insiste la tenuta Scolastici che occupa pascoli solitari, popolati di pecore e asine da latte, e da ventidue anni produce pecorino biologico, diventando punto di riferimento della pastorizia locale.

Ci dice Giuliano Pazzaglini, il "guerriero marchigiano" sindaco di Visso: “Nonostante gli appelli reiterati, e poi le promesse fatte a vari livelli, la situazione per il mio Comune non è cambiata da quella dei mesi scorsi, per via delle procedure burocratiche troppo lente e delle altre difficoltà logistiche che non sono state risolte. Siamo solo un po’ più avanti di altri paesi colpiti dal Terremoto nelle Marche, nella rimozione delle macerie ma solo perché fin dalle prime settimane abbiamo da soli iniziato a liberare strade e accessi per le frazioni distrutte, rimuovendo in parte anche i materiali delle abitazioni più danneggiate. Per il resto il quadro rimane molto pesante”.

Visso è sede del Parco nazionale dei Monti Sibillini. L’ente parco costruirà a breve una nuova struttura per ospitare gli uffici riunendo il personale che è ora dislocato in varie sedi tra Marche e Umbria. "Posso dire con tutta onestà che non siamo usciti ancora dall’emergenza – dice Pazzaglini – altro che ricostruzione o ripresa. E questo perché chi doveva farlo non ha ancora messo in campo o avviato soluzioni strutturali ai problemi di Visso e di altri centri montani colpiti dal sisma. Spero che prima o poi queste soluzioni, e questi problemi vengano affrontati altrimenti non si uscirà mai dall’isolamento e si rischierà un abbandono del centro abitato".