“ ...Minchia signor tenente e siamo qui con queste divise che tante volte ci vanno strettespecie da quando sono derise da un umorismo di barzellette e siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese e c'è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù e farla scendere è una parola, se chi ci ammazza prende di più di quel che prende la brava gente... ”.

Il genio e la sensibilità di Faletti descrisse lo stato d'animo di un giovane carabiniere in questa lettera al suo tenente. Ansia, paura, responsabilità, comunque fedeltà a un giuramento che porta con sé il peso della scelta. Non certamente un lavoro qualsiasi, ma una missione della vita: la missione di salvare altre vite; di esserci sempre anche se a casa ti aspettano affetti: di uscire la mattina per iniziare il lavoro della giornata e non sapere se farai ritorno e come. Cominciare una giornata con una pistola nella fondina non è come uscire con una cartella piena di documenti o con dentro un portatile, implica reazioni, decisioni, scelte morali, etiche, ne implica anche un uso legittimato. Una pistola non è uno strumento di lavoro creativo, è semmai distruttivo.

Li chiamano i servitori dello stato e sono quei centomila Carabinieri che un giorno giurarono fede all'Arma pronunciando la frase “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana”. Ed è per questo motivo che a loro deve essere dato il giusto riconoscimento, perché spesso sono i nostri eroi ma a volte anche le vittime. Nel 2013, l'anno in cui fu ferito Giuseppe Giangrande, di guardia a Palazzo Chigi il giorno dell'insediamento del governo Letta, si contarono 2 morti e 412 feriti, più di un carabiniere al giorno è stato vittima durante il suo lavoro, numeri degni di un bollettino di guerra come riporta il Colonnello Roberto Riccardi nel suo ultimo libro [1].

La storia dell'Arma parte da lontano, dal 1814, quando Vittorio Emanuele I volle questi uomini a vegliare sulla sua sicurezza e su quella del Regno di Sardegna, scelti per buona condotta e saggezza fra l'Esercito. Da allora salvano sovrani e gente comune e dopo 50 anni esatti verranno chiamati “la Benemerita”, per i servigi fatti al paese. I Carabinieri diventano un simbolo, un riferimento nei paesi italiani: il maresciallo insieme al farmacista e al parroco costituiscono la giustizia, il sapere e Dio. Quindi eccoli presenti nella letteratura, nella pittura, nel cinema e recentemente nella fiction come eroi, custodi delle regole, fautori della giustizia, in quelle divise tanto rappresentate e che costituiscono comunque parte fondante della nostra vita. Dai Reali Carabinieri con il pennacchio rosso blu sul cappello al rango di Forza armata indipendente per decreto legislativo del 2000, il loro impegno non è solamente militare o di ordine pubblico ma si è esteso e comprende molti altri settori che vanno dalle questioni inerenti alla tutela del patrimonio culturale, fino alla tutela della salute, del territorio, dell'ambiente, del lavoro, delle politiche agricole e forestali e alla tutela delle rappresentanze diplomatiche italiane all'estero oltre a molto altro.

Dal 1999 anche le donne entrano a far parte del servizio militare volontario dei Carabinieri per la prima volta nella storia, ma è dal 2005 che vengono abolite le aliquote percentuali di arruolamento con la possibilità di coprire tutti i ruoli, corpi, categorie, specialità e specializzazioni. In sostanza 100.000 angeli piumati in rosso (colore consacrato a Marte, simboleggiante le virtù guerriere) e blu (quello dell'amor di Patria) quotidianamente ci proteggono, fieri di portare il distintivo, quella granata fiammeggiante che richiama ai concetti di lealtà, fedeltà e altissimo onore, anche dopo essere stati feriti o immobilizzati in un letto come accaduto al maresciallo Giangrande. Caduto solo perché un folle, in un giorno di sole, cieco delle sue rabbie personali, punta la pistola a pochi centimetri dalla prima divisa che incontra, un gesto contro lo stato e Giangrande, che in quel momento lo rappresenta con pienezza delle sue convinzioni, un gesto contro un simbolo di giustizia, un gesto contro se stesso alla fine.

Questo è il concetto, che fare il carabiniere costituisce a tutti gli effetti una missione umanitaria in un tempo di guerra inapparente. L'Arma è una grande famiglia e infonde anche ai cittadini un forte senso di appartenenza al di là delle sciocche storielle e preconcetti di durezza di comportamenti. Come scrive Riccardi nel suo libro “ ...e poi c'è l'Arma che per fortuna è un elefante, una grande madre che non scorda i suoi figli”.

[1] Il prezzo della fedeltà- Storia di Giuseppe Giangrande edito da Mondadori.