La stima dei danni riportati dopo la fine della Seconda guerra mondiale mostrano che nel centro storico di Livorno rimasero illesi l'8,30 % degli edifici mentre nell'intero contesto urbano il numero ammontavano al 43,14%, per non parlare dei danni al porto e alle principali industrie cittadine.

I bombardamenti erano iniziati nel 1940 da parte dei francesi, dal 1943 iniziò la distruzione sistematica della città con bombardamenti a tappeto e proseguirono nei primi giorni di luglio del 1944 con quelli americani durante il giorno e inglesi di notte. A completare la devastazione, la ritirata tedesca che affondò le navi all'imboccatura del porto in modo da renderlo completamente inutilizzabile e distrusse tutto il resto.

Nella notte tra il 24 e il 25 luglio del 1943 la città di Livorno fu investita da una pioggia di 85 tonnellate di bombe, che senza tregua né rispetto la devastarono. Alle 0.15 del 25 luglio per 45 minuti la parte che va dalla attuale piazza della Repubblica fino al quartiere di Torretta subì ingenti danni, sebbene non quanti quelli che riporterà dal micidiale bombardamento del 7 giugno dell'anno successivo, di una portata e violenza superiore a tutti gli altri, e che completeranno la distruzione della città all'interno della zona nera, fortunatamente evacuata.

Quello che non si conosceva e che si legge in alcuni resoconti storici apparsi sulla rete è che il bombardamento del 25 luglio non fu opera degli americani come ritenuto ma avvenne per un atto folle e casuale del comandante inglese Harris. La storia che è a monte di questo evento è da ritrovarsi in una serie di carteggi desecretati e conservati al Public Record Office di Londra che svelano come si svolsero i fatti.

Il capo del Bomber Command (Comando Bombardieri), Harris, uomo spietato, senza scrupoli, abituato a uccidere, tanto che disse un giorno che “era pagato per ammazzare la gente”, aveva in mente di eliminare Mussolini il 19 luglio a Roma in pieno giorno. L'"Operazione Dux" che aveva progettato prevedeva di bombardare, con uno squadrone di Lancaster, Palazzo Venezia e Villa Torlonia perché in uno di questi luoghi sarebbe sicuramente stato Mussolini. Churchill, avvertito di ciò, volle consultarsi con il suo ministro degli esteri Eden, il quale lo dissuase immediatamente vista la portata di danni a civili e alla storia, che un'azione del genere avrebbe comportato bombardando il pieno centro la capitale dell'arte, oltre al fatto che nel giorno concordato all'azione, il duce sarebbe stato a Feltre per incontrare Hitler.

Il divieto all'operazione però raggiunse Harris quando era già partito con la sua squadriglia di 42 bombardieri verso l'Algeria per un primo sciame di bombe strategico su Lombardia, Liguria e Emilia. Quando gli aerei ripartirono da Blida, in Algeria, per fare rientro a operazione annullata, il folle comandante Harris per disfarsi delle bombe che adesso non servivano più a eliminare Benito Mussolini, decise di sganciarle su una delle più importanti città italiane, e la scelta cadde su Livorno.

Livorno quindi si trovò ad essere scenario inconsapevole e casuale di un piano preordinato e fallito di mister Bomber e con 320 edifici esplosi, migliaia di abitazioni frantumate, diverse centinaia di vittime, si ritrovò distrutta pesantemente. Mussolini intanto era tornato da Feltre ed era a Palazzo Venezia mentre si bombardava Livorno. Gli americani presero in contropiede gli inglesi e bombardarono Roma nelle periferie e stazioni ferroviarie rovesciando sulla capitale 682 tonnellate di bombe. La nostra città fu vittima del suo porto, base di importanti traffici commerciali, di una strategia politica ma soprattutto di sir Arthur Travers Harris, Air Chief Marshal (Maresciallo dell'Aria), responsabile del Bomber Command in seno alla Royal Air Force, l'uomo che fu l'artefice della distruzione di intere città tedesche per mezzo dei più terrificanti bombardamenti aerei, costati centinaia di migliaia di vittime.