Il Comune di Milano è il secondo comune agricolo d’Italia. A molti può sembrare assurdo, visto che siamo abituati all’immagine di una città industriale, con il culto della moda e del design, alla piccola mela con i suoi quartieri City e Isola, pieni di grattaceli nuovi di zecca. Ma a Milano c’è ancora la natura.

Per molti il fatto che Milano abbia più di 50 aziende agricole di proprietà pubblica appartenenti al Comune può sembrare sorprendente, ma non per gli agricoltori. La maggior parte di loro scelgono questa professione proprio perché ne hanno la passione e la vocazione. Quello dell'agricoltore nella maggioranza dei casi è un mestiere ereditato che viene portato avanti dai figli, altrimenti è destinato a morire. Per fortuna spesso e volentieri i figli scelgono di continuare il mestiere dei propri genitori, anche se la nuova generazione è forse più pragmatica e opera delle scelte basandosi anche sugli interessi commerciali.

Tre dei quattro figli della signora Natalia Campi, della Cascina Campi, hanno scelto di rimanere in azienda: i maschi hanno intrapreso il mestiere d’agricoltore e una delle ragazze, Ilaria Campi, ha fondato l’associazione Campocavallo che permette ai cittadini, soprattutto ai più piccoli, di avere un rapporto diretto con i cavalli. Un altro esempio di bravo agricoltore è Gianpaolo Papetti, della Cascina Basmetto, rimasto solo a portare avanti l’azienda ereditata dai genitori, e costretto a vivere la realtà giorno per giorno. Circa 10-15 anni fa il Comune ha deciso di cedere una parte del campo della sua azienda ai nomadi, il che non ne ha facilitato la gestione, e come altri agricoltori ora è costretto a coltivare altri terreni.

I problemi nascono anche dal fatto che in questi ultimi decenni gli agricoltori hanno subito l’espansione della città, che ha eroso parzialmente le aziende agricole con conseguenze anche sulla qualità. Ora gli stessi agricoltori sottolineano che sembra che sia stato messo un freno alla espansione edilizia, così le attività nuove prosperano dentro le aziende: agricoltura biologica, vendita diretta dei prodotti e di latte fresco, riducono quasi a zero il consumo del carburante; Le fattorie didattiche accolgono dei gruppi scolastici. Spesso i piccoli milanesi non sono abituati al pensiero che il latte che vedono in negozio arrivi dalla mucca e così per il riso, la farina, le uova, la carne e la frutta. In tante cascine intorno a Milano si sta promuovendo l’agriturismo, che offre un soggiorno in mezzo al verde a chi deve frequentare la città per lavoro, fiere, concerti, ecc.

Si rimane a bocca aperta a sapere che queste realtà agricole si trovano a distanza di soli 3-5 chilometri dalla piazza del Duomo e producono frutta, verdura, uova, formaggi del caseificio aziendale, miele, latte, yogurt e gelato, farine, lana cardata, riso biologico, carne e piante. L’Expo ha sollevato le discussioni sulle tematiche ambientali e ha fatto parlare del cibo in tutte le lingue del mondo. Speriamo che le buone iniziative non finiscano alla fine d’ottobre con la chiusura dei padiglioni, ma che continuino, con forza e coraggio.