La città di Napoli oggi vanta un’utilissima rete metropolitana. Alcune delle sue stazioni sono firmate da architetti rinomati e sono vere e proprie meraviglie, come, per esempio, Toledo - linea 1 - firmata dall’architetto spagnolo Òscar Tusquets, la quale illustra magnificamente la stretta connessione tra la città e il mare. Un’esperienza non solo visiva ma anche sensoriale: dopo i mosaici realizzati da Costantino Aureliano Buccoleri - significativo quello realizzato con riferimento alla Repubblica napoletana del 1799 - scendendo dalle scale mobili si vive l’intensa emozione di immergersi nel mare. Il The Daily Telegraph, quotidiano britannico, l’ha definita “the most impressive underground railway stations in Europe” (la più bella stazione metropolitana d’Europa).
Le bellissime stazioni sono così tante che sono state definite “la metrò dell’arte”. Tra queste tre, splendide, appartengono a quella che sarà un giorno una vera metropolitana ma che oggi è una mezza metropolitana. Mezza poiché funziona solo la mattina: dalle 7:30 alle 15:00, ultima corsa alle 14:44. Mezza poiché fornita di soli 5 treni, che treni non sono se non il recupero di vecchi tram del 1990. Mezza poiché i “treni” sono composti da sole due vetture. Mezza poiché le vetture sono mini vetture da 18 posti a sedere l’una. Mezza poiché la frequenza di passaggio è di 15/20 minuti.
Questa è oggi la Linea 6 della metropolitana di Napoli, ma la storia di questa linea inizia nel 1980 e con un altro nome ed un altro progetto: LTR (Linea Tranviaria Rapida): un tram un po’ in superficie, un po’ sotterraneo. Ed è una storia costellata di errori, omissioni, sfortuna, ritardi, pericoli.
I lavori iniziarono nel 1980, ma i finanziamenti non furono all’altezza del progetto. L’attribuzione all’Italia dei mondiali di calcio nel 1990 diede, invece, forte impulso ai lavori, ma la “Talpa”, il macchinario che scavava il tunnel tra Fuorigrotta e Mergellina, si impantanò nel sottosuolo di via Piedigrotta finendo fuori uso. Data la situazione, la “Talpa” fu smontata e una parte riportata in superficie mentre il grosso del macchinario fu lasciato sotto terra. Questo lascito alle viscere di Napoli venne ripetutamente rievocato dalla PM Isabelli Iaselli nel corso dei processi di Tangentopoli relativi ai mondiali. Solo successivamente la “Talpa” venne completamente rimossa.
Decisero dunque di concentrare i lavori tra lo stadio di calcio e la stazione ferroviaria di Mergellina e per dar via a questo breve percorso furono immessi nel tratto trenini che però si rivelarono fuori norma, non ricevendo la LTR il beneplacito del Ministero competente.
Nel 1997 il Comune di Napoli riprese il progetto ridimensionandone il percorso: invece che da Barra a Ponticelli, da Fuorigrotta a Municipio, trasformandolo in sola metropolitana: la linea 6.
Nonostante oggetti e segni apotropaici i lavori della Linea 6 si dovettero interrompere poiché il 4 marzo del 2013 causa, sembra, un errore nello scavo della stazione “Arco Mirelli” causò il crollo di un’ala dello storico palazzo Guevara di Bovino, già sede del Consolato francese, uno splendido stile bugnato liscio del XIX secolo ad opera dell’architetto Ettore Moscarella (la facciata invece fu progettata da Giuseppe Pisanti). Dopo cinque anni di iter giudiziario, il rifacimento dell’ala sinistra crollata si è concluso a metà 2019, perfettamente restaurato ma certo perdendo per sempre i suoi begli affreschi, salvi invece quelli ad opera di Ignazio Perricci nel corpo centrale dello storico edificio.
Infine la linea 6 ha aperto, a metà, su un percorso di 8 fermate, il 17 luglio 2024 e con ben tre bellissime stazioni d’autore di altissima rilevanza artistica: vere opere d’arte. Capolavori architettonici che integrano arte contemporanea e funzionalità urbana.
Ogni stazione è un’opera d’arte a sé stante, pronta a sorprendere con installazioni suggestive e design innovativo.
La più spettacolare è Chiaia progettata dall’architetto napoletano Uberto Siola, con gli interventi artistici di Peter Greenaway. L’architettura simboleggia una discesa negli abissi, culminante nella banchina dove 320 occhi (ideati da Greenaway), scrutano i viaggiatori. I due ingressi, situati ai livelli del Ponte di Chiaia, rendono la stazione un punto di accesso suggestivo al quartiere. Si eleva, o scende a seconda dell’entrata in stazione in modo molto complesso, data la profondità del pozzo di stazione (80 metri) e il limitato contesto storico.
La particolarità della stazione è il servire due quartieri della città. Le diverse quote di entrata partono dalla centralissima via Chiaia per arrivare nella piazzetta di Santa Maria degli Angeli, nel quartiere Monte di Dio vicino a Pizzofalcone a due passi dal Belvedere di Pizzofalcone dove si gode una vista impagabile sul golfo. Di lì poi si scende con un avveniristico ascensore presso Santa Lucia. Munirsi precedentemente del biglietto di uscita è d’obbligo visti i serrati controlli presenti a valle.
San Pasquale, progettata da Boris Podrecca, riprende il connubio della città con il mare e introduce il passeggero in un mondo subacqueo grazie ai pannelli dell’austriaco Peter Kogler che riproducono le onde del mare. La risalita verso il livello stradale è segnata da un’imponente struttura a forma di conchiglia, simbolo del ritorno alla superficie.
La stazione Arco Mirelli, progettata dal tedesco Hans Kollhoff, richiama lo stile della Villa Comunale. All’interno, travertino e pietra lavica creano un’atmosfera sofisticata che richiama le origini anche romane oltre che greche della città.
La stazione Municipio, punto focale della Linea 6, si affaccia sul Porto partenopeo, è un’opera maestosa firmata dai portoghesi Álvaro Siza e Eduardo Souto de Moura. La stazione si integra con il contesto storico circostante, inglobando le torri del Maschio Angioino. Si resta in attesa dell’apertura dell’area museale che sarà allestita all’interno della stazione il cui centro di attenzione saranno le navi romane trovate durante gli scavi per la costruzione della stazione.
Dalla Napoli sotterranea, luogo di stratificazione storica della città, la linea 6 porta dunque all’altra modernissima sotterraneità partenopea.
Certo resta ancora da creare l’altra metà mancante della Linea 6. Non sarà possibile in tempi brevissimi poiché il pozzo di discesa delle nuove, capienti carrozze, è troppo piccolo e deve essere costruito un deposito che le accolga per poter poi correre sui binari.















