A me piacciono le luci. Quelle che brillano nella notte. D'estate, seduta sulla spiaggia, attendo che le piccole luci accendano il mare: gli diano vita. Quando riesco a trovare luoghi protetti, bui, come la notte una volta, vedo il cielo e il mare rivelarsi con le loro schegge di diamante. E io, lì incantata e felice, mi sottraggo al resto del mondo. Seguo il cammino delle comete, me ne vado per pianeti, per segni; d'improvviso arrivo alle stelle. In silenzio ascolto la notte e mi tengo alle sue luci brillanti come alla mano dell'amato. In questo angolo di piccole luci la mia visione si allarga e si dilata in altri luoghi lontani da dove si trova il mio corpo. Conquisto una posizione marginale e in silenzio ascolto lo spazio fatto di buio profondo e di "schegge di diamante".

Accade così che anche nella realtà più che parlare ascolto e imparo. E rimango incantata come di fronte a un cielo stellato quando leggo sul quotidiano la Repubblica del 24 febbraio 2015 che a Istanbul e in altre città della Turchia gli uomini indossano le gonne. Lo fanno per Ozgecan Aslan, la ragazza di 20 anni stuprata e uccisa su un autobus, il 13 febbraio.
"... Chi percorre in questi giorni Istikial Caddessi, la via del tram rosso, cuore di Istanbul e polso della Turchia si imbatte in variopinti manipoli di uomini vestiti da donna. Abiti plissettati e calze di seta nera spuntano da gambe con polpacci da terzino e teste barbute. Ma i volti sono seri... Ci sono uomini con i cerchietti fra i capelli e padri con i figli nel marsupio. Chi canta. Chi applaude. Chi leva i pugni al cielo. Chi innalza cartelli rosa. Chi urla slogan: 'Nessuna pietà per gli assassini. Indossa anche tu una gonna' oppure 'Avete sentito il grido di Ozgecan?'. Tutti per lei, la ragazza di 20 anni stuprata, uccisa, amputata, bruciata, gettata nel fiume... Da dieci giorni la Turchia si interroga... A Mersin le donne si sono incatenate davanti al tribunale. E al funerale, all'imam che intimava alle amiche di restare indietro per lasciare da tradizione il posto agli uomini, si sono tutte piazzate in prima fila davanti al feretro, caricandosi poi la loro bara sulle spalle...".

Non è facile essere donna in Turchia come in India e come nel resto del mondo tranne qualche piccola eccezione. E le donne in queste società patriarcali, aggressive e litigiose cercano di ottenere diritti e libertà. Le loro voci si fanno sentire sempre più prepotentemente nonostante debbano scontrarsi con il potere politico e religioso sempre uguale a se medesimo e che ignora progresso, libera discussione, rispetto delle persone al di là delle differenze di genere, cioè rispetto delle donne. Allora, in un paese pieno di contraddizioni, come quello turco, quando gli uomini si interrogano pubblicamente sulle ragioni di sessualità malate che hanno la loro origine nell'odio e in una rabbia profonda mista a invidia nei confronti di un universo femminile sempre in movimento contro ruoli prestabiliti e supremazie maschili di millenaria tradizione; ecco, questi uomini sono miei amici. Nel buio che ci circonda sono schegge di diamante. Per Ozgecan e le altre una poesia di Marina Cvetaeva:

Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
sono le stelle che di casa in casa peregrinano,
sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!
E io ho voglia di venire da te sul petto - a dormire.

Dalla Turchia all'India

L'India si vergogna, la più grande democrazia del mondo censura il film sugli stupri. Nel documentario uno dei killer della giovane violentata e uccisa nel 2012 ( anche lei sul bus, ma che uomini sono gli autisti dei bus? Vengono scelti uomini speciali: di giorno attenti al traffico, alle fermate e appena scende la sera si trasformano in odiosi assassini) dice che la giovane studentessa di medicina, non doveva reagire e che le brave ragazze non escono alla sera. Dalla loro parte ci sono i ministri del governo di Modi che definiscono il documentario una cospirazione contro l'India. Una cospirazione perché rivela lo scontro tra "le due anime dell'India" divise sulla visione della donna e dei suoi diritti. Predicatori ed esponenti del partito al potere "avevano usato più o meno le stesse parole dell'autista violentatore... e uno di essi giunse a dire che la ragazza avrebbe dovuto lasciarsi prendere e chiedere solo a Dio di aiutarla: così avrebbe avuta salva la vita"( Raimondo Bultrini, la Repubblica, giovedì 5 marzo2015).

La realtà dell'India è, come tutte le realtà sempre in movimento e produce azioni e reazioni tra di loro opposte. Così in Bengala a Sharipara i bambini e le bambine vengono salvati e salvate dai programmi per la tutela dei minori dell'Unicef e di SaveThe Children. Vengono salvati e salvate dal rischio di rapimenti, abusi, lavoro nero, matrimoni forzati, riduzione in schiavitù e traffico di organi. Negli ultimi 20 anni l'azione delle ong internazionali e anche della mia amica Gabriella Fresa ha contribuito a ridurre il fenomeno, creando gruppi di prevenzione e denuncia anche nei villaggi più sperduti.

Oggi è il 6 marzo e in città fervono le iniziative in favore delle donne. Io mi sono allontanata molto. Sono andata in Turchia e ancora più lontano, in India. Mi sono fatta testimone della distruzione di ogni bellezza. Di quella bellezza che coincide con lo sguardo buono che vede nell'altro e nell'altra una sua o un suo simile. In questo caso due donne. Ho guardato lontano ma qui in Italia come stiamo? Marinella Bertozzi, il 30 ottobre scorso è stata uccisa dal marito che è stato arrestato per omicidio volontario pluriaggravato. Le violenze andavano avanti da tempo e sono state documentate da un file audio di 40 minuti registrato da Marinella. Naturalmente dal 30 ottobre ad oggi sono avvenuti altri femminicidi - uno ogni tre giorni.

Francesca e Concita

Tutte le mattine quando è possibile, ma anche quando non è possibile, vado in bicicletta lungo l'argine del fiume. A volte mi fermo lungo la strada dalla mia amica Francesca che ha un negozio come quelli che si vedono nei film western: dalle scarpe alle sementi, dalla frutta e verdura di stagione a maglie e camicie, dagli insetticidi a piante grasse, dalla terra concimata al cibo per cani e gatti. E tanto altro ancora. Francesca ha un bel viso e occhi chiari. È una grande lettrice e quando parla ha il dono di una comunicazione vivacissima. Una mattina mi ha detto: "Vedi Mariella, noi donne abbiamo un grande difetto. Noi ci innamoriamo. E alcune di noi che proprio non si vogliono bene si innamorano del loro carnefice. Se il loro uomo le toglie il cellulare e non le fa frequentare più le amiche è perché le vuole solo per sé. Quando qualche volta picchia e dopo si dispera e giura che non lo farà mai più, loro ci credono. Perché sai com'è; loro lo amano. Allora sai che cosa ho fatto io, Mariella? Ho fatto un bel cerchio e mi ci sono messa al centro e nessuno dico nessuno ci entra. Non ci provano neanche perché sanno che divento proprio cattiva, cattiva, da far paura". E mentre raccontava mi ha disegnato il cerchio per terra, ha mimato tutte le scene. Uno spettacolo straordinario di fiera autenticità. Quando le ho detto che le donne vittime di femminicidi spesso denunciano i loro carnefici, lei mi ha guardata e mi ha risposto: "Sarà, ma le donne devono essere più cattive".

Mi è ritornata alla mente questa mattina quando leggevo il bell'articolo di Concita De Gregorio sempre su la Repubblica: "... Vorrei un otto marzo feroce. Vorrei che riuscissimo tutte ad abdicare alla presunzione di comprensione dell'altrui debolezza - la prepotenza in qualunque forma si manifesti è sempre una debolezza, ... - e dire per una volta hai ragione, è solo una questione di convenienza. Ti conviene portare rispetto e fare silenzio, pagarmi quello che valgo, non insultarmi, non alzare le mani né la voce, non deridermi, non ridurre ogni cosa al presunto desiderio sessuale che non è altro che il tuo, non perché sia giusto ma perché se non lo farai sarà per te un problema. Rivelo quel che sei, ti denuncio, smetto di occultare la tua pochezza, ti rovino. Non sai in che guaio ti stai cacciando...". Sì, con altre parole dice esattamente ciò che mi ha detto Francesca.