"Penso che l’uomo sia limitato per poter contenere e comprendere una cosa grande come l’amore"

Francesco Sechi ci racconta il suo percorso nel mondo della recitazione, pieno di sacrifici, ma anche di tante soddisfazioni.

Quale tipo di studi hai intrapreso per imparare a recitare o sei un "talento nato"?
Ho iniziato a studiare in una scuola di recitazione come molte ce ne sono a Roma. Non ho intrapreso la strada canonica per accesso ad una accademia, poiché per contingenze diverse, non era ormai possibile. Ma come spesso accade, se hai la sensibilità e sei attento, sono gli incontri con le persone “giuste” che ti danno la formazione migliore che senti adatta a te. Questo è avvenuto quando ho incontrato Antonio Gavino Sanna, fondamentale nella mia formazione prima umana poi artistica, nella cui scuola ho studiato per quattro anni e con il quale ho iniziato successivamente a collaborare in diversi spettacoli. Contemporaneamente, ho sempre cercato di trovare l’opportunità di migliorarmi attraverso workshop e stage di perfezionamento con chi ritenevo potesse essere importante nella mia crescita, cosa che tuttora continuo a fare quando non lavoro.Fra gli altri Bernard Hiller, Palmer Davis, Juan Diego Puerta Lopez, Tenerezza Fattore sono stati davvero molto importanti. Non sono un "talento nato" o meglio credo che non esista un “talento nato” come prodotto finito che non abbia bisogno di essere “lavorato”, sviluppato, migliorato...sono convinto piuttosto che ognuno di noi abbia talento. Talento inteso come la qualità delle scelte che l’istinto creativo fa. Poco, tanto, grandissimo, sta a noi scoprirlo anche e soprattutto con l’aiuto degli altri, ma per questo occorre tempo, per capire quello che siamo in grado di esprimere veramente. Alcuni (pochi) hanno il privilegio o la fortuna di avere un talento così grande ed evidente a primo impatto che gli permette istantaneamente di individuare quale sia la strada da percorrere e su cui lavorare, in ogni caso c'è per tutti comunque bisogno di sperimentarsi in svariati tentativi, spinti fondamentalmente da una necessità interna. Questo per me è anche il concetto di Arte in fondo.

E' vero che un bravo attore deve allenare anche il corpo e che tu ultimamente ti sei dedicato anche alla danza, in particolare al tip tap?
Palmer Davis, coreografa e ballerina che ho conosciuto a Los Angeles in un workshop durante le lezioni di danza la mattina mi disse una frase che mi è rimasta molto impressa: "Il modo in cui ti muovi quando reciti e balli mi dice come sei connesso con il tuo corpo e come sei connesso con la vita". Ogni emozione si esprime attraverso il corpo con il gesto e la postura prima che con la parola, per cui è fondamentale essere connessi con il proprio corpo, affinchè l’isitnto creativo sia libero di esprimersi. Inoltre il senso del ritmo e la musicalità per un attore sono molto importanti, perché gli danno il senso della “posizione sul campo”, sulla scena, sia essa un palco o un set. In tutto questo sia il tip tap che il tango argentino ai quali mi sono avvicinato, consigliato da colleghi provenienti da accademie, sono stati molto utili oltre che divertenti per la mia formazione: il primo per migliorare il senso del ritmo e la precisione dei movimenti, il secondo in particolare per l’improvvisazione, anche quest’ultima fondamentale per un attore.

Come sei riuscito a ricavarti uno spazio nel mondo della recitazione? E' possibile farcela senza raccomandazioni in questo tipo di mondo e a quali compromessi sei dovuto sottostare?
Cerco semplicemente di far conoscere chi sono in ogni circostanza, attraverso l’amore per il mio lavoro con più passione possibile, onestà e sincerità. Credo che si possa far vedere veramente il proprio talento solo se si riesce, e non è semplice, a raccontare agli altri la propria autenticità sul piano prima umano, poi artistico. Se questa c’è, e ha sempre un valore, prima o poi qualcuno ti dà la possibilità di esprimerla nella giusta occasione. Una cosa fondamentale: RINGRAZIARE sempre tutto e ogni persona ogni qual volta mi dà l’opportunità di condividere la vita e il lavoro con gli altri.Cerco di essere una persona di successo per la mia vita a prescindere dai risultati lavorativi.

Quali sono ad oggi le tue esperienze in cinema e teatro? So che hai molta esperienza teatrale, una nel cinema ed alcuni cortometraggi all'attivo.
Oltre a diversi cortometraggi indipendenti a cui ho preso parte in passato, ho avuto l’opportunità di lavorare l’anno scorso per il cinema sul set di "Scossa" diretto da Ugo Gregoretti con Paolo Briguglia e lo scorso autunno con Neri Marcorè nella fiction "Tutti i giorni della mia vita" che andrà in onda a settembre. A teatro con INFINITO FUTURO quest’inverno ho avuto molte soddisfazioni personali con le oltre 70 repliche raggiunte dal 2008 ed in particolare la notizia che il testo sia stato selezionato come rappresentante dell’Italia all’edizione 2012 del premio europeo “Premio Sakharov per la libertà di pensiero” al Teatro “Vascello” il prossimo autunno mi ha riempito di gioia. Per quanto riguarda il doppiaggio, è una scoperta continua, quindi mi attendo sempre nuove sorprese!

Cosa è il teatro per te e cosa è invece il cinema?
Due forme d’arte diverse e potenti attraverso canali di comunicazione differenti. Il primo, di cui ho più esperienza, senza dubbio molto più diretto e primordiale, dove il riscontro con chi stai comunicando qualcosa è immediato, senza interruzioni, lo percepisci in corso d’opera e ti fa sentire a casa. Il secondo, è l’immagine. L’immagine di te mediata dal mezzo tecnologico che ha il potere di amplificarti ed estenderti e nel quale è fondamentale avere la percezione di te non sul momento ma di come apparirai, nel cinema devi necessariamente affidarti alle mani del regista...due tipi e modi di lavorare su se stessi estremamente diversi ma meravigliosamente interessanti. Ciò che trovo straordinario del cinema e della televisione, per quanto ho potuto constatare personalmente è che c’è un intero staff di persone che sono lì solo per te, che tifano per te per fare in modo che tu possa dare il meglio davanti alla macchina da presa e questo è molto incoraggiante.

Preferisci fare l'attore o il doppiatore?
Il doppiaggio mi diverte moltissimo e quando hai la possibilità di lavorare su film di una certa importanza e/o su ruoli interessanti può regalarti molte soddisfazioni.Ultimamente mi è stata data l’opportunità di doppiare un piccolo ruolo nel film in due parti per la Rai “L’Olimpiade Nascosta” opera prima del regista Alfredo Peyretti in onda a fine maggio. Sono molto curioso di vedere il risultato finale del mio contributo non solo perché nel film ci sono moltissimi straordinari attori provenienti da tutta Europa, ma anche per poter apprezzare il lavoro fatto dagli gli attori italiani che hanno tutti recitato in inglese. Nel film, ambientato fra il '40 e il '44 in un campo di detenzione ai confini fra Germania e Polonia, presto la voce al ruolo di un giovane rivoluzionario, Kasimir, che aiuterà i protagonisti interpretati da Alessandro Roja e Cristiana Capotondi a fuggire dal campo di concentramento.

Ti piace recitare in dialetto?
Non mi è mai capitato, ma sarebbe molto interessante. Purtroppo mi è stato chiesto raramente al lavoro di fare piccole caratterizzazioni in dialetto, umbro intendo, ma sempre molto edulcorate e comprensibili. Ricordo però che l’anno scorso al provino per uno spot sul 150 anniversario dell’Unità d’Italia per la regia di Alesandro D’Alatri, mi fu chiesto dal direttore del casting di improvvisare un vigile urbano che redarguisce nel mio incomprensibile dialetto, il ternano, uno sprovveduto conducente d’auto in seguito ad una infrazione. Beh è stato forse troppo incomprensibile! Non fui scelto, ma il divertimento fu molto!

A quale attore ti ispiri?
Non uno in particolare, dei nostri attori del momento apprezzo moltissimo Giuseppe Battiston, Pierfrancesco Favino e Massimo Popolizio, quest’ultimo a mio avviso un grande del teatro poco sfruttato nel cinema. Fra gli stranieri giovani del momento mi piacciono in particolare Micheal Fassbender e Ryan Gosling e i miei miti di sempre Kevin Spacey, Tim Roth e Jim Carrey.

Che film guardi e che libri leggi? E' vero che molto spesso i film ripresi dai libri, non rendono loro giustizia?
Ultimamente vado piu spesso al teatro che al cinema, di recente sono rimasto molto impressionato per la leggerezza e per la eloquente poesia di “The Artist”, mentre quello che più mi ha colpito è stato “Hunger”, mai visto qualcosa di simile con un Michael Fassbender stellare. In genere non vedo film tratti da libri che ho letto e viceversa. Nel primo caso c’è delusione, nel secondo non porterei a termine il libro perché non ci sarebbe interesse, conoscendo già la storia. L’unica volta che l’ho fatto è stato con il film tratto dal romanzo“Profumo” di Suskind, che vidi in dvd dopo averne letto il libro. Un mediocre prodotto dell’industria cinematografica che ha poco a che fare con lo spirito di un romanzo straordinario.

Cinema italiano, americano o francese?
Se di qualità non ha nazione. Tendenzialmente mi catturano storie che appassionino, quelle ancora mai raccontate.

E' vero che la recitazione può essere una sorta di terapia psicologica, che ti consente di affrontare le paure e di superarle?
"La recitazione è un’ossessione" dice Micheal Caine. L’approccio alla cosa è un po’ diverso. Un attore non dovrebbe mai superare le proprie paure nel senso di eliminarle, deve piuttosto usarle a proprio vantaggio. Così come lo stress e la pressione da prestazione durante le prove dovrebbero essere usate per farne uno stimolo creativo non qualcosa da sconfiggere o vivere come un incubo. Sono d’accordo con lo scrittore Bouhmil Hrabal quando in un suo romanzo, citando il Talmud, ricorda che “Siamo come le olive: diamo il meglio di noi soltanto quando veniamo spremuti”. Per chi ne ha fatto una scelta di vita, la recitazione non è un mezzo per risolvere problemi personali, anzi ne crea, infatti il mestiere dell’attore fra le tante difficoltà ti costringe a dover avere a che fare proprio con le paure peggiori, prima di tutto a guardarle in faccia, accettarle e soprattutto usarle, in modo creativo, altrimenti sono loro che usano te.

Ho avuto il piacere di vedere lo scorso anno lo spettacolo Infinito Futuro di Antonio Sanna al Seminteatro, raccontaci qualcosa di questa esperienza "ravvicinata" con il pubblico.
É uno spettacolo necessario se si pensa alla straordinaria attualtà del testo al quale è ispirato “1984” e al quale sono molto legato. Necessario per il significato del testo, che fa riflettere sulla visone di una ipotetica società futura in cui si è osservati e costantemente controllati dal regime totalitario e repressivo, attraverso microcamere nascoste e tramite gli occhi di ciascun cittadino, il vero occhio del Grande Fratello. Dove anche i pensieri posso essere scrutati e perseguibili. Recitare in uno spazio scenico allestito per avere il pubblico tutto intorno alla scena e a non più di due tre metri è stata un’esperienza unica e aggiungo a mio parere anche in questo caso necessaria a restituire gran parte della potenza del testo per chi lo conosce. A quella breve distanza il pubblico ti legge veramante i respiri e persino i pensieri, sei ancora piu nudo, senza contare la straordinaria energia che ti arriva a tua volta dalla loro vicinanza. In autunno al Teatro “ Vascello” a Roma in occasione del premi Sackahrov lo riproporremo secondo un allestimento classico frontale per il tipo di teatro stesso. Non sarà la stessa cosa come avere il pubblico vicino, ma sicuramente sarà una ulteriore sfida cercare di coinvolgere l’animo di un pubblico più distante...sono molto incuriosito ed emozionato, non vedo l’ora!

Da poco sei andato in scena con Emporium di Marco Onofrio, cosa mi dicci di questo spettacolo?
Altro spettacolo necessario, ironico e grottesco, quasi un teatro civile di narrazione, in cui due bizzarri clochard giocano a colpi di rima a prendere in giro con amara verità il mercato che è ormai diventato il mondo, mercato delle emozioni, mercato del lavoro (che non c’è) mercato delle speranze, mercato della vita, mercato dei sogni…

Quale ruolo ti piacerebbe interpretare? Un Heathcliff di Cime Tempestose o un Jim Carrey di Bugiardo Bugiardo?
Mi sarebbe piaciuto molto interpretare il ruolo di André nel film Angel-A di Luc Besson interpretato da uno straordinario Jamel Debbouze.

Come vivi l'amore nella tua vita così in evoluzione, come un limite o come un obiettivo?
Non penso che l’amore possa mai essere o diventare un limite anzi semmai il contrario, penso che l’uomo sia limitato per poter contenere e comprendere una cosa grande come l’amore. Sicuramente cerco di viverlo lasciando che mi attraversi, come un costante nutrimento per il mio lavoro, nel rapporto con la natura, con la compagna della mia vita, con gli amici, con gli altri. Penso che l’amore come l’energia siano condivisione, non li puoi trattenere per te stesso, bagnano tutti come il mare, sono di tutti. Non puoi comprarli, né puoi cercare di racchiuderli, altrimenti prima o poi ti si rivoltano contro.

I tuoi progetti futuri?
Un corto a luglio da girare ad Avellino per la regia di Francesco Garofalo per la partecipazione ad alcuni Festival, in autunno con INFINITO FUTURO al Teatro Vascello per il concorso europeo “Premio Sakharov per la libertà di pensiero” e spero durante l’estate si concretizzino anche alcuni progetti per il cinema e la televisione, oltre al doppiaggio.

Ti piacerebbe diventare papà? E quale battuta di un film diresti a tuo figlio, come insegnamento di vita?
Sì, certamente. Anche se non ho la più pallida idea di che padre sarei! A volte non è persino semplice badare a me stesso, ma magari sarebbe più semplice badare a qualcun'altro, non lo so, cercheri di averne piu cura possibile, amandolo semplicemente, forse un giorno ti farò sapere, in ogni caso ciò che mi piacerebbe potesse ascoltare sono le parole del monologo finale di Kevin Spacey nel film American Beauty a proposito della vita: ".. e poi mi ricordo di rilassarmi e smetto di cercare di tenermela stretta. E io non posso provare altro che gratitudine per ogni singolo momento della mia stupida piccola vita.Non avete la minima idea di cosa sto parlando ne sono sicuro, ma non preoccupatevi, un giorno l’avrete”.