"Dalì un artista un genio" è il titolo della mostra che molti di voi avranno già visitato, in corso al Complesso Monumentale del Vittoriano di Roma.Evento di grande spessore e dal forte coinvolgimento emotivo, sia per le opere che presenta, sia per l'allestimento, che crea un percorso dinamico nel quale lo spettatore è completamente proiettato negli anni in cui questo artista ha operato in Francia, in Italia, in America e in tutto il mondo, fin quasi a sentirsi partecipe della vita di quest'ultimo.

Grazie alle numerose fotografie e alle interessanti interviste distribuite nei vari corridoi, tra i quali uno completamente nero, dove Dalì appare e scompare inaspettatamente in ogni angolo, parlando tutte le lingue e prendendo in giro chi lo guarda -cosa che lo ha sempre contraddistinto- così che il visitatore è portato quasi ad immaginarsi accanto all'artista, intento a conversare con lui o impresso in una delle foto che lo ritraggono insieme a Man Ray, Visconti, la Magnani o Hitchcock in bianco e nero, eppure così attuali, tanto da staccarsi dalla parete e sembrare in movimento.

La definirei non solo la mostra di Dalì questa, ma la mostra di ogni uomo, che ha in sé la stessa ironia, egocentrismo e spettacolarità e di ogni donna, come Gala, che vorrebbe essere la compagna e soprattutto la musa ispiratrice di una certa qualche follia, che produca opere eterne, tra cui l'amore.
"Salvador Dalì è certamente uno degli artisti più famosi e amati dalla contemporaneità. Lo hanno reso celebre in tutto il mondo la sua smisurata capacità di immaginazione che è, insieme, spietatamente realista e ambivalentemente visionaria" (Lorenzo Ornaghi, Skira). Dalì è infatti prima di ogni altra cosa un uomo di tutti i tempi, che non passerà mai di moda, perché è riuscito a concentrare in sé il tempo e lo spazio, rendendoli così "molli" come il formaggio Camembert, da poter essere superati e lui da poter essere ricordato per sempre.

Dalì attraversando il cubismo, il surrealismo, il classicismo, ha creato un suo proprio stile inimitabile grazie al metodo "paranoico-critico", che si tramuta ogni volta in un capolavoro, che è prima di tutto capolavoro di se stesso, ogni ritratto infatti è un autoritratto che parla di lui, in cui la realtà è quella che vediamo, ma può essere anche un'altra, in un continuo processo di metamorfosi. "A sei anni stupii i miei genitori e i loro amici con il mio dono, proprio dei medium, di vedere le cose sotto un'altra forma. Ho sempre visto quello che gli altri non vedevano; e quello che loro vedevano, io non lo vedevo".

Basta ammirare il suo monumento funebre "Autoritratto molle con pancetta fritta" del 1941, che racconta di lui e di tutta l'umanità. I baffi inconfondibili e le ampie sopracciglia nere applicati ad un volto che diventa maschera di cera, sorretta da grucce, richiamo cartesiano al dualismo di corpo ed anima e simbolo di resistenza alla morte molto frequente nelle sue opere, e mangiata dalle formiche, così come ogni elemento molle che facilmente può essere attaccato e penetrato, la pancetta fritta come latente allusione alla figura del padre "cannibale" col quale aveva un rapporto irrisolto ed in basso l'incisione a lettere capitali. Senso di morte e ironia insieme convivono in questa opera, in cui il primo è reso inconsistente dalla seconda.

Come sarebbe Dalì al giorno d'oggi? Probabilmente un grande pubblicitario, con la dote di trasformare in mito ogni cosa e renderla tanto popolare da essere ambita da tutti (ricordiamo la Vespa 150 da lui griffata, la pubblicità dell'aperitivo Rosso Antico, il logo del leccalecca Chupa Chups) e lui un uomo imitato sia nel look che negli atteggiamenti . "La divisa è essenziale per vincere. Rarissime, nella mia vita, le occasioni in cui mi sono degradato a indossare abiti borghesi. Vesto sempre l'uniforme Dalì".

Una breve ricerca sul web già evidenzia come sia amato questo artista, oltre alle numerose informazioni ed immagini presenti in tantissimi siti, andando su Facebook, troviamo molti iscritti con il suo nome e numerosi gruppi su di lui, uno dei più aggiornati conta 1.390.691 "Mi piace" e 32.896 "Persone che parlano di questo argomento" www.facebook.com/#!/SalvadorDaliPage .Molti i filmati pubblicati e le foto, i giovani lo adorano, tanto da tatuarsi le sue grucce o i suoi elefanti aracnoidi sulla pelle, forse per sentirsi più eterni e sublimare la paranoia odierna.

Se anche lui oggi fosse un ragazzo, con la vena artistica ed il desiderio di farsi conoscere, sicuramente farebbe buon uso delle installazioni, dei flash-mob e appunto dei social network, decorando i muri delle città con graffiti, compilando un profilo creativo su LinkedIn con le esperienze professionali e le aspirazioni, lanciando originali e dissacranti tweet su Twitter "seguiti" e retwittati da tanti, aprendo un blog o una pagina di Myspace con le sue opere e probabilmente scegliendo come immagine del profilo di Facebook il suo autoritratto da giovane... avrebbe di certo un sacco di richieste di amicizia e di "Mi piace" ed uno dei suoi post sarebbe: "Se giochi a fare un po' il genio, poi lo diventi"! Che questa sia una speranza per tutti.