Quando da piccola vidi per la prima volta i dipinti di Kandinskij e di Klee rimasi incantata. Non sapevo come spiegarlo, ma era come se suonassero. C’era un’armonia musicale lì dentro, avvicinando l’orecchio forse potevo ascoltarla. E che emozione, anni dopo, scoprire che il mio intuito non era andato lontano. La corrente del Cavaliere Azzurro componeva musica con i colori sulla tela.

Der Blaue Reiter, il Cavaliere Azzurro, fu più di un semplice movimento artistico: fu un'esplosione di spiritualità e un'indagine profonda sull'essenza dell'arte. Nato a Monaco di Baviera nel 1911, questo gruppo di artisti, guidato da Wassily Kandinsky e Franz Marc, cercava di trascendere la rappresentazione oggettiva del mondo, per raggiungere una dimensione più interiore e spirituale. La loro arte era un dialogo tra colore e forma, un tentativo di liberare l'anima attraverso la pittura.

Le origini del movimento affondano le radici nell'Espressionismo tedesco, ma Der Blaue Reiter si spinse oltre, abbracciando l'astrazione e l'innovazione. Kandinsky, con la sua teoria del colore e la sua ricerca dell'arte "totale", ne fu una figura centrale. Nei suoi dipinti, come Composizione VII e Impressione III (Concerto), il colore diventa protagonista, un linguaggio universale capace di evocare emozioni e sensazioni profonde.

Il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull'Anima. Il colore è il tasto. L'occhio è il martelletto. L'Anima è un pianoforte con molte corde. L'artista è la mano che con questo o quel tasto porta l'anima a vibrare.

(Wassily Kandinsky)

Questa concezione del colore come forza emotiva e spirituale si traduceva in una pittura dove la composizione era paragonabile a una partitura musicale. Kandinsky credeva che ogni colore avesse un suono interiore, una vibrazione risonante nell'animo. Il giallo, ad esempio, era associato al suono acuto della tromba, mentre il blu evocava la profondità del violoncello. La disposizione dei colori sulla tela creava un'armonia o una dissonanza, proprio come le note in una composizione musicale. Le forme, liberate dalla loro funzione descrittiva, diventavano segni musicali, ritmi visivi che guidavano lo sguardo e l'emozione dello spettatore. In opere come Impressione III (Concerto), Kandinsky cercava di catturare l'essenza della musica attraverso il colore e la forma, creando un'esperienza sinestetica dove la pittura diventava musica per gli occhi.

L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.

(Paul Klee)

Paul Klee, altro membro di spicco del gruppo, condivideva questa visione spirituale dell'arte. Klee credeva che l'arte dovesse rivelare l'invisibile, l'essenza nascosta delle cose. Era affascinato dal processo creativo, dalla genesi dell'immagine. Credeva che l'artista dovesse essere come un bambino, capace di vedere il mondo con occhi nuovi, liberi da preconcetti e convenzioni. La sua pittura è un'esplorazione continua, un dialogo tra l'artista e il materiale, un tentativo di dare forma all'invisibile. L’opera Ad Parnassum, per esempio, è un esempio eccellente di come Klee usasse la pittura per rendere visibile la musica. Il titolo si riferisce al monte Parnaso, la casa delle muse nella mitologia greca, e Klee usa una tecnica pointillista per creare un'immagine che sembra vibrare e risuonare.

Ogni cosa possiede il proprio involucro e il proprio nucleo, la propria apparenza e la propria essenza, la propria maschera e la propria verità. Il fatto che noi possiamo toccare l’involucro, senza raggiungere il nucleo, che noi viviamo nell’apparenza anziché vedere l’essenza delle cose, che la maschera delle cose ci accechi a tal punto che non possiamo scoprire la verità – che cosa prova tutto ciò contro l’interiore certezza delle cose? … la volontà fatale che solo vedono quelli che possiedono la seconda vista […] del vedere attraverso, del penetrare nel senso delle cose.

(Franz Marc)

Franz Marc, con i suoi dipinti di animali, cercava di esprimere la purezza e l'innocenza della natura, vedendo negli animali una sorta di spiritualità incontaminata. A differenza di Kandinsky e Klee, che si spingevano verso l'astrazione, Marc trovava la sua ispirazione nel mondo naturale, ma lo reinterpretava attraverso una lente spirituale e simbolica. I suoi animali non sono semplici rappresentazioni realistiche, ma simboli di forze primordiali e di un'armonia cosmica.

Opere come Cavallo blu I e La torre dei cavalli blu sono un inno alla bellezza e alla spiritualità del mondo animale, dove il colore e la forma si fondono in un'armonia vibrante e dinamica. Marc usava il colore in modo simbolico, assegnando significati specifici a ciascuna tonalità. Il blu, ad esempio, rappresentava la spiritualità e la mascolinità, mentre il giallo simboleggiava la gioia e la femminilità. Il rosso, invece, era associato alla violenza e alla materia. Attraverso questi colori simbolici, Marc cercava di esprimere l'essenza interiore degli animali e la loro connessione con l'universo.

Der Blaue Reiter non fu solo un movimento di pittori, ma anche di musicisti e scrittori. Arnold Schönberg, con la sua musica atonale, condivideva la stessa ricerca di una nuova forma di espressione artistica. La rivista "Der Blaue Reiter", pubblicata nel 1912, fu un manifesto di questa visione interdisciplinare dell'arte.

Il movimento si dissolse con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ma il suo impatto sull'arte moderna (e su una ragazzina incantata dall’arte) fu profondo e duraturo. La ricerca di un'arte totale, capace di esprimere la spiritualità e l'interiorità dell'uomo, ha aperto la strada all'astrattismo e all'arte non oggettiva, che domineranno la scena artistica del XX secolo.

Presta le tue orecchie alla musica, apri i tuoi occhi alla pittura, e… smetti di pensare! Chiediti solamente se il tuo lavoro ti ha permesso di passeggiare all’interno di un mondo fin qui sconosciuto. Se la risposta è sì, che cosa vuoi di più?

(Wassily Kandinsky)