A differenza degli artisti dell'800 e del 900, che hanno voluto affermare la loro personalità dipingendo ciò che sentono e non più ciò che viene loro commissionato dai committenti, Kandinskij, per la sua natura, che guarda la realtà con attenzione certosina, ha potuto dipingere ciò che sente, nel modo che più gli è congeniale, dando origine all'Astrattismo, che ha influenzato e cambiato direzione per sempre all'arte. Non che nel passato non ci fossero stati segnali di cambiamento nell'arte: la prima e più importante è stata la ribellione progressiva all'accademismo e alla sua protervia, che gradatamente ha trasformato l'arte, dai primi artisti che sono usciti dai loro atéliers per andare a dipingere la natura dal vero, "en plein air", come hanno iniziato a fare dai primi dell'Ottocento i pittori di Barbizon, seguiti poi dal realismo coriaceo di Courbet e, in seguito, dalla grande ribellione Impressionista.
Ormai si stava producendo una valanga che s'ingrossava attraverso i Neoimpressionisti, i Nabis, Van Gogh, ma soprattutto con le derive geometriche di Cézanne, che, ad un certo punto della sua vita, quando dipinge un paesaggio, dopo averne dipinti tanti in cui c'è un meraviglioso equilibrio nei colori e nelle forme, lo trasforma, nella sua immaginazione, in forme geometriche cubiche, cilindriche o qualunque altro solido gli ispiri ciò che vede. È vero che alla base della disgregazione della forma e dei colori, molto ha influito il Pointillismo di Seurat e Signac, poi dai Fauves s'è ampliato ancor più coi Divisionisti Italiani.
Il passaggio al Cubismo di Braque e di Picasso è stato un coraggioso salto nel vuoto, che ha trovato salvezza nella novità della loro proposta e che, dopo l'inziale sconcerto, non ha potuto non ammaliare per l'originalità. Picasso è considerato come il più grande artista del secolo scorso, il suo tratto è qualcosa di magico e di irrefrenabile, non poteva non ottenere consensi, anche se non sempre capito, perchè lascia stupito e ammaliato lo spettatore.
I Futuristi hanno voltuto rappresentare il movimento meccanico nella disgregazione della forma, ed hanno contribuito ulteriormente a pervenire all'Astrattismo di Kandinskij, arrivato a fare della pittura una professione verso i trent'anni, dopo aver compiuto studi in Giurisprudenza, approfonditi a tal punto da vedersi proporre una prestigiosa cattedra all'Università di Mosca, appena dopo la laurea. Può scegliere di fare quello che vuole, con le floride ricchezze della famiglia. Il Diritto non gli dà però gli stimoli che l'ambiente artistico gli offre: fin dall'infanzia è un ottimo disegnatore, l'acquisto dei primi tubetti di colore a 14 anni, gli ha procurato un brivido di piacere, che ricorderà per tutta la vita, riprovandolo ogni volta che li utilizza. Sicuramente l'ambiente avanguardista di Monaco di Baviera, quando nel 1892 ha iniziato a seguire le lezioni del pittore Azbe, si è rivelato più vivace e coinvolgente del vetusto mondo del diritto moscovita, dove i tomi ammuffiti e polverosi da consultare, poco spazio lasciano ad una fantasia creativa come la sua.
Von Stuck è stato il suo maestro all'Accademia di Belle Arti a cui si è iscritto, quando finalmente è stato ammesso, ma Von Stuck, all'inizio l'ha rifiutato, mentre finalmente l'anno successivo, quando è stato accettato, ha cercato di frenare ed educare i suoi ardori creativi, obbligandolo a dipingere usando soltanto il bianco e nero. Von Stuck non ha capito che in quel ragazzo con gli occhialini, educatissimo e raffinato si cela una miriade di idee, tutte colorate e confuse in una fantasia senza limiti, che non si può annullare. Kandinskij ha incominciato a direzionarla dipingendo come gli artisti che maggiormente lo ispirano, i Fauves, anche se non ha mai usato i colori con la loro audacia dissacrante, come non si è ispirato agli artisti che a quei tempi, a Monaco come a Berlino, esprimono un'arte nuova nella forma, nei contenuti, come nei violenti colori.
Gli Espressionisti Tedeschi sono ancora all'inizio della loro parabola, quasi presentissero ciò che sta per accadere e volessero mettere in guardia contro gli orrori delle due guerre mondiali. Non stupisce che le opere siano state fatte distruggere da Hitler che ritiene "Arte Degenerata" la loro. E anche Kandinskij ha subìto l'affronto nel 1933 di vedere requisite da tutte le gallerie tedesche in cui erano esposte, cinquantasette sue opere, che poi sono state vendute sottoprezzo: anche la sua è stata ritenuta "Arte Degenerata".
Neppure i marxisti-leninisti, rivoluzionari di Ottobre, che gli avevano confiscato tutte le sue proprietà, ben ventiquattro appartamenti, lasciandolo sul lastrico, alla fine hanno accettato le sue opere, considerandolo sempre un borghese che non ha a cuore la volontà di istruire il popolo con la sua arte, ma che continua ad assecondare il suo gusto personale per diletto, nonostante Kandinskij sia stato loro accanto per anni, si sia prodigato a sistemare le biblioteche e i Musei e abbia aggiornato l'Enciclopedia secondo l'ideologia marxista-leninista, che lui però non condivide, dal momento che non si è mai iscritto al partito comunista. Perciò è tornato a Monaco di Baviera, dove è rimasto come professore di pittura murale e poi vicedirettore al Bauhaus, l'ultimo baluardo contro l'invadente ideologia nazista, che, come quella leninista-marxista impone regole per lui inaccettabili.
Ma prima di arrivare a tutto ciò, ci si chiede come Kandinskij sia pervenuto all'Astrattismo. Nel 1896, e negli anni successivi, per lui e per Ania, la cugina che è diventata sua moglie, sono anni in cui si addentra sempre più nel mondo dell'arte, ne frequenta i luoghi di incontro, incomincia ad esporre le proprie opere e si associa al gruppo "Phalanx" che combatte contro le convenzioni estetiche e per gli ideali delle avanguardie, partecipando anche alla loro Prima Esposizione e progettettandone il Manifesto. Diventa quindi professore alla scuola di questa organizzazione, dove comunque non incontra un grande successo teorico. La scuola viene chiusa, è però l'occasione per conoscere la giovane studentessa Gabriele Munter, che diventerà la sua compagna fino al 1914, il che gli causa problemi e depressioni e che si concluderà con il divorzio dalla moglie nel 1911. In quegli anni, per giustificare la sua vicinanza alla giovane studentessa, Kandinskij viaggia molto con lei, va a Parigi, dove ha modo di visitare il famoso Salon e conoscere le novità del tempo. Poi si reca in Italia, a Venezia, quindi a Tunisi.
Le sue opere in quel momento sono dipinti a tempera, su cartoncino, col catrame, per dare maggiore drammaticità al contesto: rivelano spesso la nostalgia per la sua terra, la Russia, poichè si rifà, dipingendo, a soggetti ispirati alle leggende russe, ricordando i luoghi più ameni, molto amati. Intanto si fa strada in lui la particolare attrazione per il "Cavaliere Azzurro", un essere puro, ipirato al personaggio storico di S. Giorgio, spesso dipinto da molti artisti in tutti i tempi. Kandinskij vede il cavaliere come il vincitore della materialità a favore della spiritualità: è una figura romantico-fiabesca, un cavaliere medievale che impersona la virtù.
È un misterioso messaggero che reca l'annunzio con la tromba e con il suo arco, che combatte contro il retaggio del passato. Il cavaliere sarà il "leitmotiv" della sua arte, che lo accompagnerà fino alla fine in ogni sua opera e ne sarà molto spesso al centro, paladino delle sue convinzioni, che pian piano si trasforma, mentre la pittura di Kandiskij diventa sempre più astratta, fino a diventare solo più un simulacro di poche linee nere, centro e fondamento delle sue convinzioni che stigmatizzerà nel famoso saggio Lo Spirituale dell'Arte, pubblicato poi nel 1913, risultato uno dei saggi più importanti e incisivi dell'Arte del XX secolo. In questo testo Kandinskij scrive che considera essenziale che un quadro nasca per una urgenza interiore dell'artista.
Attraverso i suoi studi sull'arte del passato si convince di aver prodotto opere prive di anima e di senso interiore. Per lui la vera arte è profetica e incalza sul materialismo portando l'artista a condurre l'umanità verso atteggiamenti di maggiore attenzione verso la spiritualità. La letteratura, la musica e l'arte conducono gli uomini ad un livello superiore: secondo lui è il colore che sviluppa una maggiore sensibilità nell'animo e il processo si compie infine con la forma che interiorizza, suscitando la capacità di godere di infinite esperienze, che altrimenti andrebbero perdute. Intorno agli anni '10, Kandinskij cerca sempre più di togliere importanza all'oggetto, fino alla sua dissolvenza, convinto che corroda il dipinto. Alla base di questo processo c'è anche il desiderio di nascondere il proprio "io". "Detesto che la gente veda ciò che sento, in realtà vorrei essere solo al mondo, non capisco nessuno e sarò sempre diverso dagli altri", dichiara in una lettera alla Munter del 1904.
Quindi c'è anche nelle sue opere questo desiderio di non comunicazione, là dove la comunicazione è fondamentale essendo arte visiva. Il suo dissolvere gli oggetti risponde anche al desiderio che non siano subito riconoscibili, obbligando il fruitore ad uno sforzo mentale, che contribuirà a raggiungere livelli più elevati della spiritualità. In questa sua personalissima ricerca, riesce a coinvolgere un gruppo di artisti che, come lui, sono favorevoli al rinnovamento dell'arte. Chiama il gruppo Blaue Reiter, Cavaliere Azzurro, simbolo della lotta dello spirito contro il materialismo, vittoria dell'avanguardia sulla tradizione. S.Giorgio è sempre il suo modello, insieme alla musica ed al teatro.
Il gruppo non incontra il favore del pubblico, che non riesce a capire la profondità del linguaggio teorico di Kandinskij, le sue opere vengono giudicate "Idiotismi". Infatti l'artista è sempre più vicino alla pura astrazione e il suo intento è più che mai cercare di arricchire spiritualmente attraverso l'arte. Il suo rovello interiore lo porta ad uno stato di depressione, aumentata a causa della separazione da Gabriele Munter e dal ritorno in Russia, costretto dal fatto che con l'inizio della guerra è considerato straniero ovunque. Ciò che trova in Russia sconvolge tutto il suo mondo, perde tutte le sue ricchezze, è costretto a lavorare e a vendere le sue opere per sopravvivere. È costretto ad adeguarsi alle nuove scelte politiche e sociali dei rivoluzionari, accettando le loro proposte di dedicarsi ad attività che lo conivolgono a tal punto da lasciargli poco spazio per la pittura. Si occupa così dell'Enciclopedia, rimette in sesto ventidue Musei.
La sua arte, così astratta non è apprezzata neanche a Mosca e solo l'incontro con una studentessa ventenne, quando lui ha ormai quasi cinquant'anni, lo salva dalla completa disperazione: Nina con la sua ingenua ammirazione per lui, artista famoso ed apprezzato, gli ridà la gioia di vivere. L'artista in questa fanciulla si rivede e si ricrea, attraverso i suoi occhi e il suo amore, poichè gli rimarrà accanto fino alla fine della sua vita, non lasciandolo mai, neppure per un giorno!
La direzione dell'arte russa volge sempre più verso il geometrismo, l'ordine che origina la Corrente del Suprematismo, ma che non è apprezzata da Kandinskij, anche se influenza alla fine anche le sue forme, che diventano più controllate. I Suprematisti con le loro opere rigorose, arrivano alla supremazia della sensazione pura e alla totale liberazione dell'oggetto, che viene considerato "ciarpame del passato". È una totale deogettivizzazione in cui Malevic è il rappresentante più significativo.
L'arte di Kandinskij viene rifiutata e disprezzata, e in Russia è sempre più difficile la libera espressione artistica, vengono esercitate pressioni sugli artisti, perchè si mettano al servizio del Realismo Socialista. Kandinskij viene così bollato come un "nuovo" borghese, individualista e metafisico. L'artista si difende dichiarandosi apolitico e resiste, ma appena gli è possibile, si fa invitare da Gropius come docente a Weimar, in Germania, dove la Scuola del Bauhaus gode ancora, anche se per pochi anni, di una libertà che gli permette di ottenere grandi risultati, anche pratici.
Purtroppo una nuova ideologia, quella nazista, si abbatte su Kandinskij, le sue opere vengono ancora una volta disprezzate e lui è costretto a rifugiarsi in Francia con Nina nel 1933, dopo i trasferimenti del Bauhaus a Dessau e a Berlino. A Neuilly rimane gli ultimi anni della sua vita, ormai è conosciuto, espone in tutto il mondo ed è molto apprezzato, soprattutto negli Stati Uniti. Ottiene così molti premi e riconoscimenti, ma ecco che arriva una nuova guerra, più terribile ancora della precedente. Kandinskij rimane in disparte con Nina, riesce a non attrare l'attenzione su di lui, ottiene la cittadinanza francese. Muore nel 1944, tra le braccia della sua Nina, all'età di 78 anni.
C'è un'opera di Kandiskij che lui amava molto: Le Piccole Gioie del 1913. Dal punto di vista visivo è veramente una gioia per gli occhi, coi suoi colori così ben calibrati che esprimono veramente una grande gioia, che l'artista esprime in un momento di relax, tra le tempeste e le delusioni che hanno caratterizzato la sua vita. Vi compare un paesaggio molto stilizzato, un piccolo paese allegro, issato su di una montagna arrotondata e, come in molte altre sue opere, si nota una piccola barca a vela, dipinta con linee spezzate, che sembrano flutti che si infrangono contro la montagna. È un'opera che viene cconsiderata apocalittica, uno dei suoi capolavori.
La barca viene suggerita solo da tre remi e il solito cavaliere è stilizzato, si sente una grande risonanza interiore che invita ad entrare dentro l'opera, per la variegata ricchezza del mondo naturale così ben rappresentata. Lo slancio verticale e le piccole cupolette richiamano Mosca, che sorge su una zona collinosa, un punto da cui partono alcuni cavalieri che si dirigono verso altri insediamenti. A destra c'è un'ampia zona ricoperta di acque mosse e colorate, su cui galleggia una piccola imbarcazione. Dall'angolo in basso a destra gigantesche figure spettrali incombono sulla scena. L'opera segna un momento di transizione tra il periodo eroico del Cavaliere Azzurro, verso una stilizzazione ancora più rarefatta. La gioia si manifesta anche visivamente per l'uso dei colori chiari che rendono l'atmosfera serena e luminosa, mentre in molte altre sue opere ci sono colori tenebrosi che sottolineano visioni apocalittiche, così frequenti in lui.
In quest'opera appare evidente tutto il suo amore per la madrepatria russa: un grande artista, un grande innovatore e un grande pensatore!